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Economia e Finanza

RIFORMA DEL CATASTO: UNA SVOLTA EPOCALE CHE CAMBIERA’ LA FISCALITA’ IMMOBILIARE

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La riforma del catasto sarà una grande raccolta di dati con l’ausilio di modelli matematici e statistici che cambierà irreversibilmente il volto non solo censuario ma tributario del cittadini che inevitabilmente genera paura visto che ogni volta che si mette mano ad una nuova legge, l’aumento sulle tasse patrimoniali non ha risparmiato nessuno 

 

di Cinzia Marchegiani

Roma – Un convegno atteso quello di giovedì 16 aprile 2015 alla Sala del Chiostro presso il Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale della Sapienza di Roma che ha affrontato con un approccio scientifico la svolta epocale che attenderà la riforma del Catasto italiano. Sin da subito si è appreso il valore e lo spessore dell’evento, avvalorato dai nomi altisonanti dei relatori e anche dalla massiccia partecipazione degli addetti ai lavori, tecnici, magistrati, politici e anche universitari, tale che sono state adibite altre due sale in streaming per far seguire lo storico dibattito.

SALUTI ISTITUZIONALI


 

UN CONVEGNO DALL’APPROCCIO SQUISITAMENTE SCIENTIFICO
Il Professor Saverio Miccoli, ordinario dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” è stato la vera anima di questo convegno, colui che ha fortemente voluto e organizzato questo incontro tra professionisti del settore, quelli che con criticità e competenza hanno sollevato importanti valutazioni e riflessioni normotecniche, indirizzi e contributi preziosi affinché la riforma del catasto sia più equa, efficiente e non produca più dubbi. Il professor Miccoli è stato il moderatore di tutto l’evento, che con parole chiare anche per i non addetti ai lavori ha anticipato come la riforma del catasto sia una legge di una portata epocale che è stata emanata dopo un lasso temporale enorme, che avrà e produrrà anche risvolti professionali. In effetti i settori che saranno coinvolti in questa riforma sono variegati e molteplici, riforma comunque diventata necessaria poiché il sistema attuale è divenuto nel tempo obsoleto dal punto di vista fiscale, poiché ora è inappropriato ai valori reali di mercato dei beni immobiliari. Il professor D’Andrea, direttore del DICEA ha ufficializzato l’apertura dei lavori auspicando capacità di sintesi delle diverse proposte nei vari settori anticipando che saranno fondamentali e che avranno incidenza sulla vita di tutte le persone. Il dottor Raffaele Squitieri, Presidente della Corte dei Conti intervenuto anche in parlamento in merito alla nuova legge, ha fotografato come il reddito immobiliare e la sua inefficiente valutazione influenzi a cascata una serie di condizioni che porta inevitabilmente ad un danno erariale amplificato che tocca anche la presentazione del modello ISEE e che implicitamente sono connesse alle rendite alle rendite catastali. Una serie di interventi hanno animato questo incontro e dibattito ognuno ha sollevato anche criticità nella stima e nelle norme all’interno di questa riforma, laddove sia necessario è stato indicata una riflessione affinché le distorsioni non producano effetti secondari e inappropriati di iniquità tra diversi proprietari immobiliari che abitano in posti diversi e con potenzialità diverse ambientali.

SAVERIO MICCOLI – ORDINARIO UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI ROMA "LA SAPIENZA"

RIFORMA DEL CATASTO E FISCALITA’ IMMOBILIARE
Il 12 marzo 2014 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 23 sulla delega fiscale, che contiene, al suo interno, le linee guida per realizzare finalmente la riforma del catasto urbano, attesa da molti anni. Ora, per rendere effettive le novità, serviranno diversi decreti legislativi, i quali dovranno rispettare le scadenze fissate nel testo definitivo del provvedimento. La stessa delega prevede l’emanazione di decreti attuativi entro un anno dall’entrata in vigore della stessa legge. E’ stato per ora emanato il primo D.Lgs che riguarda la composizione e attribuzione delle Commissioni Censuarie e si è in attesa dell’emanazione del provvedimento attuativo che riguarda la individuazione dei criteri da utilizzare per procedere alla revisione del sistema estimativo tramite funzione statistiche e logaritmi specifici. Sono oltre 62 milioni di immobili in tutta Italia che saranno interessati dalla riforma del catasto, che rappresenta senza sorta di alcun dubbio una rivoluzione epocale perché muterà radicalmente il metodo con cui verrà calcolato il valore catastale dei fabbricati.

ANALISI DELLE CRITICITA’ TESE A MIGLIORARE EQUITA’
Il convegno ha messo sul piatto della bilancia diverse criticità, e gli interventi hanno con dovizia presentato una doverosa scrupolosa indagine, legati indissolubilmente al lavoro e impegno colossale con cui si effettueranno le nuove valutazioni estimative 62 milioni di immobili che dovranno essere rivelate e sottoposte al nuovo classa mento in una previsione di cinque anni per la piena attuazione della revisione, previsione che per molti tecnici già viene anticipata esiguo.
La vera novità di questa riforma vede il valore degli immobili calcolato non più sul numero dei vani ma dei metri quadrati. La rivoluzione catastale rivaluterà in futuro dal 30 al 180% degli immobili e individuare anche chi fino ad oggi ha pagato di meno per case di maggior prestigio, ma non solo, rivaluteranno anche i locali commerciali, definendo meglio anche il magazzino che sembra sarà calcolato come parte integrante del locale commerciale.
Saranno in azione 106 organismi costituiti dai membri delle Agenzie delle Entrate, dell’Anci e geometri, fiscalisti e ingegneri, che almeno con la stima rosea dei cinque anni dovranno stimare non solo le case, ma capannoni, magazzini, negozi per ottenere le nuove rendite catastali, che influenzeranno direttamente il calcolo dell’imponibile dell’IMU, Tasi e Irpef.

EVASIONE E CORTE DEI CONTI

Se molti hanno timore della nuova riforma che andrà colpire in maniera inevitabile le tasche degli italiani, il Dottor Massimo Romano, Consigliere della Corte dei Conti spiega in realtà che obiettivo e l’orientamento è quello di affermare su base nazionale un vero obiettivo di equità, rispetto alle diverse situazioni che possono differire nel valore dalla posizione, dal tipo di ambiente, ma anche raggiungere una gestione patrimoniale verso un sistema migliore che punti ad un miglioramento dell’evasione.

RAFFAELE SQUITIERI PRESIDENTE DELLA CORTE DEI CONTI

LA RIFORMA E VISIONE DI NUOVE CITTA’ INTELLIGENTI
Interessante è stato l’intervento del professor Antonio De Felice Uricchio, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, che vede questa riforma come una vera “mission” e l’ obiettivo della crescita del nostro Paese, che va sostenuta da una visione strategica di gestione e velocizzazione immobiliare che nel tempo è mutato notevolmente e ora va sostenuto e rilanciato.

ANTONIO DE FELICE URICCHIO – MAGNIFICO RETTORE DELL'UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI BARI "ALDO MORO"

RICORDO DI UN MAESTRO NINO FAMULARO INNOVATORE DELLE DISCIPLINE DELL'ESTIMO E DEL CATASTO
Il convegno ha voluto ricordare il maestro Nino Famularo, con quell’affetto e stima profonda dallo stesso professor Saverio Miccoli e prof. Alfredo Passeri con alcune notazioni che hanno tratteggiato una figura di immenso spessore, caratteriale e di scienza. Famularo proprio dal 1925 iniziò una intensa attività di ricerca nel campo dell'estimo civile, rurale e catastale, i cui risultati furono pubblicati su diversi periodici scientifici (Ingegneria,IL Politecnico, Rivista del catasto e dei servizi tecnici erariali). Conseguì nel 1942 la libera docenza in estimo rurale e contabilità, della quale, cinque anni dopo, ottenne la conferma definitiva; nel 1943 fu nominato ispettore generale nell'ambito della Direzione del catasto e dei servizi tecnici erariali. Dall'anno accademico 1943-44 ottenne l'incarico d'insegnamento dell'estimo civile e rurale nella facoltà di ingegneria dell'università di Roma. Nel 1945 pubblicò a Roma le Lezioni di estimo civile e rurale, nelle quali condensava i risultati delle sue numerose ricerche e sottolineava la necessità di rinnovamento della metodologia estimativa.

Il convegno si è concluso con la tavola rotonda tra politici moderata dal dott. Claudio Barnini, caporedattore A.G. La Repubblica, poiché sarà la politica stessa poi a valutare gli effetti della riforma catastale in visione dei suoi percorsi evolutivi. La delega Fiscale Legge 23 del 2014 è stata approvata senza neanche un voto contrario, questo indica quanto la stessa è stata condivisa da tutte le diverse posizioni politiche, e l’obiettivo politico sarà determinante perché sarà quello che deciderà il sistema tributario.

Una giornata densa si contributi specifici hanno sviscerato e dato attenzione anche alle varie casistiche che nel corso degli accertamenti andrebbero valutati per non creare iniquità. La riforma del catasto sarà una grande raccolta di dati con l’ausilio di modelli matematici e statistici che cambierà irreversibilmente il volto non solo censuario ma tributario del cittadini che inevitabilmente genera paura visto che ogni volta che si mette mano ad una nuova legge, l’aumento sulle tasse patrimoniali non ha risparmiato nessuno.

Ma saranno sufficienti cinque anni per questo immenso lavoro? Nessuno sembra darne certezza.

GIANNI GUERRIERI – DIRETTORE CENTRALE OMISE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE

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Economia e Finanza

L’Italia è il paese più ricco di strutture ricettive in Europa

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Il fenomeno dell’eccesso turistico costituisce attualmente tema importante del dibattito pubblico, anche grazie a tutta una serie di proteste che si sono verificate in alcune delle mete turistiche più frequentate del continente europeo, con le più accese a Barcellona e Maiorca. Con questa espressione si intende una situazione in cui l’impatto del turismo supera le capacità fisiche, ambientali, sociali, economiche, psicologiche o politiche dei luoghi in cui accade vedi Venezia o Firenze. Si tratta di dinamiche che hanno delle ripercussioni sia sui residenti delle comunità locali che sui turisti stessi, oltre che sul paesaggio, sui beni culturali e sui servizi presenti all’interno di questi contesti. La misurazione di queste dinamiche è ancora complessa da fare. Si tratta di materia relativamente nuova per le quali ancora non ci sono delle reali linee guida su quali siano gli indicatori da utilizzare. Inoltre, alcune caratteristiche del fenomeno (come la sua stagionalità) rendono ancora più complesse le analisi. Per poter iniziare ad inquadrare il fenomeno è utile valutare lo stato dell’industria turistica nei paesi comunitari, partendo dal numero di strutture ricettive di accoglienza e il numero di posti letto.
 
Nel suo complesso, l’Unione Europea conta oltre 636mila strutture ricettive con più di 29 milioni di posti letto. In questo dato si comprendono non soltanto gli alberghi ma anche altre strutture di alloggio simili come i B&B oltre a campeggi e aree camperistiche attrezzate.
 
Negli anni delle restrizioni dovute alla pandemia si registra un calo ma i valori attuali (riferiti al 2023) sono in crescita rispetto al periodo pre-Covid. Per quel che riguarda il numero di strutture ricettive, si registra un incremento del 3% rispetto al 2019 mentre per i posti letto l’aumento è dell’1,5%. Il 21,1% delle strutture turistiche europee si trova in aree urbane centrali, che comprendono il 22,6% dei posti letto. Seguono poi le zone periferiche (32,5% strutture, 33,6% posti letto) e le zone rurali (46,4% e 43,8%). Circa la metà delle infrastrutture turistiche europee si trova in aree costiere (51,1%) e copre il 41,6% dei posti conteggiati.
 
Come informa Openpolis, su elaborazione dati da Eurostat, in termini assoluti l’Italia è il paese europeo dotato del maggior numero di strutture ricettive (229.513) e di posti-letto (5,2 milioni). Rispettivamente, coprono il 36,1% e il 17,8% dell’offerta nel continente; per quel che riguarda le infrastrutture turistiche, seguono Croazia (117.476, il 18,5%), Germania (48.275, 7,6%) e Francia (29.375, 4,6%). In coda,  tre piccoli paesi dell’unione: Cipro (771, 0,1%), Lussemburgo (357, 0,1%) e Malta (335, 0,1%).
 
Per quel che riguarda invece i posti-letto, al nostro paese seguono Francia (5.094.909, 17,5%), Germania (3.665.302, 12,6%) e Paesi Bassi (1.400.003, 4,8%). Gli stati caratterizzati da una minore quantità di posti letto sono invece Lussemburgo (57.830, 0,2%), Lettonia (52.263, 0,2%) e Malta (51.041, 0,2%). Occorre evidenziare che risultano mancanti i dati dell’Irlanda mentre quelli della Spagna sono invece parziali, motivo per cui non sono stati considerati nell’analisi.
 
Questi dati sono disponibili a livello regionale per quasi tutte le aree dell’UE. Per poter permettere di confrontare il dato tra regioni con popolazione differente, è stata calcolata l’incidenza ogni 10mila abitanti. La regione europea con l’incidenza maggiore di strutture ricettive è Jadranska Hrvatska (857,64 ogni 10mila abitanti), che comprende tutta l’area della Croazia. Seguono Ionia Nisia (Grecia, 223,90) e la provincia autonoma di Bolzano (221,55). Tra le prime dieci europee, quattro sono italiane: oltre al territorio già citato, sono presenti anche il Veneto (123,84), la Valle d’Aosta (103,39) e il Friuli-Venezia Giulia (83,07). Sui posti letto invece i valori maggiori si registrano nella regione di Notio Aigaio (Grecia, 9.084,56), Jadranska Hrvatska (Croazia, 8.357,92), Ionia Nisia (Grecia, 7.714,12) e Corsica (Francia, 4.728,77).
 
È importante notare che valutare l’incidenza delle strutture ricettive turistiche sul territorio è solo uno degli elementi utili per considerare lo stato del turismo in una regione. Di fondamentale importanza è considerare anche la quantità di notti passate dai turisti in un paese, così come l’incidenza del settore nel calcolo del Pil.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Economia e Finanza

Sicilia, discariche sature: 90mila tonnellate di rifiuti in partenza per la Finlandia

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Di Paola (M5s): “Parliamo di cifre da capogiro che alla fine graveranno sulle casse pubbliche”

È da tempo risaputo come anche i rifiuti siano una risorsa ma una risorsa non facile da gestire e trasformare in prodotti utili. Si apprende dunque sa organi d’informazione siciliani che è stata recentemente definitiva una disposizione o decreto regionale, del 1° agosto scorso, che consente di spedire i rifiuti della Sicilia all’estero fino al prossimo 30 giugno e questa volta con destinazione Finlandia.

L’assessorato regionale competente pei rifiuti ha deciso che dall’isola Sicilia saranno effettuate almeno 3 mila spedizioni di rifiuti indifferenziati, trattati negli impianti Tmb, che non possono essere più smaltiti in loco, per complessive circa 90 mila tonnellate di rifiuti, decisione provocata dalla saturazione delle discariche locali, come quella di Lentini, gestita dalla Sicula Trasporti.

Questi trasferimenti, però, non sono indolori per i Comuni siciliani, che vedranno sobbarcarsi un costo extra

Lo smaltimento in Sicilia costava tra i 200 e i 250 euro a tonnellata, mentre in Danimarca, nel termovalorizzatore di Copenaghen, la cifra è salita a 400 euro a tonnellata. Adesso, l’immondizia di circa 150 Comuni siciliani, soprattutto della Sicilia orientale ma anche del Trapanese, Agrigentino e Palermitano, finirà in Finlandia trasportata dalla ditta lombarda Vibeco, nel termovalorizzatore della società Loviisan Satama Oy, sita a Valko, ove verranno trattati nell’ottica del recupero energetico.

Ed è prevedibile che i costi lieviteranno ulteriormente. Il porto di Loviisa è un porto marittimo baltico nella città di Loviisa, situato sulla costa meridionale della Finlandia e sulla sponda settentrionale del Golfo di Finlandia. a poco meno di una novantina di km. da Helsinki.
Il decreto non indica alcun prezzo né fornisce un ristoro economico ai sindaci, che già dall’anno scorso avevano chiesto uno stanziamento extra per fronteggiare i costi.

La situazione è ora più complessa e pesante

Secondo l’attuale governo regionale, i rifiuti potranno in futuro essere trattati in Sicilia utilizzando un paio di inceneritori che dovrebbero essere realizzati a Palermo e Catania, ma il cui iter autorizzativo non sembra breve, ragion per cui la soluzione dell’esportazione non appare di breve durata.


Il M5S, con il vicepresidente dell’ARS, Nuccio Di Paola, fiuta il pericolo di una manovra inevitabile per la Regione dichiarando che “se spedire i rifiuti in Finlandia è la soluzione di cui tanto parlava Schifani pochi giorni fa, allora c’è davvero da preoccuparsi.

Parliamo di cifre da capogiro che alla fine graveranno sulle casse pubbliche. Con queste cifre, una amministrazione coscienziosa avrebbe dovuto stringere i tempi per accompagnare le due grandi città siciliane, Catania e Palermo, a ridurre il quantitativo di raccolta non differenziata. Invece a quanto apprendiamo, la musica non cambia. Lo avevamo visto già con Musumeci, continuiamo a vederlo con Schifani”.

Alla destinazione finnica si aggiunge anche una destinazione turca: infatti altri 5 decreti hanno autorizzato l’invio a Aliaga-Izmir, nell’impianto Ege Celik Sanay Ticaret, di 5.733 tonnellate. Anche in questo caso l’autorizzazione all’invio, concordata con i ministeri dell’Ambiente italiano e turco, durerà un anno.

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Costume e Società

Croazia: boom di turisti e prezzi alle stelle

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La Croazia ad oggi è parte dell’Unione Europea e come tale ha acquisito i diritti e i doveri degli altri Paesi che ne fanno parte. Diverse testimonianze di turisti confermano che quest’anno si è osservato un boom turistico proveniente da zone limitrofe e oltre: Italia, Bulgaria, Romania, Moldavia, Grecia e Francia.

Tuttavia, è credibile che l’entrata della Croazia tra le “stelle” dell’Unione Europea abbia incentivato la costruzione di alberghi e di ristoranti per ospitarne il turismo da un lato, ma dall’altro ha sicuramente rialzato le spese dell’economia croata.

Questo aspetto finanziario dettato dalla moneta unica, rispetto a quello che era il valore della moneta croata, ha “meravigliato” sia la popolazione croata che il turismo, subendo alcuni contraccolpi sia nelle spese che nei ricavi economici.

L’euro, in un certo senso, ha equiparato la Croazia con gli altri Stati Europei da un punto di vista dei tre settori economici: agricoltura, industria e turismo.

Questo requisito ha però modificato la vita quotidiana di ciascun croato che si è ritrovato a dar di conto ad un’economia più ampia e complessa rispetto al passato.

Non c’è alcun dubbio sul fatto che la Croazia si stia notevolmente sviluppando nel turismo con la costruzione di alberghi, di strutture marittime etc…, ma questi nuovi investimenti hanno richiesto all’economia croata di creare adeguate risorse non solo per il turismo, ma anche per gli abitanti stessi.

La Croazia ad ora ha prezzi elevati e poco concorrenziali soprattutto negli alimenti, nelle postazioni turistiche (es. ombrelloni, sdrai), nei vestiti e nell’oggettistica (es. souvenirs), rischiando un saldo economico di ritorno più basso del previsto.

Un tempo il turista che arrivava in Croazia pagava meno rispetto ai servizi di cui necessitava, oggi è inevitabile che l’aumento dei prezzi possa portare con sé il rischio di abbassare il flusso turistico.

La Croazia ha però una particolarità intrinseca rispetto al passato: nelle città costiere i prezzi si sono elevati rispetto alle isole. Questo dato è tratto da alcune ricerche svolte sul campo nei periodi di luglio e agosto; è come se la vita da isolano costasse meno rispetto a quella di città. Il dato potrebbe essere scontato, ma non lo è, poiché prima dell’ingresso nell’Unione Europea, l’intera Croazia aveva costi poco concorrenziali e soprattutto similari nel triangolo costa, città e isola.

Nel frattempo che la Croazia continui il suo “viaggio” di inserimento in Europa, ogni turista sicuramente “farà due conti in tasca prima di avventurarsi in zone della Croazia dove i costi sono saliti alle stelle”.

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