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Rieti

RIETI: GRANDE ATTESA PER IL FORUM DELLE POLIZIE LOCALI IL 12 E 13 SETTEMBRE

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Tempo di lettura < 1 minuto I temi trattati sono di massima attualità su materie che spaziano dalla sicurezza e operatività, alla giurisprudenza e al Codice della strada

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Redazione

Rieti – La citta reatina ospiterà il 12 e il 13 settembre, nella sede delle Officine Fondazione Varrone, il Forum delle Polizie locali organizzato, in collaborazione con il Comando della Polizia municipale di Rieti, dal periodico "La Voce dei vigili urbani" e dedicato all'approfondimento delle tematiche professionali legate al mondo delle Polizie locali e all'interoperatività dei Corpi.

Alla due giorni interverranno esperti e docenti universitari e si parlerà degli aspetti operativi della professione e delle normative recentemente introdotte, con la possibilità di abbinare alla preparazione teorica anche quella pratica, visionando le tecnologie proposte dalle principali aziende del settore.

I temi trattati sono di massima attualità e comprendono materie che spaziano dalla sicurezza e operatività, alla giurisprudenza e al Codice della strada, oltre a relazioni incentrate sugli aspetti organizzativi del pubblico impiego.
 

Castelli Romani

Centrodestra in crisi, tra “veggenti” e rivalità in Regione Lazio

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Tensioni esplosive: la coalizione si scontra su poltrone e deleghe, mentre il caso Righini agita la Pisana

La Regione Lazio è scossa da una crisi politica che sembra aggravarsi di giorno in giorno, alimentata dalle tensioni all’interno della coalizione di centrodestra e da un nuovo caso che coinvolge l’assessore al Bilancio, Giancarlo Righini, e la sua compagna, Lorella Biordi. In un post sui social, Biordi aveva infatti anticipato contenuti di una delibera regionale ancora non pubblicata, un fatto che ha suscitato immediate critiche e ha spinto qualcuno, in tono sarcastico, a definirla “veggente”. Questo episodio ha contribuito ad alzare il livello di tensione, portando all’apertura di una commissione Trasparenza nella quale il Partito Democratico ha richiesto le dimissioni di Righini.

Nelle stesse ore, la situazione alla Regione ha subito un ulteriore colpo. Nonostante il centrodestra avesse espresso sostegno all’assessore, il giorno successivo è stata improvvisamente annullata la commissione Bilancio, nella quale Righini avrebbe dovuto presentare il bilancio consolidato 2023 della Regione Lazio. Per l’opposizione, questo dietrofront è stato l’ennesimo segnale di una coalizione in balia delle lotte interne, divisa e incapace di portare avanti il lavoro amministrativo.

Dietro la crisi politica ci sono da mesi attriti irrisolti. La Regione ha visto il blocco quasi totale dei lavori dal termine della pausa estiva, con sedute del consiglio rimandate a più riprese, e con il Documento di programmazione economico-finanziaria (Defr) in attesa di approvazione. Parte di questo stallo è attribuibile a una profonda spaccatura tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il partito di Silvio Berlusconi, infatti, da tempo chiede maggiore spazio e visibilità, puntando alla vicepresidenza della giunta, una richiesta finora respinta dal partito di Giorgia Meloni, che non vuole concedere altri ruoli chiave.

Di fronte alla situazione, il presidente della Regione, Francesco Rocca, ha provato a mediare. Dopo un viaggio istituzionale negli Stati Uniti, Rocca è rientrato dichiarando che “siamo al dunque” e proponendo una ridistribuzione delle deleghe. Tuttavia, questa soluzione è stata giudicata insufficiente da Forza Italia, che insiste per una presenza più concreta nella gestione regionale.

L’opposizione, dal canto suo, ha colto l’occasione per attaccare la giunta e denunciare quello che definisce “un mercato delle poltrone”. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno criticato duramente Rocca e la maggioranza per l’impasse che ha immobilizzato la Regione. Rappresentanti di Italia Viva e Azione hanno accusato il centrodestra di essere più concentrato sulle lotte interne che sui reali bisogni dei cittadini.

A questo punto, l’uscita di Forza Italia dalla giunta appare come l’unica soluzione possibile, soprattutto se Rocca non interverrà con una decisione che possa sbloccare la situazione. Il rischio è che il centrodestra si trovi costretto a proseguire con un appoggio esterno, soluzione estrema che renderebbe il governo regionale ancora più fragile. Intanto, il clima politico alla Pisana rimane teso, con un orizzonte sempre più incerto e nessuna soluzione concreta all’orizzonte.

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Castelli Romani

Bufera in Regione Lazio, finanziamenti “sospetti” a comuni di centrodestra. Il Pd alza la voce: “Righini si dimetta, risposte insufficienti’”

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Giancarlo Righini: “Nessun uso improprio di fondi pubblici, tutto documentato’”

L’assessore al Bilancio della Regione Lazio, Giancarlo Righini, ha giurato sulla sua integrità e ha difeso la correttezza della delibera che destina 16 milioni di euro a quasi 50 comuni del Lazio per interventi urbanistici e manutenzione stradale. Respinge con fermezza le accuse di favoritismi mosse dall’opposizione, in particolare dal Pd, che lo ha convocato in commissione Trasparenza, accusandolo di avvantaggiare amministrazioni di centrodestra, spesso in collaborazione con l’assessora ai Lavori Pubblici, Manuela Rinaldi.

Discussione in commissione Trasparenza

La seduta di martedì 5 novembre ha avuto come tema centrale la delibera presentata in giunta il 22 ottobre, definita “fuori sacco”. Questa decisione, anticipata in modo inusuale da un post Facebook della compagna di Righini, poi cancellato, ha scatenato reazioni accese, soprattutto dal Pd e da altre forze politiche, tra cui alcuni membri di Forza Italia. Alcuni comuni si sono lamentati di essere stati trascurati nella distribuzione dei fondi.

La posizione di Righini

Righini ha sostenuto che la presentazione fuori sacco non implicava un’assenza di trasparenza, affermando che la delibera era già nota agli altri membri della giunta. Ha spiegato che l’urgenza di approvarla risiedeva nella necessità di trasmettere i documenti al ministero entro i termini di legge. Ha aggiunto che i criteri di assegnazione dei fondi erano stati fissati in una delibera precedente di settembre e successivamente certificati da Astral, l’ente regionale per i lavori pubblici.

Critiche del Pd e reazioni

Il presidente della commissione, Massimiliano Valeriani (Pd), si è dichiarato insoddisfatto delle spiegazioni, sollevando dubbi sulla trasparenza e la metodologia adottata, con particolare riferimento ai comuni esclusi o sfavoriti nei finanziamenti. Valeriani ha promesso ulteriori verifiche e richiesto la documentazione relativa ai comuni beneficiari e a quelli esclusi.

Focus sull’assessora Rinaldi

Il consigliere regionale Daniele Leodori ha sottolineato una presunta sproporzione nei finanziamenti verso la provincia di Rieti, territorio dell’assessora Rinaldi, e ha chiesto maggiore chiarezza sulla distribuzione delle risorse. Leodori ha precisato che, pur volendo evitare la perdita dei fondi, è necessario correggere gli squilibri rilevati.

Righini e il caso Rocca di Papa

Righini ha ribadito la propria correttezza amministrativa, citando come esempio passate delibere sotto le giunte di centrosinistra, nelle quali venivano prese decisioni simili per rispondere alle esigenze locali.

Il caso Biordi e le accuse personali

Lorella Biordi, compagna di Righini ed ex consigliera comunale, è finita al centro di speculazioni dopo aver annunciato con anticipo la delibera, causando l’accusa di visite istituzionali non giustificate. Righini ha smentito categoricamente di aver utilizzato fondi pubblici a fini personali, esibendo documentazione a supporto e dichiarando di coprire di tasca propria le spese durante le missioni ufficiali.

Richiesta di dimissioni e difesa di Fratelli d’Italia

Il capogruppo del Pd, Mario Ciarla, ha chiesto al presidente Rocca di valutare le dimissioni di Righini, sottolineando la mancanza di risposte esaustive. Fratelli d’Italia, invece, ha ribadito la fiducia nei confronti di Righini e Rinaldi, difendendo la legittimità della delibera.

Reazioni del M5S e di AVS

Il Movimento 5 Stelle ha criticato duramente l’audizione, definendola deludente e accusando la giunta di scarsa trasparenza nella gestione dei fondi pubblici. Anche Alleanza Verdi-Sinistra ha attaccato la maggioranza, descrivendo una situazione di crisi interna e rivalità politiche che ostacolano il lavoro del Consiglio regionale.

Questa vicenda mette in luce tensioni e accuse reciproche che coinvolgono non solo i rapporti politici, ma anche la percezione di correttezza nella gestione dei fondi pubblici in Regione Lazio.

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Castelli Romani

Conflitti d’interesse e influenze familiari: il sistema Romagnoli nel Lazio

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Le vicende singolari di Carlo Romagnoli, figura di spicco nella Banca Popolare del Lazio, sembrano avere lo stesso tenore di quelle di suo figlio, Efrem Romagnoli, ex presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Latina.

Carlo Romagnoli è stato coinvolto in polemiche riguardanti conflitti d’interesse legati alla sua posizione nella Banca Popolare del Lazio, complicando ulteriormente la sua reputazione. Mentre Efrem è stato appena condannato per l’indebita assegnazione dello stabilimento Belvedere a Nettuno, un caso che ha sollevato interrogativi sulla gestione degli appalti e sull’influenza che le famiglie locali esercitano in ambiti professionali e giuridici.

Efrem Romagnoli ha ricoperto un ruolo predominante nell’Ordine dei Commercialisti per anni, consolidando una sorta di “feudo” familiare in un’area già notoriamente influenzata da reti di potere.

Dopo la sua presidenza, la sorella Raffaella ha preso il testimone, diventando la prima donna a guidare l’Ordine dei Commercialisti di Latina, il che evidenzia la continuità della presenza della famiglia in posizioni chiave. Questo legame familiare non solo solleva domande su un sistema con dinamiche che ricordano gli eredi al trono di sua maestà, ma evidenzia anche l’importanza di comprendere come le reti professionali e familiari possano influenzare le decisioni politiche e giuridiche in un contesto locale già critico.

In aggiunta, la presunta connessione tra Efrem Romagnoli e il giudice Lollo, noto per le sue controversie, alimenta sospetti su possibili collusioni all’interno del sistema giudiziario di Latina, dove i Romagnoli hanno accumulato innumerevoli incarichi. Questo scenario pone una questione cruciale: fino a che punto le dinamiche familiari possono influenzare la giustizia e la trasparenza in un territorio già segnato da scandali?

La situazione solleva interrogativi sul futuro della Banca Popolare del Lazio e sull’integrità delle istituzioni professionali e giuridiche locali, creando un quadro complesso di relazioni e responsabilità che merita un attento scrutinio. La vicenda Romagnoli non è solo una questione personale, ma riflette una più ampia rete di potere che coinvolge il settore bancario e il sistema giudiziario della provincia di Latina. Del resto, spesso per mantenere buoni gli equilibri, vige ormai una sorta di pratica consolidata delle assunzioni dei figli di personaggi chiave del mondo politico finanziario e giudiziario.

Ma chi è Carlo Romagnoli? È il padre di Efrem che è stato appena condannato e (in pratica Efrem curatore della confisca dello stabilimento balneare di Nettuno Belvedere, Efrem Romagnoli, sottratto in via definitiva a Fernando Mancini, è stato condannato dal Tribunale di Velletri per l’assegnazione dell’area demaniale, senza il consenso dello Stato ad un gestore di origine Campana. Il curatore, oltre alla condanna con sospensione della pena è stato condannato al pagamento di una multa di 1800 euro circa ed è stato rimosso dall’incarico della gestione dei beni di Mancini passati allo Stato) ha avuto un ruolo di rilievo nella Banca Popolare del Lazio, ricoprendo la carica di Presidente del Collegio Sindacale. Poi dopo alcuni fatti che lo hanno visto indagato c’è stato il passaggio di testimone da Carlo Romagnoli, ex presidente del Collegio Sindacale della Banca Popolare del Lazio, a sua figlia nel consiglio di amministrazione. Una mossa che ha sollevato dubbi sulla trasparenza e sull’equità della governance all’interno dell’istituto. Romagnoli, che ha guidato il Collegio per oltre due decenni, si è dimesso nel 2023, lasciando aperta una posizione strategica, mentre la banca affrontava polemiche per possibili conflitti di interesse. La nomina di sua figlia, che ha seguito le dimissioni di massa di alcuni membri del consiglio, è stata interpretata da alcuni come una mossa per mantenere il controllo familiare all’interno della banca, attirando critiche sull’assenza di una gestione indipendente e trasparente.
Le sue dimissioni sono state annunciate dal Presidente del Consiglio di Amministrazione, Edmondo Maria Capecelatro, che ha ringraziato Romagnoli per il suo lungo servizio.
Inoltre Romagnoli e Giancarlo Natalizia della Natalizia Petroli, società cliente della BPl, non hanno brillato per dichiarazioni di conflitti d’interesse.

I collegamenti tra Carlo Romagnoli e Giancarlo Natalizia all’interno della Banca Popolare del Lazio hanno evidenziato infatti conflitti d’interesse legati alle posizioni occupate da entrambi e alle loro relazioni di affari. Romagnoli, presidente del Collegio Sindacale, ha supervisionato il lavoro del consiglio di amministrazione mentre Alessandro Natalizia, figlio di Giancarlo Natalizia (figura di spicco nella banca e presidente della Natalizia Petroli), è stato socio e amministratore della stessa Natalizia Petroli. Questo legame si è complicato ulteriormente quando Alessandro ha assunto posizioni in banca, sollevando dubbi sul conflitto d’interessi per la supervisione incrociata delle loro attività, vista anche la storica presenza della Natalizia Petroli come uno dei principali clienti della banca.

E non è una novità che le dinamiche interne alla banca sono state ulteriormente esacerbate quando la figlia di Romagnoli è stata inserita nelle liste per il Consiglio di amministrazione, una mossa che secondo alcune fonti sembra aver avuto il doppio intento di soddisfare requisiti di rappresentanza di genere e al contempo preservare l’influenza delle famiglie Romagnoli e Natalizia all’interno della struttura di governance della banca. Le preoccupazioni riguardo alla trasparenza e al controllo reciproco hanno suscitato critiche esterne, complicate anche dalle dimissioni di massa dell’amministrazione della banca.

Queste connessioni e il delicato equilibrio di potere tra le famiglie suggeriscono che i conflitti d’interesse nella gestione della banca vadano oltre semplici legami professionali, con implicazioni che potrebbero influenzare anche le scelte strategiche dell’istituto. Un istituto che storicamente chiude il bilancio in attivo ma che clamorosamente invece quest’anno ha chiuso il bilancio in perdita e questo ha implicato la mancanza distribuzione di premi di produzione al personale, riducendo il loro incentivo economico e influenzando negativamente il morale dei lavoratori. Inoltre, le riserve patrimoniali della banca potrebbero rischiare di essere intaccate per coprire le perdite, riducendo la capacità della banca di investire o offrire nuovi servizi.

Questi fatti rischiano seriamente di compromettere la fiducia dei soci e dei clienti, oltre a ridurre la competitività sul mercato.

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