Riammessi i cinque direttori licenziati, emendata la sentenza del Tar: ecco il gioco delle tre carte

 

di Roberto Ragone

 

Era prevedibile, previsto e già visto, sotto i nostri occhi, e puntualmente s’è avverato. Questo è un governo che a suo paragone il Paese delle Meraviglie di Alice è un noioso collegio di Benedettine. Riassumendo: dopo la proclamata e conclamata assunzione di direttori di museo non italiani, a cui affidare alcuni dei più prestigiosi musei della nazione, ad un ricorso che chiunque era legittimato a mettere in atto – chiunque si fosse visto scavalcato da chi diritto non aveva a farlo, ma lo aveva fatto con la connivenza delle istituzioni – cinque nominati direttori di museo stranieri erano stati formalmente dichiarati illegittimi. Alti lai si levavano allora dai banchi di Montecitorio in cui prosperano senza buon diritto i vari ministri e ministre, e la voce che più s’udiva era quella del buon Franceschini, colpito negli affetti più cari, a cui avevano tarpato le ali.

Ma come! Io mi ammazzo per fare approvare una legge sui musei, metto a disposizione di quegli ignoranti degli Italiani, che al museo non ci vanno mai, le migliori intellighenzie mondiali, che, con accenti stranieri – l’Italiano è rimasto sempre un po’ esterofilo – raccontano in interviste televisive trasmesse negli orari di maggior ascolto come e qualmente procederanno affinchè la cultura possa venire incontro all’inclita, posto che esso non vada incontro a lei – un po’ come Maometto e la montagna – , esplico un programma già maturo e collaudato da decennali esperienze all’estero, e poi mi licenziano gli assunti! Per un piccolo particolare, un cavillo, come evidenziato prontamente dall’ex premier – ma sarà veramente ‘ex’? – Matteo Renzi, secondo il quale i non italiani non possono ricoprire la carica appena attribuita? Lo ha detto Matteo Renzi, e Matteo Renzi è uomo d’onore: siamo il paese fondato sui cavilli. Solo che quel ‘cavillo’ è stato voluto dall’estensore della legge, lo stesso Franceschini, e anche Franceschini è uomo d’onore. Solo che, nella foga dell’entusiasmo, non ne ha tenuto conto, violando la legge da lui appena istituita. Subito pronta la risposta renziana – ne ha tutte le caratteristiche, anche se il nostro ormai non comanda più una cippa, o almeno non dovrebbe – secondo la quale non bisognava cambiare la legge, ma il TAR. Non potendosi far ciò, almeno in tempi brevi, voilà! Ecco a voi, signore e signori, con un abile movimento del polso, la carta vince e la carta perde. Dov’è il re di cuori? Non è mai dove lo si vorrebbe, ma in questo caso, vince ancora il banco. Fatta la legge, trovato l’inciucio, o meglio l’emendamento che salva la faccia a Franceschini – e Franceschini è uomo d’onore – e l’impiego ai cinque derelitti. Approvata a spron battuto la norma che salva i direttori stranieri, con una manovra spericolata, approvata in Commissione Bilancio della Camera. Detta norma-razzo prevede che “Nella procedura di selezione pubblica internazionale” non si applichino i limiti previsti per il lavoro alle dipendenze della Pubblica Amministrazione, che impediscono ai cittadini dell’Unione Europea di accedere a posti che implichino “Esercizio diretto o indiretto dei poteri ovvero non attengono alla tutela dell’interesse nazionale.”

Non soddisfatto dell’ultima diatriba sul significato di ‘ovvero’, il legislatore, evidentemente uno che si esprime in burocratese, ha voluto inserire anche qui un ‘ovvero’, il cui significato e la cui pertinenza non è chiara, non essendo preceduto da virgole, Staremo a vedere. Gabbati tutti coloro che, nel loro buon diritto, si sono visti prima dare ragione legittimamente, e poi trombati da un abile colpo di mano. Ogni commento è superfluo. Anni fa, a Torino fu riscontrato nell’acqua potabile un livello inquinante superiore a quello giudicato non nocivo ai cittadini. Si sarebbe dovuto chiudere l’acquedotto, e lasciare tutti a secco, questo per una evidente responsabilità di chi gestiva l’acqua potabile. Fu adottata una soluzione simile a questa, fu aumentato il quoziente di inquinante ammesso nell’acqua, ed essa divenne potabile ‘per legge’, con buona pace di chi quell’acqua doveva assumere. Siamo un paese fondato sui cavilli? No, siamo un paese che meriterebbe amministrazioni più serie.