Resident Evil 2, il remake di Capcom è un capolavoro

Il remake di
Resident Evil 2 è finalmente realtà. Capcom l’ha fatto davvero e ha superato di
gran lunga le aspettative dei fan lanciando, su pc, Xbox One e Ps4, un titolo
completamente rivisitato, ma che mantiene il pieno rispetto di tutto ciò che
c’era di buono nel gioco originale. Quindi non un prodotto con solo una veste
grafica del tutto nuova, ma un remake con una visuale di gioco più moderna,
enigmi migliorati, senza nessun tempo di caricamento ogni volta che si apre una
porta e con una trama più approfondita. Se a questo si aggiungono nuovi
filmati, nuove aree di gioco e un gameplay assolutamente sensazionale, viene da
sé che Resident Evil 2 in versione 2019 rende onore al prodotto originale,
regalando le stesse emozioni che si provavano 21 anni fa. Il più grande merito
dell’opera di Capcom risiede nel fatto che con la sua uscita, non solo chi ha
avuto la fortuna di giocare all’originale potrà rivivere le stesse emozioni di
un tempo, ma la nuova generazione di gamers potrà apprezzare quello che è stato
il trampolino di lancio a livello di trama per i capitoli successivi della
serie. E lo potrà fare giocando a un titolo moderno, fluido ed estremamente al
passo con i tempi. Dopo questa breve, ma doverosa introduzione passiamo
all’analisi di Resident Evil 2. Sono passati appena due mesi dall’incidente di
Villa Spencer, dal primissimo scontro col l’orrore biologico scatenato dalla
follia dell’Umbrella Corporation. Una volta avviato il gioco bastano appena 10
minuti, il tempo di assistere al primo incontro tra Leon S. Kennedy e Claire
Redfield, per cogliere i tratti della dichiarazione d’intenti di Capcom per
questo capitolo. Nella tetra penombra di una stazione di servizio appena fuori
i confini di Raccoon City, lo sviluppatore comincia sin da subito a calcare i
tratti della sua promessa: quella di dare una nuova vita a incubi vecchi di
vent’anni. Prima che un’autocisterna fuori controllo arrivi a separare Leon e
Claire, segnando l’inizio della loro discesa verso le profondità della città in
rovina, una sequenza introduttiva giocabile mette subito in chiaro quale sia
l’obiettivo di Capcom per il suo remake e, cosa apprezzabile solo da chi ha
giocato l’originale, mette in mostra le prime fantastiche differenze rispetto
al passato. Se gran parte degli eventi raccontati in Resident Evil 2 seguono la
sceneggiatura originale del gioco, le nuove esigenze narrative dell’utenza
hanno offerto alla software house una preziosa opportunità per reinterpretare,
con grande rispetto e cura, alcuni dei momenti chiave della trama. Una
revisione che si traduce in una messa in scena d’effetto, composta di cutscene
che strizzano l’occhio alla cinematografia di genere e traggono forza da una
fotografia a dir poco sensazionale volutamente cruda e avvolgente. La regia
virtuale ammalia i sensi del giocatore alternando momenti di grande dinamismo e
rimandi alle inquadrature fisse tipiche della serie, assecondando le necessità
di un copione che punta chiaramente a ridefinire i tratti dei suoi
protagonisti, con una caratterizzazione più approfondita e meno
macchiettistica. L’obiettivo, a nostro avviso centrato in pieno, è quello di
costruire un racconto più intenso e credibile. Muovere i primi passi dopo aver
varcato le soglie della stazione di polizia fa correre un brivido gelido lungo
la schiena, un brivido fatto di ricordi e sensazioni già conosciute, emozioni
che hanno fatto da sottofondo a un’avventura che ha segnato le vite dei
giocatori più attempati. La scelta di non riproporre pedissequamente i tragitti
già percorsi, senza però abbandonare i ritmi e le caratteristiche del DNA
ludico della serie, è a nostro avviso un espediente davvero ben realizzato.
Chiunque vorrà arrivare alla fine vivo e scoprire gli orrori che hanno portato
all’apocalisse di Raccoon City, proprio come accadeva 21 anni fa.

https://youtu.be/aYeYbqmaff4

Resident Evil 2 è
ancora un survival horror in terza persona “puro” che non sfocia mai
nell’action frenetico a discapito del ragionamento e della risoluzione degli
enigmi. Enigmi che trovano in questo remake una contestualizzazione ben più
verosimile di quella di un tempo, dimenticando statue da ricollocare e
lampadine da accendere secondo un ordine preciso. Tale approccio, nell’economia
generale di gioco, dà vita a due grandi vantaggi: da una parte impedisce che
gli esperti del capitolo originale subiscano il logoramento di un costante
“déjà vu”, e dall’altra rende più intuitiva la risoluzione dei
rompicapo, senza per questo banalizzarli. Quest’ultimo aspetto, tra l’altro,
influisce positivamente sul ritmo dell’avanzamento, limitando al minimo i tempi
morti generati dalla sensazione di smarrimento che si ha quando non si sa come
proseguire. Un’accelerazione a cui contribuisce anche, come già detto
all’inizio, la totale assenza di sequenze di caricamento tra una stanza e
l’altra con porte scricchiolanti che si aprono a interrompere il flusso
dell’azione. Nel complesso insomma, tutte le operazioni di “restauro”
del gameplay volute da Capcom sono state pensate per supportare al meglio la
“qualità della vita” dei giocatori e svecchiare le meccaniche che
avrebbero appesantito la giocabilità e annoiato i gamers odierni. Ottimo ad
esempio l’idea di inserire le zone della mappa che cambiano colore una volta
raccolti tutti gli oggetti nell’area (dinamica presente già nel Rebirth del
primo capitolo), o la spunta rossa che appare quando una chiave ha esaurito la
sua utilità e può essere tranquillamente scartata dall’inventario. Queste sono
modifiche che, all’atto pratico, non danneggiano in alcun modo le sfumature
hardcore dell’esperienza, ma si limitano a migliorarne la fruibilità generale
affiancandola agli standard dell’industria contemporanea. Così facendo l’anima
di Resident Evil 2 che mette gli utenti in bilico tra la necessità di
risparmiare risorse preziose e la snervante ostilità del mondo di gioco è
completamente intatta e la tensione resta viva proprio come 21 anni fa. In
questo nuovo remake del classico del 1998 grande attenzione è stata data al
comparto sonoro, la quasi totale assenza di accompagnamento musicale, eccezion
fatta per specifici momenti e sequenze, massimizza gli effetti ansiogeni di una
sinfonia di sinistri scricchiolii e versi gutturali, interrotta di tanto in
tanto per fare spazio al forsennato calpestio di un abominio in avvicinamento.
Non solo in Resident Evil 2 il suono è un’inesauribile fonte di sgomento, ma
gli sviluppatori sono riusciti a integrarlo con astuzia in ogni aspetto del
gameplay. Esempio culminante sono i Licker, i quali non attaccano il
protagonista se questo si muove tanto lentamente da non emettere alcun rumore
percepibile, aprendo la strada ad approcci più stealth. Ma la brillante
crudeltà del sound design fa sì che i loro versi disarticolati si facciano
improvvisamente più intensi quando il personaggio si trova nelle loro immediate
vicinanze, con l’intenzione di spingere il giocatore a calcare bruscamente il
pollice dando il via a uno scatto rivelatore. Tremendo è anche l’incedere del
possente Tyrant T-103, i cui passi si fanno ben presto una compagnia costante,
che anticipa l’arrivo di un pericolo dall’immonda crudeltà. In questo senso,
l’audio binaurale si conferma una delle armi più efficaci in mano agli uomini
di Capcom, che sono riusciti a modellare un vero e proprio inferno fatto di
atmosfere che, per la gran parte dell’avventura, lasciano con il fiato sospeso,
la bocca aperta e gli occhi sgranati. Squisito poi il doppiaggio tutto in
lingua italiana che rende l’avventura ancora più immersiva e di facile
comprensione anche per chi non conosce l’inglese.

https://youtu.be/aYeYbqmaff4

A livello di
gameplay, poi, l’ottimo sistema di shooting messo in piedi per questo remake di
Resident Evil 2 non ammette errori. La precisione delle armi, modificabili
scovando kit nascosti, è fortemente influenzata sia dal tempo speso per
inquadrare il bersaglio, sia dalla lentezza dei movimenti della levetta, e
capita spesso che una pressione istintiva si traduca in un colpo a vuoto.
Essendoci una quantità limitata di munizioni, ed essendo necessario un buon
numero di proiettili per abbattere i non morti e gli altri abomini, lo spreco
di colpi risulta essere un “danno” grave. Inutile sottolineare che, in linea
con quanto accadeva nel lontano 1998, quasi tutti i nemici hanno poi la
spiacevole tendenza a rialzarsi nel caso in cui i colpi sparati non siano
precisi in testa. Tale comportamento porta quindi a dover approfittare dei
movimenti lenti degli zombi per poter fuggire senza dover utilizzare un numero
maggiore di munizioni. Inutile dire che trovarsi dinanzi a un boss sguarnito di
colpi si traduce in morte certa. Sempre parlando di boss fight possiamo dire
che queste si attestano generalmente su buoni livelli e rappresentano un netto
passo avanti rispetto alle controparti viste nel 1998. Un complimento che si
può estendere senza fatica anche a un level design ispirato e leggibile, che
rispecchia pienamente le ambizioni di Capcom per la produzione. Questo nuovo
Resident Evil 2 infatti non solo porta su schermo una rivisitazione
interessante della capitale dell’impero Umbrella, ma lo fa assemblando un
complesso di ambientazioni di grande impatto scenico, senza mostrare mai
tentennamenti sui fronti della navigabilità e della caratterizzazione. La nuova
avventura di Capcom garantisce poi al pubblico un corposo quantitativo di
dettagli inediti, allargando l’abbraccio della narrazione per dare maggiore
consistenza ad eventi e personaggi, come il capo della polizia Irons e la
straziante vicenda del proprietario del negozio di armi. Apprezzabile anche il
modo in cui il team di sviluppo ha sintetizzato e ridefinito le sequenze di Ada
e Sherry, ora dotate di un’identità più riconoscibile. Ognuna delle due
sezioni, infatti, si apre a interessanti variazioni sul tema della
sopravvivenza horror, focalizzandosi ora sulla risoluzione degli enigmi, ora
sullo stealth puro. Quella di Sherry porta poi nell’unica location totalmente
nuova del titolo: un inquietante orfanotrofio sulla cui storia non vogliamo
rivelare nulla. Questo spettrale ricettacolo di sogni infranti ci offre un
eccellente palcoscenico per svelare che, sì, esistono effettivamente due
scenari per ciascun protagonista. E’ bene sottolineare che a differenza
dell’originale, il remake di Resident Evil 2 non contempla nessuna interazione
dinamica tra le campagne di Leon e Claire (Claire 1 e Leon 1, Claire 2 e Leon
2). Optando per un prima run in compagnia dell’audace studentessa, ad esempio,
ci si troverà a seguire un percorso che, in particolar modo all’inizio e sulle
battute conclusive, mette in scena qualche piccola ma significativa differenza
rispetto alla medesima campagna giocata in seconda battuta. Va sottolineato
che, a prescindere da quale avventura si decida di giocare e dall’ordine
scelto, le sfide proposte dal gameplay nelle diverse location saranno sempre
fondamentalmente le stesse. Questo nodo chiave, unito alla necessità di
affrontare almeno uno “scenario 2”, sbloccato dopo il primo
completamento, per accedere al vero finale, fa sì che il secondo playthrough
perda una fetta notevole della sua potenza. Come di consueto, l’arrivo dei
titoli di coda coincide con l’attribuzione di un rango, che va da E a S, alle
imprese degli utenti, che determina lo sblocco di ricompense speciali. E se
questo non bastasse a convincervi del fatto che il Resident Evil 2 ha tutto il
potenziale per essere un gioco che garantisce una longevità di alto livello,
sappiate che l’offerta ludica comprende anche diverse modalità extra, tra cui
l’iconica “The 4th Survivor”.

Si tratta, come
intuibile, di una modalità sopravvivenza che spinge i giocatori a ripercorrere
tutte le principali tappe della campagna nei panni di Hunk, un agente speciale
dell’Umbrella, con risorse limitatissime da centellinare con letale efficienza
contro una quantità semplicemente fenomenale di nemici. Ecco, se già il livello
di difficoltà standard della campagna riesce a offrire un buon grado di sfida,
e quello estremo lo raddoppia senza sforzo, sappiate che si tratta di solo di
un piccolo assaggio rispetto alle prove che si celano nel menù degli extra. E’
bene sottolineare poi che al contenuto preesistente del titolo si aggiungono
sfide extra e collezionabili da individuare e distruggere, che sbloccheranno
dei contenuti bonus nella galleria di bozzetti e modelli 3D, oltre ad alcuni
costumi per i protagonisti. Menzione d’onore, poi, va fatta per la stabilità
del software, che in tutta la durata del nostro testing non ha mai subito un
crash o manifestato glitch, il tutto senza ingombranti patch day-one e con meno
di 25 GB di spazio occupato su disco. Prima di descrivere l’aspetto estetico
del titolo è bene sottolineare la particolare importanza che hanno assunto le
armi secondarie. Bombe a mano, coltelli da battaglia o flashbang non solo
potranno essere utilizzate in qualsiasi momento, ma in caso d’incontro troppo
ravvicinato con un nemico, si potrà utilizzare l’arma in possesso per creare
un’immediata via di fuga, seguendo semplicemente l’indicazione a schermo. La
gestione del menù del giocatore, altro marchio di fabbrica della saga, è stato
poi leggermente rivisto e velocizzato. Gli oggetti curativi, per esempio, non
potranno essere raccolti e consumati quasi in contemporanea, ma dovranno prima
passare dal menu dove saranno prima depositati, quindi selezionati e usati. Un
buon compromesso tra passato e presente insomma. Sono cambiati, invece, i
puzzle ambientali, snelliti nella formula, ma non nella sostanza, tra
specifiche chiavi da trovare, scaffali da spostare e combinazioni da dedurre. Il
tutto nel rispetto di un rinnovato approccio che tende a voler dare maggiore
dinamicità all’azione di gioco. A livello grafico gli ambienti di gioco
proposti nel nuovo Resident Evil 2, sono stati ovviamente ripresi da quanto già
visto nell’episodio originale, anche se le tecniche moderne riescono a dare al
tutto l’aspetto di un inedito deja vu. In generale tutti gli ambienti sono
stati arricchiti in termini di dettagli e dovranno essere esplorati a fondo per
riuscire a scovare tutti quegli elementi disseminati, utili non solo per la
soluzione dei puzzle, ma anche per riuscire a rimanere vivi. Esteticamente il
gioco ha conosciuto anche un impressionante update poligonale, che lo rende
estremamente realistico in tutte le sue componenti, anche se non mancano alcune
texture non esattamente in linea con la generale pulizia dell’immagine, ma in
generale la grafica di questo remake rappresenta un sicuro step evolutivo per
l’intera saga. Ottimo anche il bilanciamento dei colori e l’utilizzo dei
contrasti di luci e ombre. Il frame rate poi, almeno su Xbox One X Ps4 Pro e
Pc, resta sempre inchiodato sui 60 fps, anche nei momenti più concitati, quindi
anche da questo punto di vista il titolo di Capcom rappresenta una vera gioia.
Tirando le somme, possiamo senza dubbio asserire che quello che la versione
2019 di Resident Evil 2 davvero non riesce a fare è deludere. Anche i
tradizionalisti più incrollabili non potranno che sostenere che il progetto si
fonda su un’impressionante cura e competenza da parte di Capcom. Il rispetto
verso l’opera originale si sposa degnamente con le novità inserite dando al
prodotto vitale una spinta incredibile. A nostro avviso il titolo rappresenta
al momento la migliore incarnazione di quello che un remake dovrebbe essere.
Lasciarsi scappare un titolo di questa portata sarebbe veramente un grosso
errore. Credeteci, sia che lo abbiate giocato nel lontano 1998, sia che non
abbiate idea di cosa sia, Resident Evil 2 merita a tutti gli effetti di essere
giocato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise