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Resident Evil 2, il remake di Capcom è un capolavoro
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6 anni agoon
Il remake di Resident Evil 2 è finalmente realtà. Capcom l’ha fatto davvero e ha superato di gran lunga le aspettative dei fan lanciando, su pc, Xbox One e Ps4, un titolo completamente rivisitato, ma che mantiene il pieno rispetto di tutto ciò che c’era di buono nel gioco originale. Quindi non un prodotto con solo una veste grafica del tutto nuova, ma un remake con una visuale di gioco più moderna, enigmi migliorati, senza nessun tempo di caricamento ogni volta che si apre una porta e con una trama più approfondita. Se a questo si aggiungono nuovi filmati, nuove aree di gioco e un gameplay assolutamente sensazionale, viene da sé che Resident Evil 2 in versione 2019 rende onore al prodotto originale, regalando le stesse emozioni che si provavano 21 anni fa. Il più grande merito dell’opera di Capcom risiede nel fatto che con la sua uscita, non solo chi ha avuto la fortuna di giocare all’originale potrà rivivere le stesse emozioni di un tempo, ma la nuova generazione di gamers potrà apprezzare quello che è stato il trampolino di lancio a livello di trama per i capitoli successivi della serie. E lo potrà fare giocando a un titolo moderno, fluido ed estremamente al passo con i tempi. Dopo questa breve, ma doverosa introduzione passiamo all’analisi di Resident Evil 2. Sono passati appena due mesi dall’incidente di Villa Spencer, dal primissimo scontro col l’orrore biologico scatenato dalla follia dell’Umbrella Corporation. Una volta avviato il gioco bastano appena 10 minuti, il tempo di assistere al primo incontro tra Leon S. Kennedy e Claire Redfield, per cogliere i tratti della dichiarazione d’intenti di Capcom per questo capitolo. Nella tetra penombra di una stazione di servizio appena fuori i confini di Raccoon City, lo sviluppatore comincia sin da subito a calcare i tratti della sua promessa: quella di dare una nuova vita a incubi vecchi di vent’anni. Prima che un’autocisterna fuori controllo arrivi a separare Leon e Claire, segnando l’inizio della loro discesa verso le profondità della città in rovina, una sequenza introduttiva giocabile mette subito in chiaro quale sia l’obiettivo di Capcom per il suo remake e, cosa apprezzabile solo da chi ha giocato l’originale, mette in mostra le prime fantastiche differenze rispetto al passato. Se gran parte degli eventi raccontati in Resident Evil 2 seguono la sceneggiatura originale del gioco, le nuove esigenze narrative dell’utenza hanno offerto alla software house una preziosa opportunità per reinterpretare, con grande rispetto e cura, alcuni dei momenti chiave della trama. Una revisione che si traduce in una messa in scena d’effetto, composta di cutscene che strizzano l’occhio alla cinematografia di genere e traggono forza da una fotografia a dir poco sensazionale volutamente cruda e avvolgente. La regia virtuale ammalia i sensi del giocatore alternando momenti di grande dinamismo e rimandi alle inquadrature fisse tipiche della serie, assecondando le necessità di un copione che punta chiaramente a ridefinire i tratti dei suoi protagonisti, con una caratterizzazione più approfondita e meno macchiettistica. L’obiettivo, a nostro avviso centrato in pieno, è quello di costruire un racconto più intenso e credibile. Muovere i primi passi dopo aver varcato le soglie della stazione di polizia fa correre un brivido gelido lungo la schiena, un brivido fatto di ricordi e sensazioni già conosciute, emozioni che hanno fatto da sottofondo a un’avventura che ha segnato le vite dei giocatori più attempati. La scelta di non riproporre pedissequamente i tragitti già percorsi, senza però abbandonare i ritmi e le caratteristiche del DNA ludico della serie, è a nostro avviso un espediente davvero ben realizzato. Chiunque vorrà arrivare alla fine vivo e scoprire gli orrori che hanno portato all’apocalisse di Raccoon City, proprio come accadeva 21 anni fa.
Resident Evil 2 è ancora un survival horror in terza persona “puro” che non sfocia mai nell’action frenetico a discapito del ragionamento e della risoluzione degli enigmi. Enigmi che trovano in questo remake una contestualizzazione ben più verosimile di quella di un tempo, dimenticando statue da ricollocare e lampadine da accendere secondo un ordine preciso. Tale approccio, nell’economia generale di gioco, dà vita a due grandi vantaggi: da una parte impedisce che gli esperti del capitolo originale subiscano il logoramento di un costante “déjà vu”, e dall’altra rende più intuitiva la risoluzione dei rompicapo, senza per questo banalizzarli. Quest’ultimo aspetto, tra l’altro, influisce positivamente sul ritmo dell’avanzamento, limitando al minimo i tempi morti generati dalla sensazione di smarrimento che si ha quando non si sa come proseguire. Un’accelerazione a cui contribuisce anche, come già detto all’inizio, la totale assenza di sequenze di caricamento tra una stanza e l’altra con porte scricchiolanti che si aprono a interrompere il flusso dell’azione. Nel complesso insomma, tutte le operazioni di “restauro” del gameplay volute da Capcom sono state pensate per supportare al meglio la “qualità della vita” dei giocatori e svecchiare le meccaniche che avrebbero appesantito la giocabilità e annoiato i gamers odierni. Ottimo ad esempio l’idea di inserire le zone della mappa che cambiano colore una volta raccolti tutti gli oggetti nell’area (dinamica presente già nel Rebirth del primo capitolo), o la spunta rossa che appare quando una chiave ha esaurito la sua utilità e può essere tranquillamente scartata dall’inventario. Queste sono modifiche che, all’atto pratico, non danneggiano in alcun modo le sfumature hardcore dell’esperienza, ma si limitano a migliorarne la fruibilità generale affiancandola agli standard dell’industria contemporanea. Così facendo l’anima di Resident Evil 2 che mette gli utenti in bilico tra la necessità di risparmiare risorse preziose e la snervante ostilità del mondo di gioco è completamente intatta e la tensione resta viva proprio come 21 anni fa. In questo nuovo remake del classico del 1998 grande attenzione è stata data al comparto sonoro, la quasi totale assenza di accompagnamento musicale, eccezion fatta per specifici momenti e sequenze, massimizza gli effetti ansiogeni di una sinfonia di sinistri scricchiolii e versi gutturali, interrotta di tanto in tanto per fare spazio al forsennato calpestio di un abominio in avvicinamento. Non solo in Resident Evil 2 il suono è un’inesauribile fonte di sgomento, ma gli sviluppatori sono riusciti a integrarlo con astuzia in ogni aspetto del gameplay. Esempio culminante sono i Licker, i quali non attaccano il protagonista se questo si muove tanto lentamente da non emettere alcun rumore percepibile, aprendo la strada ad approcci più stealth. Ma la brillante crudeltà del sound design fa sì che i loro versi disarticolati si facciano improvvisamente più intensi quando il personaggio si trova nelle loro immediate vicinanze, con l’intenzione di spingere il giocatore a calcare bruscamente il pollice dando il via a uno scatto rivelatore. Tremendo è anche l’incedere del possente Tyrant T-103, i cui passi si fanno ben presto una compagnia costante, che anticipa l’arrivo di un pericolo dall’immonda crudeltà. In questo senso, l’audio binaurale si conferma una delle armi più efficaci in mano agli uomini di Capcom, che sono riusciti a modellare un vero e proprio inferno fatto di atmosfere che, per la gran parte dell’avventura, lasciano con il fiato sospeso, la bocca aperta e gli occhi sgranati. Squisito poi il doppiaggio tutto in lingua italiana che rende l’avventura ancora più immersiva e di facile comprensione anche per chi non conosce l’inglese.
A livello di gameplay, poi, l’ottimo sistema di shooting messo in piedi per questo remake di Resident Evil 2 non ammette errori. La precisione delle armi, modificabili scovando kit nascosti, è fortemente influenzata sia dal tempo speso per inquadrare il bersaglio, sia dalla lentezza dei movimenti della levetta, e capita spesso che una pressione istintiva si traduca in un colpo a vuoto. Essendoci una quantità limitata di munizioni, ed essendo necessario un buon numero di proiettili per abbattere i non morti e gli altri abomini, lo spreco di colpi risulta essere un “danno” grave. Inutile sottolineare che, in linea con quanto accadeva nel lontano 1998, quasi tutti i nemici hanno poi la spiacevole tendenza a rialzarsi nel caso in cui i colpi sparati non siano precisi in testa. Tale comportamento porta quindi a dover approfittare dei movimenti lenti degli zombi per poter fuggire senza dover utilizzare un numero maggiore di munizioni. Inutile dire che trovarsi dinanzi a un boss sguarnito di colpi si traduce in morte certa. Sempre parlando di boss fight possiamo dire che queste si attestano generalmente su buoni livelli e rappresentano un netto passo avanti rispetto alle controparti viste nel 1998. Un complimento che si può estendere senza fatica anche a un level design ispirato e leggibile, che rispecchia pienamente le ambizioni di Capcom per la produzione. Questo nuovo Resident Evil 2 infatti non solo porta su schermo una rivisitazione interessante della capitale dell’impero Umbrella, ma lo fa assemblando un complesso di ambientazioni di grande impatto scenico, senza mostrare mai tentennamenti sui fronti della navigabilità e della caratterizzazione. La nuova avventura di Capcom garantisce poi al pubblico un corposo quantitativo di dettagli inediti, allargando l’abbraccio della narrazione per dare maggiore consistenza ad eventi e personaggi, come il capo della polizia Irons e la straziante vicenda del proprietario del negozio di armi. Apprezzabile anche il modo in cui il team di sviluppo ha sintetizzato e ridefinito le sequenze di Ada e Sherry, ora dotate di un’identità più riconoscibile. Ognuna delle due sezioni, infatti, si apre a interessanti variazioni sul tema della sopravvivenza horror, focalizzandosi ora sulla risoluzione degli enigmi, ora sullo stealth puro. Quella di Sherry porta poi nell’unica location totalmente nuova del titolo: un inquietante orfanotrofio sulla cui storia non vogliamo rivelare nulla. Questo spettrale ricettacolo di sogni infranti ci offre un eccellente palcoscenico per svelare che, sì, esistono effettivamente due scenari per ciascun protagonista. E’ bene sottolineare che a differenza dell’originale, il remake di Resident Evil 2 non contempla nessuna interazione dinamica tra le campagne di Leon e Claire (Claire 1 e Leon 1, Claire 2 e Leon 2). Optando per un prima run in compagnia dell’audace studentessa, ad esempio, ci si troverà a seguire un percorso che, in particolar modo all’inizio e sulle battute conclusive, mette in scena qualche piccola ma significativa differenza rispetto alla medesima campagna giocata in seconda battuta. Va sottolineato che, a prescindere da quale avventura si decida di giocare e dall’ordine scelto, le sfide proposte dal gameplay nelle diverse location saranno sempre fondamentalmente le stesse. Questo nodo chiave, unito alla necessità di affrontare almeno uno “scenario 2”, sbloccato dopo il primo completamento, per accedere al vero finale, fa sì che il secondo playthrough perda una fetta notevole della sua potenza. Come di consueto, l’arrivo dei titoli di coda coincide con l’attribuzione di un rango, che va da E a S, alle imprese degli utenti, che determina lo sblocco di ricompense speciali. E se questo non bastasse a convincervi del fatto che il Resident Evil 2 ha tutto il potenziale per essere un gioco che garantisce una longevità di alto livello, sappiate che l’offerta ludica comprende anche diverse modalità extra, tra cui l’iconica “The 4th Survivor”.
Si tratta, come intuibile, di una modalità sopravvivenza che spinge i giocatori a ripercorrere tutte le principali tappe della campagna nei panni di Hunk, un agente speciale dell’Umbrella, con risorse limitatissime da centellinare con letale efficienza contro una quantità semplicemente fenomenale di nemici. Ecco, se già il livello di difficoltà standard della campagna riesce a offrire un buon grado di sfida, e quello estremo lo raddoppia senza sforzo, sappiate che si tratta di solo di un piccolo assaggio rispetto alle prove che si celano nel menù degli extra. E’ bene sottolineare poi che al contenuto preesistente del titolo si aggiungono sfide extra e collezionabili da individuare e distruggere, che sbloccheranno dei contenuti bonus nella galleria di bozzetti e modelli 3D, oltre ad alcuni costumi per i protagonisti. Menzione d’onore, poi, va fatta per la stabilità del software, che in tutta la durata del nostro testing non ha mai subito un crash o manifestato glitch, il tutto senza ingombranti patch day-one e con meno di 25 GB di spazio occupato su disco. Prima di descrivere l’aspetto estetico del titolo è bene sottolineare la particolare importanza che hanno assunto le armi secondarie. Bombe a mano, coltelli da battaglia o flashbang non solo potranno essere utilizzate in qualsiasi momento, ma in caso d’incontro troppo ravvicinato con un nemico, si potrà utilizzare l’arma in possesso per creare un’immediata via di fuga, seguendo semplicemente l’indicazione a schermo. La gestione del menù del giocatore, altro marchio di fabbrica della saga, è stato poi leggermente rivisto e velocizzato. Gli oggetti curativi, per esempio, non potranno essere raccolti e consumati quasi in contemporanea, ma dovranno prima passare dal menu dove saranno prima depositati, quindi selezionati e usati. Un buon compromesso tra passato e presente insomma. Sono cambiati, invece, i puzzle ambientali, snelliti nella formula, ma non nella sostanza, tra specifiche chiavi da trovare, scaffali da spostare e combinazioni da dedurre. Il tutto nel rispetto di un rinnovato approccio che tende a voler dare maggiore dinamicità all’azione di gioco. A livello grafico gli ambienti di gioco proposti nel nuovo Resident Evil 2, sono stati ovviamente ripresi da quanto già visto nell’episodio originale, anche se le tecniche moderne riescono a dare al tutto l’aspetto di un inedito deja vu. In generale tutti gli ambienti sono stati arricchiti in termini di dettagli e dovranno essere esplorati a fondo per riuscire a scovare tutti quegli elementi disseminati, utili non solo per la soluzione dei puzzle, ma anche per riuscire a rimanere vivi. Esteticamente il gioco ha conosciuto anche un impressionante update poligonale, che lo rende estremamente realistico in tutte le sue componenti, anche se non mancano alcune texture non esattamente in linea con la generale pulizia dell’immagine, ma in generale la grafica di questo remake rappresenta un sicuro step evolutivo per l’intera saga. Ottimo anche il bilanciamento dei colori e l’utilizzo dei contrasti di luci e ombre. Il frame rate poi, almeno su Xbox One X Ps4 Pro e Pc, resta sempre inchiodato sui 60 fps, anche nei momenti più concitati, quindi anche da questo punto di vista il titolo di Capcom rappresenta una vera gioia. Tirando le somme, possiamo senza dubbio asserire che quello che la versione 2019 di Resident Evil 2 davvero non riesce a fare è deludere. Anche i tradizionalisti più incrollabili non potranno che sostenere che il progetto si fonda su un’impressionante cura e competenza da parte di Capcom. Il rispetto verso l’opera originale si sposa degnamente con le novità inserite dando al prodotto vitale una spinta incredibile. A nostro avviso il titolo rappresenta al momento la migliore incarnazione di quello che un remake dovrebbe essere. Lasciarsi scappare un titolo di questa portata sarebbe veramente un grosso errore. Credeteci, sia che lo abbiate giocato nel lontano 1998, sia che non abbiate idea di cosa sia, Resident Evil 2 merita a tutti gli effetti di essere giocato.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 9,5
Sonoro: 9,5
Gameplay: 9,5
Longevità: 9
VOTO FINALE: 9,5
Francesco Pellegrino Lise