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RENZUSCONI E LE COINCIDENZE
DI ROBERTO RAGONE
Sappiamo bene da tempo che il nostro premier letteralmente si nutre di slogan, visto che un senso compiuto a tutte le sue valanghe di parole in libertà è difficile darlo, mentre uno slogan spiega presto e bene ciò che si conviene. Infatti il nostro conta più sull’effetto fonico e scenico delle sue performance che sul reale senso delle sue onomatopee. Come del resto ha sempre fatto nella vita, se dobbiamo dar credito a chi l’ha conosciuto da piccolo, quando portava via la palla se nel sorteggio non era messo in squadra. Insomma, i fuochi artificiali, o giochi pirotecnici, soddisfano la vista per un attimo, ma poi tutto ripiomba nel buio, con grande sperpero di denaro, letteralmente andato in fumo. Sicchè un aggettivo giusto per Matteo Renzi è: 'pirotecnico'. Diversi sono gli slogan del premier, e frequenti il loro uso e abuso. L’ultimo in ordine di tempo è: “Meno veti e più voti”, quello uscito sui media giusto subito dopo la pretesa e auspicata sconfitta dei ‘vampiri’ e dei ‘gufi’. Se vogliamo dirla tutta, i ‘vampiri’ di Equitalia sono quelli che hanno portato denaro allo Stato – che ingrato! – e i gufi sono deliziose creature notturne, e non menagrami detrattori di ogni e qualsivoglia iniziativa di don Matteo. Il quale deve smetterla di dire ‘basta’ a tutto ciò che non gli piace e di pensare che tutto ciò che fa sia buono e giusto, permettendo un democratico dissenso, una sana opposizione, senza tacciarla di gufismo. Ma questo non è nel suo carattere. A proposito poi della decurtazione degli emolumenti parlamentari secondo le presenze, don Matteo sa benissimo che una simile proposta non passerà mai, dato che ci sono elementi di tutti i partiti che hanno un'assenteismo molto superiore a quello di Di Maio; oltre a quello dello stesso Renzi. Torniamo agli slogan. Chi prima di lui ha profferito la fatidica frase ‘meno veti e più voti’ è stato il Berlusca, il capitano coraggioso del Parlamento, colui che sempre ha affrontato a viso aperto (o quasi) tutte le procelle politiche scatenategli contro non dai gufi, ma dai PM di turno. Dalle quali, dopo la Tempesta Perfetta, è uscito un po’ ammaccato, e con l’albero maestro spezzato in quattro – gli anni dei servizi sociali che gli sono stati comminati. Dato il personaggio, s’è evidentemente preferito destinarlo ai vecchietti, a cui avrà infuso una buona dose di ottimismo, come suo solito, piuttosto che affrontare doverose e costose ristrutturazioni della cella a lui destinata… ma meno veti e più voti rimane nella storia. Don Silvio ci ha provato chiedendo agli elettori il 51%. Don Matteo invece, memore di ciò che dichiarò Maometto a proposito della montagna, ha cambiato le carte in tavola, e alla montagna c’è andato lui. Un'altro petalo viene forse ad infoltire quelli già noti del Giglio d'Oro. Dopo la nuova Miss Italia di Prato, Rachele Risaliti, un'altra cometa sale da Prato nel cielo personalissimo di Matteo Renzi – geograficamente parlando – Giulia Mazzoni, pianista, compositrice, concertista e creatrice di eventi e spettacoli di successo – almeno secondo ciò che lei stessa dice di sè, nonostante stia ancora studiando in Conservatorio, al Giuseppe Verdi di Milano; il che fa presumere che non sia ancora diplomata. Con un disco presentato nientemeno che al parco della Musica di Roma. Ma quando si apprende che la nuova stella della musica è, a detta di chi ne capisce, un fenomeno meno 'interessante' di quello di Giovanni Allevi – a suo tempo distrutto professionalmente da Riccardo Muti sulla stampa – allora il sospetto sorge spontaneo. Prato è in Toscana, e la Toscana è la patria di Renzi. Possibile che da un po' in qua la Toscana partorisca fenomeni mediatici da mille e una notte? Allevi lo sponsorizza la Sony, ma la Mazzoni?
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