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RENZI PIGLIA TUTTO…ANCHE LA FESTA DELL'UNITA'

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Tempo di lettura 2 minutiBindi:" "Il Pd non solo sta rinnegando la prospettiva del bipolarismo con l'Italicum, ma sconfessa le sue radici uliviste"

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Redazione

Matteo Renzi piglia tutto, anche la festa dell'Unità. Dopo i 10 deputati sostituiti in commissione Affari Costituzionali perché contrari alla linea del partito sull'Italicum, il premier esclude i dissidenti anche dalla festa dell'Unità Nazionale che si svolge a Bologna da oggi fino al 3 maggio e che, tra l'altro, celebra i 70 anni dalla Liberazione. Nel programma, infatti, non compaiono né Pier Luigi Bersani, né Gianni Cuperlo, né altri esponenti della minoranza. Spazio solo ai fedelissimi. Al punto che Rosy Bindi, fresca di epurazione dalla Commissione, si rivolge direttamente al presidente del Pd, Matteo Orfini. "Fa davvero male leggere sugli organi di stampa che alla imminente Festa nazionale dell'Unità non sarebbero stati invitati alcuni tra i più autorevoli esponenti del partito – scrive Bindi – Restano fuori pezzi rilevanti della dirigenza: fondatori, ex segretari, candidati alle primarie per la segreteria. Si augura che Orfini possa smentire una scelta che, se fosse confermata, sarebbe non meno grave della sostituzione di dieci deputati. Qualcuno potrà spiegare che il segretario per ottenere l'approvazione dell'Italicum, al più presto e senza modifiche, faccia leva sulla differenza tra il mandato in commissione, dove i componenti sono designati dal gruppo parlamentare, e quello in aula dove ci si esprime con la libertà prevista dalla Costituzione e dove l'appello alla disciplina di gruppo o di partito non può spingersi oltre certi limiti". "Ma la Festa dell'Unità – prosegue – non è una seduta del Parlamento nella quale si devono prendere decisioni". Bindi, in sostanza, chiede a Orfini, come presidente dell'Assemblea nazionale e garante del pluralismo del Pd, di assicurare che la festa sia, come sempre è stato, specchio della originale natura del nostro partito. In caso contrario si potrebbe considerare interrotta la costruzione di un partito nuovo, democratico, laico e plurale: "Il Pd non solo sta rinnegando la prospettiva del bipolarismo con la proposta dell'Italicum, ma sconfessa le sue radici uliviste per consegnarsi al pensiero unico del nascente Partito della nazione".

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