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Redazione
Non si ferma come un ciclone in piena programma il da farsi. Matteo Renzi al Piccolo di Milano sul dopo-Expo. "Negli ultimi 20 anni l'Italia ha parlato tutti i giorni di riforme – ha detto il premier nel corso del suo intervento – e negli ultimi 20 mesi le riforme sono state realizzate. Non esprimo un giudizio di merito: c'è chi apprezza e c'è chi contesta, ma in 20 mesi si è fatto ciò che è stato rimandato per 20 anni".
"Gli ultimi dati Inps sono il segno di una novità", ha detto ancora il premier rivendicando i dati sulla crescita dell'occupazione grazie agli effetti delle riforme.
"Negli ultimi 20 mesi le riforme di cui si è parlato per vent'anni sono state realizzate" e ora "la domanda è come vogliamo essere fra vent'anni", ha detto tornando sui risultati delle "riforme organiche" avviate dal suo governo.
Sui dettagli qualcuno può non essere d'accordo "ma la legge elettorale è una riforma molto semplice, dice che chi vince le elezioni deve governare". Questo il principio dell'Italicum ribadito da Renzi nel suo discorso a Milano. Il premier ha rimarcato che vince "governa per 5 anni", come negli altri Paesi.
"La politica torna a fare il suo mestiere dopo anni di ubriacatura della tecnica".
"L'Italia non è un concentrato di problemi, dobbiamo essere capaci di generare talenti smettendo di compiangerci", ha aggiunto il premier sostenendo che l'Italia è "il secondo Paese per longevità, il secondo Paese per associazionismo, la seconda manifattura d'Europa, ha il maggior numero di beni Unesco". "Siamo – ha aggiunto – una superpotenza culturale. L'Italia è questo, non è solo insieme di problemi".
Rivolgendosi al commissario unico Giuseppe Sala all'avvio del suo discorso al Piccolo Teatro di Milano, Renzi ha detto: "Dico grazie a Beppe. Non posso dire altro per ovvi motivi; grazie di cuore per la dedizione con cui ha seguito l'Expo". "L'Expo – ha detto Renzi – è stato simbolo di chi non si rassegna ed è stato un grande successo".
"Il governo dà disponibilità se richiesto a dare il suo contributo con tutti gli strumenti a partire dalla Cdp e con fondi già dal cdm di venerdì": così Renzi definendo il progetto del Federal Bulding del Demanio "serio, rigoroso", ma senza il "respiro internazionale: per noi quell'area deve avere un forte valore scientifico".
"Siamo oggettivamente una super potenza culturale", ha spiegato il premier a Milano dove nella sede del Piccolo Teatro illustra il progetto del governo per il dopo Expo. La qualità "delle nostre università e dei nostri centri di ricerca straordinaria – ha aggiunto – ma dobbiamo fare di più e meglio. Dobbiamo essere capaci di attrarre i talenti e generare qualità. Dobbiamo capire che la globalizzazione è il più grande asset che abbiamo e se capiamo questo smettiamo di avere paura dei fantasmi".
L'Expo "può diventare per il governo un centro a livello mondiale che affronti insieme il tema della genomica e dei big data": così Renzi quantificando in 1.600 i ricercatori che potrebbero essere coinvolti nel progetto indicato dall'esecutivo nell'area Expo.
Per realizzare il progetto nell'area Expo "bisogna partire da subito per dare il senso della missione: non diventi l'area del nostro rimpianto". Così Matteo Renzi assicurando che il governo è pronto ad investire "150 milioni l'anno per i prossimi 10 anni". "Il governo – ha detto il premier – e' pronto a fare un progetto che sia 'the best' e non puntare a 'the most'".
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