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Renzi in tour: dopo gli Usa il premier sbarca in Sicilia

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Tempo di lettura 4 minutiIl premier: "Questo non e' un referendum contro la democrazia ma contro la burocrazia"

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di Paolino Canzoneri

 

PALERMO – Al ritorno dalla trasferta in America il presidente del Consiglio Matteo Renzi non affatto stanco del lussuoso trattamento e dalla presunta "strizzatina d'orecchie" avuta da Obama con il suo "patti chiari e amicizia lunga", Matteo Renzi torna ai suoi impegni più o meno istituzionali partecipando ad importanti iniziative nella maggiore isola d'Italia in diversi passaggi come la consueta inaugurazione dell'anno accademico, evento d'apertura al Teatro Massimo.

 

La protesta dei lavoratori Fin qui tutto regolare "da protocollo" se non fosse però che gruppi di operai della SIS che si occupano della realizzazione del passante ferroviario saranno presenti a manifestare il loro dissenso per la decisione dell'azienda di licenziare 210 operai edili dopo i 250 già licenziati lo scorso agosto. Gli operai in tuta da lavoro consegneranno al premier una lettera per esaminare il caso e coinvolgere il governo per evitare i rischi di una ennesima opera incompiuta: "Sconfitta per i lavoratori e cittadini ma sopratutto per le istituzioni" come scritto nel comunicato. Renzi nel suo cammino e nei suoi impegni ha sempre il fiato al collo di una conduzione politica pregna di evidenti falle con cui prima o poi dovrà farne i conti e già ieri nel capoluogo siciliano in pieno centro storico blindato e con negozi e locali chiusi, al Teatro Santa Cecilia in una sala gremita di grandi presenze del PD fra cui Rosario Crocetta, Antonello Cracolici, Fausto Raciti, Giuseppe Lupo e Beppe Lumia; durante il suo comizio per il prossimo referendum alla manifestazione "Basta un SI", ha dovuto registrare suo malgrado fuori dal Teatro dietro transenne prontamente presidiate da Polizia e Carabinieri la presenza e le proteste accese dei 400 lavoratori di Almaviva che rischiano il trasferimento in Calabria a Rende a seguito di una commessa ENEL in scadenza a dicembre.

 

Renzi sale sul palco e apre il suo comizio evidenziando orgoglioso gli ottimi esiti della sua visita negli States e ricorda una delle eccellenze italiane Giusy Nicolini finalista al premio internazionale Word Mayor 2016 conferito ai primi cittadini che si sono distinti per il loro contributo alla crescita della loro comunità per poi lanciarsi andare in un'ora di discorso-polemica sull'attacco della vecchia guardia che prova a rientrare in gioco cavalcando e strumentalizzando a proprio vantaggio la scelta del NO: "E' facile dire che le cose non vanno. L'atteggiamento di chi sta alla finestra. La politica non e' questa. Da Palazzo Chigi ho preso più consapevolezza delle potenzialità del Paese. Il referendum costituzionale e' il più grande simbolo tra quelli che danno una mano e quelli che mettono bocca solo per fare polemica. Chi vota SI vuole che le cose cambino. Chi vota NO lascia le cose come stanno. La domanda non e' 'pensate che Renzi sia ingrassato o vi stanno simpatici i ministri'. C'e' una domanda sulla riforma e io vorrei che entrassimo nel merito. Ti sta antipatico Renzi? Occhio che se voti no per decenni resta tutto così. Il bicameralismo perfetto c'e' solo in Italia. Il bicameralismo perfetto e' un ping pong che fa male all'Italia. Siamo il parlamento più numeroso e costoso del mondo. E' antipolitica volere ridurre? Ho visto Berlusconi, Monti, D'Alema, gente che ha avuto qualche responsabilità. Come fanno a dire 'io avrei fatto in un altro modo'. Perché non l'hanno fatto?. Questo non e' un referendum contro la democrazia ma contro la burocrazia. Non c'e nessuna norma che cambia i poteri del primo ministro. Che non può neppure cambiare un ministro. C'è una differenza profonda tra quelli di prima e quelli di adesso. Quelli di prima vedono il referendum come l'occasione per tornare in partita. Sono stati messi da parte e oggi dicono questa è l'occasione per non finire ai giardinetti." Immancabile il riferimento al tormentone del Ponte: "Bisogna mettere a posto i viadotti e le ferrovie, dobbiamo portare la banda larga nei paesi. Dopo di che dovete dirmi perché in un Paese normale si possono spendere miliardi a Torino o tra Firenze e Bologna e invece se si mettono un po'di soldi per collegare la Sicilia e la Calabria è una sciagura mondiale. Il fatto che gli investimenti al sud non si fanno perché c'è l'illegalità è insopportabile, come se la Nord invece va tutto bene. L'illegalità si combatte al sud come al nord. Se il referendum passa è finita la stagione degli inciuci, se vince il NO non succede nulla e non cambierà niente almeno per i prossimi vent'anni. La Sicilia deve tornare ad attrarre cervelli. Non ad assistere alla fuga. Ma dobbiamo andare avanti. E rispondere col sorriso."  Stoccata a chi ha criticato la schermatrice italiana campionessa mondiale Beatrice Maria Vio ripresa in uno spassoso selfie con Obama a cui è seguito l'annuncio del logo del prossimo G7 previsto a Taormina l'anno prossimo: "Un autorevole leader in occasione di un meeting ha fatto una battuta particolarmente stupida. Avevo fatto un passaggio sulla Sicilia. E questa personalità ha fatto una battuta tipica dei pregiudizi che ancora subite e subiamo. Ha detto 'la Sicilia e' il luogo della mafia'. Io ho detto che la Sicilia e' cultura, teatro, passione, cibo. E che prima di parlare di Sicilia questa persona avrebbe dovuto studiare. Allora ho deciso di fare il G7 qui e non a Firenze. Mi sono iscritto in Giurisprudenza nel '93 quando un Fiorino era esploso sotto gli Uffizi" e ricordando i grandi eroi caduti della mafia ha aggiunto: "Noi questa lotta non la dimentichiamo. Ma diciamo che la Sicilia non e' soltanto questo". Dopo un altro comizio previsto a Trapani ad un centinaio di chilometri da Palermo, il premier correrà alla volta proprio di Taormina, famosa località mondana e culturale, scelta come già detto, per il prossimo G7 del 2017 dove presenterà il nuovo logo ufficiale con la presenza del Sindaco Eligio Giardina.

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