Esteri
Renzi, Hollande, Merkel: c'è accordo su agenda. Stabilità più importante delle regole
Tempo di lettura 4 minuti Pochi sempici punti: sicurezza, preparazione dell'avvenire ovvero essere una grande potenza economica sul piano globale, che significa poter dare lavoro
Redazione
"L'Europa è davanti alla prova della Brexit e a una sfida, quella di vivere a 27. La posta in gioco è quella di fare l'agenda di Bratislava. Con la Cancelliera Merkel, con Matteo Renzi e molti altri leader siamo d'accordo. Vogliamo avere un' agenda con tre temi semplici che permettano di avere fiducia nel progetto europeo: sicurezza, preparazione dell'avvenire ovvero essere una grande potenza economica sul piano globale, che significa poter dare lavoro; dare speranza per il futuro. Ecco la roadmap". Così Hollande a Bratislava. "Non si tratta ora di aspettarsi semplicemente da un vertice la soluzione dei problemi dell'Europa. Siamo in una situazione critica – ha detto Angela Merkel -. Ma si tratta di dimostrare coi fatti che possiamo diventare migliori nel campo della sicurezza, interna e esterna, nella collaborazione nella lotta al terrorismo, nel campo della difesa", in quello della "crescita e posti di lavoro".
"La stabilità più importante è quella dei nostri figli prima ancora delle regole", ha aggiunto Renzi. "La difesa europea è la sfida per l'Europa" che "deve essere capace di proteggersi da sola", perché "non c'è continente, non c'è unione se non può difendersi da sola", ha detto il presidente francese Francois Hollande. In questo quadro "la Francia può essere la prima, ma non vuole essere sola", aggiunge Hollande, che sottolinea il ruolo della Nato ma parlando con i giornalisti osserva: "Se gli Usa facessero la scelta di allontanarsi, l'Europa deve essere capace di difendersi da sola".
L'Ue cerca una diagnosi per il futuro, ma 27 divisi a Bratislava (Paola Tamborlini e Marco Galdi) – Divisi sulla Brexit, sulla flessibilità, sull'immigrazione. Divisi anche sull'accordo Ttip di libero scambio con gli Usa. Con i paesi del gruppo Visegrad che annunciano di puntare alla revisione dei Trattati. Oggi a Bratislava, nel primo vertice europeo senza un inquilino di Downing Street, i 27 sono praticamente obbligati a trovare un punto di incontro. O almeno arrivare ad una "diagnosi realistica" e soprattutto condivisa perché, come osserva Donald Tusk alla vigilia, "l'unica cosa sensata è fare una valutazione sobria e brutalmente onesta della situazione". E se da una parte c'è un Jean Claude Juncker che confessa di sognare gli Stati Uniti d'Europa, dall'altra c'è un Tusk che pragmaticamente avverte: non si può partire dalla "beata convinzione" che vada tutto bene. Per evitare che la Ue si sgretoli, insomma, bisogna "assicurare i cittadini che abbiamo imparato la lezione della Brexit".
Non a caso tutti parlano di un vertice, quello di Bratislava, "cruciale" che deve segnare "un punto di svolta" per il futuro dell'Europa. Lo fa la stessa presidenza Slovacca che indica come obiettivo del summit quello di dare un "chiaro segnale" del fatto che l'Europa è forte, unita e in grado di dare risposte ai cittadini. Lo fa Angela Merkel sottolineando che "l'Europa è a un momento chiave della sua esistenza" ed è "importante decidere insieme su diverse cose". E le fa eco il presidente tedesco Joachim Gauck: a Bratislava si farà "un punto decisivo" sul futuro dell'integrazione europea. Fin qui le parole. Ma la realtà è che gli stati arrivano al vertice con molte recriminazioni da fare. Dopo le polemiche con i paesi Euro-med, la cui riunione ad Atene ha fatto infuriare i falchi di Germania, resta aperto il tema della flessibilità e delle regole. Sul quale è tornato il premier Matteo Renzi.
"Sulle regole europee intendiamoci: l'Italia le sta rispettando – ha detto – altri paesi no" perché "c'è la regola del deficit ma anche la regola del surplus primario che la Germania non rispetta. Se le regole valgono devono valere per tutti". Il premier però precisa anche che l'obiettivo del summit è "dare un futuro all'Europa" che però, precisa Renzi che prima del vertice vedrà Juncker e Schulz, "non può essere fatto solo di regole". Poi l'immigrazione, altro dossier che ha diviso i 27, bacchettati ieri da Juncker nel discorso sull'Unione. L'Italia tornerà a chiedere, anzi "pretendere", come ha detto il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, maggiore collaborazione da Bruxelles. Ma l'osso più duro sono i paesi dell'Est Europa, da sempre contrari alle quote. Da loro, o meglio dal gruppo Videgrad (Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia) arriva l'ostacolo più duro per il vertice di oggi: sotto la guida del premier ungherese Viktor Orban, intendono mettere sul tavolo la revisione dei Trattati Ue per dare agli stati membri più potere diminuendo il ruolo della Commissione. Un estremo tentativo di mediazione, per evitare l'ennesima frattura della quale l'Europa proprio non ha bisogno in questo momento, lo faranno Tusk, Juncker, Schulz e il premier slovacco Fico che ha la presidenza Ue di turno, durante una cena pre-vertice.
Anche sull'accordo di libero scambio Ttip le divisioni non mancano: 11 stati – compresa l'Italia ma non Francia e Germania – hanno firmato una lettera per chiedere alla commissione di continuare i negoziati. Di certo i leader dovranno trovare un punto di incontro, per dare un segnale che l'Europa è in grado di superare quella "crisi esistenziale" di cui ha parlato Juncker e frenare l'ascesa dei populisti nelle principali capitali europee. Uno è quello della sicurezza e della difesa. Federica Mogherini alla vigilia ha inviato una lettera a Tusk, Juncker ed i 27 per aggiornare sul piano della difesa comune. I lavori sono già cominciati. Da Bratislava si punta quindi a far uscire almeno una linea che indichi alcuni punti prioritari, dall'immigrazione alla sicurezza interna e delle frontiere esterne, fino alla crescita e all'occupazione, su cui lavorare per arrivare al vertice di marzo di Roma con nuove proposte o decisioni.