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RENZI E BERLUSCONI, RIFORMA DEL SENATO: DECRETO PRONTO PER ESSERE VOTATO

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Tempo di lettura 2 minutiI senatori saranno 100 (invece di 315) e saranno scelti tra i Consiglieri Regionali e i Sindaci. Solo la Camera potrà dare la fiducia al governo.

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di Maurizio Costa

Il Senato cambia e perde la maggior parte dei suoi poteri. L'accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi è arrivato e il decreto è già in Commissione, pronto per essere votato dalle Camere nel mese di luglio.

I cambiamenti saranno enormi e vale la pena elencarli dettagliatamente.

Numero dei senatori – I membri del Senato saranno 100 (invece dei 315 attuali), cinque eletti dal Capo dello Stato. I nuovi senatori saranno Consiglieri Regionali eletti direttamente dei Consigli Regionali (74 su 100), mentre 21 membri saranno scelti tra i Sindaci (uno per Regione più uno ciascuno per le province di Trento e Bolzano).

Durata del mandato – I mandati dei senatori avranno una durata che coincide con le cariche ricoperte in Regione o nei municipi: se il Sindaco decade o termina il suo mandato dovrà uscire da Palazzo Madama. La stessa cosa varrà per i senatori scelti tra i Consiglieri Regionali.

Approvazione delle leggi – Le leggi saranno votate e approvate solamente dalla Camera dei Deputati. Il Senato potrà comunque intervenire per modificare o esaminare le riforme, ma solamente se un terzo dei suoi membri lo richiederà entro dieci giorni dalla votazione della Camera.

I senatori avranno anche l'immunità (prima destinata solamente ai parlamentari della Camera) e, inoltre, la fiducia al governo potrà essere votata solamente dalla Camera dei Deputati.

La soddisfazione è grande, sebbene questa riforma sia nata da un asse, quello tra Renzi e Berlusconi, che ha fatto storcere molti nasi, soprattutto quelli dei Cinque Stelle. Berlusconi ha stretto un patto con il premier per potersi imporre nella modificazione del Senato: è il Cav che ha scelto il numero dei senatori (100 invece dei 143 proposti da Renzi) e quelli che eleggerà il Capo dello Stato (5 invece dei 20 stabiliti dal decreto originale del governo). Renzi, però, ha il coltello dalla parte del manico: se Berlusconi farà storie, il premier potrà sempre modificare la legge elettorale a suo piacimento, introducendo le preferenze di voto, tanto osteggiate dal Cavaliere.

L'asse tra i due leader va a gonfie vele e il Movimento Cinque Stelle sta alla finestra in attesa di incontrarsi con Renzi e proporre il "Democratellum", la riforma elettorale scelta dal popolo di Internet. 

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