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Redazione
Rischio processo per Esterino Montino, ex presidente del gruppo Pd del Consiglio regionale del Lazio e attualmente sindaco del comune di Fiumicino, e una quindicina di altri ex consiglieri indagati a Roma, seconda delle posizioni, per i reati di peculato, abuso d’ufficio, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e truffa.
Gli inquirenti di piazzale Clodio, dopo aver ricevuto gli atti dell’inchiesta avviata a Rieti e arrivata nella Capitale per competenza territoriale, hanno chiuso l’indagine, atto quest’ultimo che solitamente prelude ad una richiesta di rinvio a giudizio. In particolare, secondo la Procura, tra il 2010 e il 2013, Esterino Montino, in concorso con Mario Perilli (all’epoca dei fatti tesoriere del gruppo), Maria Assunta Turco (addetta alla segreteria di Perilli), avrebbero approfittato della “disponibilità dei contributi di denaro previsti per i gruppi consiliari della Regione Lazio” per appropriarsi (in concorso con alcuni imprenditori) di circa 200 mila euro.
Stando alla ricostruzione effettuata dal pm Albero Pioletti, gli indagati avrebbero sfruttato i fondi a loro disposizione per acquistare una serie di servizi in realtà “mai effettuati” dalle società coinvolte, o comunque “non riscontrati”. Ad esempio, dietro pagamento di 11 fatture per un importo complessivo di 64 mila euro, Montino, Turco e Perilli, avrebbero comprato “servizi redazionali sul attività istituzionali del Gruppo Pd” e “100 abbonamenti” dal quotidiano on line “Nuovo Paese Sera”. Ancora, versando 69 mila euro ad una seconda società, gli stessi indagati avrebbero pagato, tra le altre cose, l’organizzazione del “seminario quale futuro per il Pd”, e la preparazione della “giornata studio Mobilità sostenibile nel Lazio”. Di fatto, servizi ed eventi dei quali, si legge nell’atto di conclusione delle indagini, non esisterebbe alcun riscontro. Alcune delle fatture pagate alle società coinvolte, infine, sarebbero state sottoscritte e allegate alle relazioni annuali trasmesse da Montino e Turco al Presidente del Comitato di controllo Contabile della Regione per attestare le modalità di impiego dei fondi erogati al Gruppo. Un circostanza che avrebbe finito per trarre in errore gli organi pagatori della Regione, che per sia per il 2011 che per il 2012 avrebbero così erogato al gruppo somme più alte rispetto al dovuto (complessivamente 2 milioni di euro sia per l’esercizio finanziario del 2011 che per quello del 2012).
Oggetto dell’inchiesta, inoltre, risulta anche l’assunzione presso “Nuovo Paese Sera”, della figlia di Perilli. In questo caso, oltre Montino e Perilli (che per questo episodio potrebbero essere chiamati a rispondere di corruzione e abuso d’ufficio), l’accusa riguarda anche Massimo Vincenti, amministratore del giornale web all’epoca dei fatti. “Autorizzando il pagamento a favore della società Nuovo Paese Sera” delle 11 fatture per il pagamento dei servizi fantasma, i due politici avrebbero ottenuto “quale corrispettivo da Vincenti, l’utilità consistita nella stipula di un contratto di lavoro a progetto”, in qualità di assistente alla segreteria amministrativa della società Nuovo Paese Sera, della figlia dello stesso Perilli.
Un ultimo capitolo dell’inchiesta riguarda invece i contratti stipulati da Turco, Montino e Perilli con “una vasta platea” di collaboratori designati ad affiancare una decina di ex consiglieri regionali a loro volta indagati per concorso in abuso d’ufficio. A riguardo, scrive il pm, Turco, Montino e Perilli, “in concorso con il singolo consigliere regionali beneficiario della prestazione indicata nei relativi contratti, omettevano di compiere le procedure di comparazione per la selezione dei candidati e altresi’ favorivano incarichi per prestazioni prive della natura altamente qualificata e delle indispensabili conoscenze professionali dei collaboratori richieste dalla legge, stipulando al contrario contratti con le persone di volta in volta indicate dal consigliere regionale che usufruiva della relativa prestazione lavorativa”. Infine, sempre secondo l’accusa, i medesimi indagati avrebbero omesso “di provvedere personalmente al pagamento delle prestazioni in ragione dei contributi ad essi riconosciuti”. Una operazione che, per il pagamento delle prestazioni professionali “mediante i contributi stanziati dalla Regione”, avrebbe finito per provocare un danno da oltre 1,5 milioni di euro. Tra i nomi coinvolti in questa seconda parte dell’indagine, compaiono anche quelli dei senatori Giancarlo Lucherini, Bruno Astorre, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini; di Enzo Foschi, ex capo segreteria del sindaco Ignazio Marino; e del deputato Marco Di Stefano.
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