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ROMA – Ormai non se ne parla più nelle stanze segrete. C’è un piano per far cadere Nicola Zingaretti ancora prima che la giunta regionale del Lazio prenda forma. A rivelarlo è il Messaggero, secondo cui il sistema che le opposizioni vorrebbero applicare ricalca quello che portò alle dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma, con la differenza che non dovrebbero fare ricorsi a ‘tradimenti’ interni alla maggioranza, dato che grillini e centrodestra, insieme con Pirozzi, raggiungono due consigliere in più del centrosinistra.
In sostanza il piano prevede dimissioni di massa dei 26 consiglieri regionali che hanno una sorta di ‘maggioranza ombra’ in consiglio pur non avendo vinto le elezioni. Nello schema, ricostruisce il quotidiano romano, si intravedono le manovre di Matteo Salvini per attirare nella sua galassia la lista del sindaco di Amatrice forte di un solo seggio e che potrebbe rappresentare l’ago della bilancia. In caso di dimissioni di massa, Zingaretti decadrebbe immediatamente, si dovrebbero convocare nuove elezioni entro 60 giorni e il governatore uscente non potrebbe più candidarsi.
La mossa a sorpresa, riporta il Messaggero, è già in fase avanzata ma l’esito è ancora da scrivere. Sia Stefano Parisi, candidato del centrodestra, che Roberta Lombardi di M5s hanno confermato al giornale l’esistenza del piano, anche se poi Parisi in tv l’ha definita “un’idea lunare” mentre Pirozzi l’ha confermata all’Agi. La neo capogruppo grillina vuole però parlarne con gli altri 9 eletti del Movimento e con il capo politico Luigi Di Maio, mentre tra i sostenitori di Parisi (Energie per l’Italia, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Noi con l’Italia, per un totale di 15 consiglieri) l’idea non dispiace.
Che succede se i consiglieri si dimettono
L’articolo 43 dello statuto del Consiglio regionale del Lazio recita al paragrafo 2 che “l’approvazione della mozione di sfiducia” da parte della metà più uno dei consiglieri “comporta le dimissioni della giunta regionale e lo scioglimento del consiglio”. E’ la seconda ipotesi, preferita al momento da Parisi, per far saltare il governatore. Ma avrebbe una premessa: la partenza dei lavori dell’Aula e di tutta la macchina regionale, dalla giunta alle presidenze delle commissioni. Terreni di accordo tra il centrosinistra e le minoranze, rappresentate al momento da ben 7 gruppi, per non parlare delle varie correnti interne ai 5 Stelle o a Forza Italia. E a quel punto ogni consigliere dovrebbe fare i conti con la prospettiva di perdere circa 7 mila euro al mese, netti.
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