Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
A meno di qualche giorno dalle elezioni regionali siciliane e di circa sei mesi da quelle politiche, con sondaggi che danno il centrodestra nettamente in testa, si rimette in moto una certa magistratura con il tormentone Silvio Berlusconi. A promuovere il nuovo evento giudiziario ovviamente il Corriere della Sera e Repubblica che danno in pasto al popolo la grande notizia che la procura di Firenze fa riaprire dal gip un fascicolo che era stato archiviato nel 2011.
La notizia è che Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sarebbero di nuovo indagati come possibili mandanti delle stragi di mafia del 1992 e 1993 dalla procura di Firenze. La procura, titolare dell’inchiesta sulle stragi del ’92/’93, che già altre due volte aveva aperto un’inchiesta su Berlusconi (l’ultima archiviata nel 2011), ha ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo a loro carico dopo aver ricevuto da Palermo le intercettazioni dei colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, effettuate nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
E il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, scrivono i due quotidiani, ha delegato alla polizia giudiziaria lo svolgimento di verifiche. I nomi dell’ex premier e dell’ex senatore Dell’Utri, anche di lui (in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa) parlerebbe Graviano nelle intercettazioni, sono stati iscritti con intestazioni che dovrebbero coprirne l’identità, come nelle precedenti inchieste sui presunti mandanti nascosti delle stragi.
La procura di Firenze già altre due volte aveva aperto un’inchiesta su Silvio Berlusconi. L’ultima era stata, appunto, archiviata nel 2011. Ora avrebbe ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo sull’ex premier e Dell’Utri, dopo aver ricevuto da Palermo le trascrizioni dei colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano. I pm di Palermo lo avevano intercettato durante il processo sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia. “Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia, per questo c’è stata l’urgenza”, raccontava Graviano al camorrista Umberto Adinolfi durante l’ora d’aria nel braccio del 41 bis del carcere di Ascoli Piceno.
Era il 10 aprile dell’anno scorso. “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi – raccontava Graviano – lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa”. E ancora: “Trent’anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi…”. Diversi gli omissis e la maggior parte delle frasi sono di incerta interpretazione. Il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, ha comunque delegato alla polizia giudiziaria lo svolgimento di verifiche.
Per riaprire un fascicolo già chiuso nel 2011, i pm del capoluogo toscano si aggrappano alle dichiarazioni di un boss in carcere da ben 23 anni. Parole che l’avvocato Nicolò Ghedini non fatica a bollare come “illazioni infamanti” pubblicate ad hoc “prima del voto”. D’altra parte Berlusconi non ha mai avuto “alcun contatto né diretto né indiretto con Graviano”.
L’ennesimo spettacolo al quale si assiste oggi ha tutta l’aria di essere la solita ”bomba ad orologeria”, che probabilmente non esploderà mai, per cercare di colpire e screditare oltre lo screditabile un avversario politico che evidentemente fa molta paura e si teme possa riconquistare la leadership di una nazione oggi ormai alla deriva.
Ivan Galea
Correlati