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Editoriali

REGGIO CALABRIA: SEQUESTRO DI BENI ALLA 'NDRANGHETA

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Tempo di lettura 2 minuti Il valore complessivo dei beni immobili sequestrati con gli odierni provvedimenti ammonta a due milioni di euro.

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Redazione

Reggio Calabria -Senza soluzione di continuità è l'aggressione ai patrimoni illecitamente acquisiti da parte di soggetti appartenenti alla 'ndrangheta. Sul versante tirrenico della provincia reggina la Polizia di Stato ha eseguito il decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, Sezione Misure di Prevenzione, di una lussuosa villa con piscina dalla superficie di oltre 5.000 mq, sita in Gioia Tauro (RC), nella disponibilità di Magnoli Girolamo, nato a Cannes (Francia) il 7/09/1979 residente a Gioia Tauro, arrestato il 01.10.13 dalla locale Squadra Mobile a conclusione di una articolata e complessa attività investigativa, coordinata dalla locale Procura Distrettuale Antimafia (operazione "GRIFFE"), che ha condotto all'esecuzione di n.23 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti esponenti di un'organizzazione criminale transnazionale, dedita al traffico di sostanze stupefacenti, che aveva base operativa nella piana di Gioia Tauro. In particolare MAGNOLI Girolamo, ritenuto al vertice di detta organizzazione criminale, oltre a promuovere, dirigere ed organizzare, l'associazione e le attività collegate, procurava in Francia lo stupefacente per poi smerciarlo in diverse regioni italiane quali Sicilia, Lazio, Puglia e Liguria. Il sequestro della citata villa è stato disposto, avvalorando le risultanze investigative patrimoniali che hanno dimostrato la provenienza illegittima del denaro utilizzato dal MAGNOLI per i lavori di costruzione della villa, della piscina, delle serre e di tutte le altre pertinenze dell'immobile.

Il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, a seguito della proposta del Questore della Provincia di Reggio Calabria, ha, inoltre, disposto la confisca di alcuni beni immobili riconducibili a SCHIMIZZI Paolo, nato a Reggio Calabria il 15.03.76, esponente della cosca " Tegano" operante in questo centro. Il provvedimento ablatorio rappresenta la naturale evoluzione dell'indagine, condotta dalla locale Squadra Mobile e diretta dalla Procura della Repubblica – D.D.A. di Reggio Calabria. In particolare allo Schimizzi veniva contestato di aver collocato e fatto esplodere un ordigno esplosivo all'interno di un noto bar pasticceria, sito nella centralissima via S.Caterina di questo centro.

Le indagini della Squadra Mobile hanno dimostrato che la matrice dell'attentato era da ricondursi al rifiuto opposto dal titolare dell'esercizio commerciale di affidare i lavori di ristrutturazione del bar ad una ditta riconducibile allo Schimizzi. Questo rifiuto, opposto al prevenuto, e quindi alla cosca "Tegano", che esercita un ruolo egemone sul rione Santa Caterina, è stato fatale per le sorti dell'esercizio che, pochi giorni dopo l'inaugurazione, è stato distrutto da un attentato ispirato da una becera logica di supremazia e ritorsione mafiosa.

Il provvedimento di confisca ha interessato un appartamento e due magazzini, tutti siti in Reggio Calabria. Con lo stesso provvedimento è stata, altresì, applicata allo SCHIMIZZI la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. Il valore complessivo dei beni immobili sequestrati con gli odierni provvedimenti ammonta a due milioni di euro.

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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