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Editoriali

REGGIO CALABRIA: IN ARRESTO 5 FALSI MEDIATORI

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Tempo di lettura 2 minutiL'operazione "Due rosso" della Sezione polizia postale di Crotone ha posto fine ai loro traffici illeciti.

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Redazione

Reggio Calabria – Emettevano false fidejussioni che poi venivano utilizzate da persone fisiche e giuridiche per ottenere prestiti o effettuare acquisti, ma l'operazione "Due rosso" della Sezione polizia postale di Crotone ha posto fine ai loro traffici illeciti.

Si tratta di cinque uomini italiani, quattro dei quali sono finiti in carcere con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa, falso, sostituzione di persona, esercizio abusivo dell'attività di mediazione creditizia e intermediazione finanziaria. La quinta persona arrestata è una donna, messa ai domiciliari con l'accusa di riciclaggio.

All'esecuzione degli arresti hanno collaborato gli agenti del commissariato di Gioia Tauro (Reggio Calabria) e quelli dei Compartimenti di polizia postale di Catania, Milano e della Sezione di Parma.

I truffatori agivano come una vera e propria società di intermediazione finanziaria, e per stipulare le false polizze fideiussorie utilizzavano la carta intestata della Banca popolare del mezzogiorno e della Banca di credito cooperativo "Antonello da Messina".

Le polizze venivano poi utilizzate da persone fisiche e società operanti in diversi settori, a garanzia del pagamento di beni mobili, servizi e finanziamenti.

Gli investigatori hanno stimato un danno complessivo, derivato dall'operato del gruppo criminale, superiore a 3 milioni di euro.

L'indagine, alla quale ha partecipato anche la Squadra di polizia giudiziaria del Compartimento polizia postale di Reggio Calabria, è scaturita dalle querele presentate dai due istituti di credito coinvolti, che denunciavano il ripetuto utilizzo della loro carta intestata per l'emissione di polizze false.

Gli investigatori hanno accertato, inoltre, che la base logistica dell'organizzazione si trovava nel territorio di Gioia Tauro, dove risiedono alcuni degli indagati, e dove venivano fabbricate le false garanzie, trasmesse le email alle ditte truffate e incassati i proventi derivanti dalla stipula delle fidejussioni.

Due degli arrestati sono imputati anche nell'operazione "Easy", nella quale sono accusati, insieme ad altre 50 persone, di truffa, falso e bancarotta fraudolenta.