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Cronaca

Reggio Calabria, favoreggiamento e agevolazione mafiosa: il Tribunale della Libertà ordina la scarcerazione dell’infermiere Giuseppe Rao

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REGGIO CALABRIA – Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria (dott. Antonino Genovese, presidente, e dott.ri Claudia Venturini e Angela Mannella, a latere), in accoglimento del riesame proposto dagli avvocati Antonino Napoli e Tiziana Desantis, ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Giuseppe Rao e ne ha disposto la sua immediata scarcerazione.

Con l’ordinanza genetica il Giudice per le Indagini Preliminari di Reggio Calabria aveva disposto l’applicazione della misura cautelare nei confronti di RAO Giuseppe, per la ritenuta sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza in ordine al delitto di favoreggiamento dell’allora latitante Giovanni Sposato, reato aggravato dall’agevolazione mafiosa, ascrittogli in concorso con FUCILE Antonino, SPOSATO Giovanni cl. 1990 e SPOSATO Giovanni cl. 1991.

In particolare, la D.D.A. di Reggio Calabria ha contestato ai predetti correi di avere favorito la latitanza di Sposato Giovanni cl. 68, consentendogli di eludere le investigazioni e di sottrarsi alle ricerche dell’Autorità volte a dare esecuzione alla misura custodiale disposta, nei suoi confronti, nel procedimento Terramara Closed. Agli indagati la Procura Distrettuale ha, altresì, addebitato l’aggravante dell’agevolazione mafiosa ritenendoli non parteci del sodalizio associativo ma consapevoli della caratura criminale del ricercato, dei suoi pregressi giudiziari per mafia, del ruolo da lui ricoperto nell’ambito della cosca Zagari-Sposato-Fazzalari, e della circostanza che egli si stesse sottraendo ad un provvedimento cautelare emesso dal G.I.P. del capoluogo reggino.

In merito alle condotte attribuite a Giuseppe RAO, infermiere presso il reparto di cardiologia dell’Ospedale di Polistena, gli inquirenti hanno ritenuto che lo stesso rimanendo in constante contatto con Fucile Antonino (l’individuo che secondo la tesi accusatoria aveva gestito, in prima persona, la latitanza dello Sposato, mettendogli persino a disposizione un immobile di sua proprietà sito in Contrada San Nicola Latinis di Taurianova), avrebbe garantito al ricercato in ogni momento – anche quando non era in servizio presso il suindicato nosocomio – consulti sanitari, cure non doverose né urgenti; organizzato dall’esterno visite mediche per il latitante e, durante il di lui ricovero, si sarebbe attivato affinché lo stesso, attinto da misura cautelare e sottoposto a controllo/piantonamento di PG, ricevesse tutte le necessarie cure, impegnandosi, altresì, a veicolare le informazioni destinate ai sodali; “ciò al fine di garantire allo SPOSATO il mantenimento della sua capacità gestionale pur nella precaria situazione di malattia e latitanza in cui si trovava”.

In particolare il Pubblico Ministero presso la DDA di Reggio Calabria ed il GIP avevano ritenuto che anche nel periodo precedente al 7 giugno 2018 il RAO avesse collaborato con Fucile per garantire l’irreperibilità di SPOSATO Giovanni cl. ’68 e che nel “progetto originario, poi fallito, il 7 giugno 2018 Sposato Giovanni, grazie all’ausilio prestato dall’infermiere professionale presso il Reparto di Cardiologia dell’Ospedale di Polistena, Rao Giuseppe (che nel periodo precedente si era posto a sua disposizione in relazione a qualsivoglia esigenza sanitaria), aveva solo deciso di farsi controllare da un sanitario, ricevere le necessarie cure e poi tornare nel covo dove si nascondeva, per sottrarsi all’esecuzione del provvedimento restrittivo da cui era stato raggiunto”. 

La difesa dopo aver argomentato in ordine ai rapporti tra FUCILE e RAO, evidenziando che tra gli stessi vi erano meri rapporti lavorativi, ed al fatto che Gianni Sposato il 7 giugno 2018 aveva assunto la decisione di costituirsi proprio in occasione del suo accesso al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Polistena ha, altresì, ove disattese le prime argomentazioni, dimostrato che il primo contatto il 7 giugno 2018 tra il RAO e un collega del medesimo presidio ospedaliero sia avvenuto alle ore 18:37  quando ormai lo Sposato era stato tratto in arresto dal personale del Commissariato di Polizia di Cittanova così come non può ravvisarsi alcun reato di favoreggiamento neppure riguardo l’eventuale l’interessamento dimostrato dal RAO – su sollecitazione di Fucile Antonino – nei giorni 8 e 9 giugno 2018 in ordine allo stato di salute dell’ormai ex latitante “Gianni” Sposato né tantomeno vi è la prima che il RAO fosse stato latore di alcun messaggio tra lo SPOSATO e gli altri sodali poiché non lo ha mai incontrato in ospedale.

Il Tribunale del Riesame accogliendo le argomentazioni dei difensori del Rao, Avvocati Antonino Napoli e Tiziana Desantis e dissentendo da quelle del P.M.D.D.A. dott.ssa Giulia Pantano, ha annullato l’ordinanza impugnata rimettendo in libertà l’infermiere.

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