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di Angelo Barraco
Roma – Sulla morte di Giulio Regeni ci sono poche certezze e molti dubbi. La mancanza di collaborazione tra Egitto e Italia non ha certamente facilitato la ricerca della verità. In merito a questo fattore si è espresso il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nel corso di un’intervista a Voci del Mattino su Radio Rai dicendo “Per noi il ritorno alla normalità delle relazioni (con l'Egitto) dipende da una collaborazione seria” e ha aggiunto “Purtroppo la nostra pressione, la nostra ricerca di verità non ha avuto risposte soddisfacenti. Il che vuol dire una cosa semplicissima e cioé che se qualcuno immaginava che il trascorrere del tempo avrebbe un po' diminuito l'attenzione dell'Italia e un po' costretto tutti a rassegnarci a un ritorno alla normalità della relazioni, per noi il ritorno alla normalità delle relazioni dipende da una collaborazione seria” precisando inoltre che “una cosa molto importante nelle relazioni tra paesi, nelle relazioni diplomatiche, cioé che noi abbiamo richiamato a Roma il nostro ambasciatore al Cairo… e questo è un gesto molto forte nei rapporti tra Stati” e ha concluso “E continuiamo ad esercitare, non solo attraverso quel gesto del richiamo dell'ambasciatore ma in tante forme anche una pressione diplomatica perché si arrivi alla verità. Sappiamo che non sarà facile”. Certamente l’esternazione fatta dalla presentatrice televisiva nonché ex attrice egiziana, Rania Yassen mentre stava annuncianto l’apertura di un’inchiesta nei confronti dell’agenzia Reuters, in merito alla vicenda Regeni, ha destato parecchio scalpore poiché la presentatrice ha detto “Che andasse al diavolo!” e ha definito le pressioni internazionali per la mancanza di chiarezza “un complotto”. Ma le sue esternazioni non si sono di certo fermate qui poiché ha detto che Giulio “non è certo l’unico al mondo” (riferendosi alla morte). La presentatrice ha voluto precisare anche che secondo lei “tutto questo interesse per il caso Regeni a livello internazionale, come nel Regno Unito e negli Stati Uniti, rappresenta una sola cosa: siamo davanti ad un complotto. Come se Regeni fosse il primo caso di omicidio in tutto il mondo” aggiunge che vi sono tanti egiziani spariti al mondo, anche in Italia, USA. “Anche noi abbiamo un giovane egiziano sparito in Italia”. Inoltre ha definito le teorie in merito al delitto come “una provocazione”, aggiungendo anche che il giovane “potrebbe anche appartenere ai servizi segreti”. Il canale “Al Hadath al Youm” è stato lanciato due giorni dopo il ritrovamento del corpo di Regeni.
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