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di Angelo Barraco
Dopo che l’Italia è stata recentemente condannata dalla dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per tortura per i fatti del G8 e il blitz delle forze dell’ordine all’interno della scuola Diaz dove c’erano dei manifestanti anti-G8 che sono stati pestati a sangue. Sembra che la politica italiana abbia alzato la testa e abbia preso coscienza sul reato di tortura, anche se il ripensamento dei politicanti è avvenuto con un ritardo trentennale. Il via libera della Camera al ddl sul reato di tortura, avvicina il nostro paese all’introduzione di questo nuovo gravissimo reato, che diventerà legge tra qualche settimana dato che il testo deve tornare al Senato. Il testo ha avuto 244 si, 14 no e 50 astenuti. Il ministro della giustizia Andrea Orlando rivolge un appello finale in aula dicendo: “il più ampio possibile per andare a Strasburgo con un risultato non del governo ma di tutto il Parlamento”. Dopo i fatti avvenuti alla Diaz e quanto detto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, i politicanti dovrebbero dimostrare il cambiamento agli italiani che quel giorni si trovavano lì, a quegli italiani che guardavano la tv e hanno visto uno stato che lottava contro i cittadini indifesi ed inermi e non alla bella figura da fare con Strasburgo. Analizziamo la legge in questione: l’articolo 1 prevede che quello di tortura sia un reato comune e punibile con la reclusione da 4 a 10 anni e ascrivibile a chiunque: “con violenza o minaccia ovvero con violazione dei propri obblighi di protezione o assistenza, intenzionalmente cagiona a una persona a lui affidata, o comunque sottoposta a sua autorità, vigilanza o custodia, acute sofferenze fisiche o psichiche, per ottenere informazioni o dichiarazioni, per infliggere una punizione, per vincere una resistenza o in ragione dell'appartenenza etnica, dell'orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose”. L’aggravante scatta quando a commettere il reato è un pubblico ufficiale che abusa del suo potere e in questo caso la pena aumenta e raggiunge un massimo di 15 anni di carcere e una minima di 5 anni. Per i cittadini stranieri invece la legge prevede l’estradizione richiedente.
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