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7 anni faon
RAVENNA – Alle prime ore del mattino militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ravenna hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Ravenna, nei confronti di cinque persone indagate per bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio con l’aggravante della transnazionalità del reato.
Il provvedimento cautelare è stato adottato sulla scorta delle risultanze delle indagini svolte dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ravenna, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, che hanno fatto luce sul fallimento di una storica società ravennate già operante nel settore della grande distribuzione di prodotti alimentari e da panificazione, deliberatamente condotta al fallimento attraverso una sistematica opera di spoliazione del patrimonio aziendale.
Le attività investigative hanno permesso di appurare come gli arrestati, attraverso la costituzione di società italiane ed estere e l’apparente giustificazione di rapporti commerciali in realtà inesistenti, fossero riusciti nell’intento di drenare ingenti disponibilità finanziarie dai conti della società fallita, dirottandole verso rapporti bancari di altre imprese a loro riconducibili, causandone deliberatamente lo stato di irreversibile decozione.
L’indagine, avviata circa due anni fa, è scaturita da un esposto presentato da alcuni soci di minoranza dell’importante azienda ravennate, costituita in forma di cooperativa circa cinquant’anni or sono, che nel tempo è divenuta una realtà di riferimento nella fornitura di prodotti alimentari per la ristorazione e la panificazione anche a livello nazionale, con tre unità produttive a Ravenna e nelle province di Pesaro e Venezia.
L’attività investigativa, eseguita anche con l’ausilio di indagini tecniche, di indagini finanziarie e corroborata dall’esame di copiosa documentazione sequestrata nel corso di numerose perquisizioni eseguite in Emilia-Romagna, Lombardia e nel Lazio, ha consentito di accertare come, a partire dal mese di luglio 2014, la proprietà dell’impresa, facente capo ad un noto professionista di Ravenna, avesse architettato una vera e propria strategia predatoria del patrimonio societario, poi concretizzata a seguito del subentro di un imprenditore modenese nella titolarità dell’azienda.
Infatti, dopo aver rilevato l’impresa senza pagamento di alcun reale corrispettivo, l’imprenditore di Modena, avendo a completa disposizione i conti correnti ed i titoli di credito (cambiali e/o assegni bancari) della società, distraeva quasi due milioni di euro di risorse finanziarie a favore di aziende a lui riconducibili. Oltre un milione di euro sono fuoriusciti dai conti societari per il pagamento di fittizie operazioni commerciali con società riferibili agli arrestati con sede a Cuba, in Messico, in Gran Bretagna ed in Romania, autoriciclando i proventi della bancarotta fraudolenta.
Parte di tali somme è poi rientrata nella disponibilità del precedente proprietario della società, il professionista ravennate, che le ha utilizzate per acquisire le quote e quindi il controllo di un’impresa immobiliare, l’unico asset che era rimasto nel patrimonio aziendale della fallita.
Anche il parco auto della società, infatti, composto da 7 autovetture, è stato completamente depredato a favore di società dell’imprenditore modenese, che lo hanno rilevato senza alcun reale pagamento; così come il magazzino merci dell’impresa ravennate, ormai decotta, è stato interamente ceduto sottocosto ad un’altra società, costituita ad hoc e riconducibile sempre al soggetto di Modena, che una volta rivenduti tutti i beni ha cessato l’attività.
Oltre alla misura cautelare personale nei confronti dei cinque responsabili della bancarotta fraudolenta e dell’autoriciclaggio, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ravenna ha altresì accolto la richiesta della Procura della Repubblica di disporre il sequestro anche delle quote della società immobiliare acquisita dal professionista ravennate con i proventi illeciti autoriciclati, per un controvalore di circa 1,3 milioni di euro.
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