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di Ch. Mo.
Sembra difficile anche solo a dirlo ma, l’Italia riparte e il 2015 "segna la riscossa per le prospettive del Bel Paese". La crisi morde ancora ma, sebbene l'80% degli italiani continui a percepirla come grave e ritenga che durerà almeno altri 5 anni, spaventa sempre meno. A stabilirlo è stato il tradizionale rapporto curato da Acri e Ipsos per la 91esima Giornata mondiale del risparmio, che, dipinge un Paese dove ritorna la fiducia, soprattutto tra i giovani, e le prospettive personali e nazionali migliorano sensibilmente. Proprio l’anno 2015, è stato l’anno della svolta: un cambiamento vissuto nel proprio quotidiano, piuttosto che riconosciuto a livello collettivo. Se da una parte cresce la speranza, dall’altra, si perde la fiducia nell'Europa e nelle sue istituzioni.
I segnali di ripresa. Diversi sono i segnali che hanno permesso a questo rapporto un esito positivo: per il terzo anno consecutivo la quota di italiani capaci di risparmiare cresce ( nel 2015 sono stati il 37%, in aumento dal 33% del 2014 e dato più alto dal 2010); si riducono per il terzo anno di fila le famiglie in saldo negativo di risparmio ( scendono dal 25 al 22%, dato più basso dal 2005). Costanti al 41% le famiglie in pareggio tra guadagni e consumi. Cresce inoltre la voglia di investire nelle proprietà. Nel 2015 sale al 29% la quota di italiani che definisce ideale l'investimento nell'immobiliare. Un dato in netta ripresa dopo anni di tracollo: dal 70% del 2006 al 24% del 2014. La casa torna a essere l'investimento "principe" al Centro e al Sud.
Auto e telefoni tornano ad essere protagonisti delle famiglie italiane: la telefonia in particolar modo aumenta a dismisura con l’invenzione anche di nuovi modelli tecnologici.
Settori critici. Resta invece in difficoltà, sebbene anch'esso in miglioramento, il comparto del "fuori casa" con bar e ristoranti, viaggi e vacanze, cinema e teatri. Non c'è crisi che tenga invece per i medicinali che continuano a essere acquistati sempre di più: coloro che ne hanno incrementato il consumo sono il 29% contro il 10% che lo ha ridotto.
Le spese impreviste. Capitolo a parte è quello che riguarda le spese impreviste. Gli anni di crisi hanno ridotto le riserve di denaro di molte famiglie e, ancora oggi, quasi un nucleo su 4 (23%) non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 1.000 euro con risorse proprie.
Questi dati, ribadisce il rapporto, “ fanno comprendere come i segni di miglioramento riguardino solo coloro che hanno ridotto i timori legati alla crisi “, mentre " chi è in difficoltà rimane in difficoltà “ e "un'importante fetta di famiglie" resta "al limite delle proprie forze economiche".
Fiducia nell’Europa? Sempre meno. Visti i continui rimpalli di responsabilità e le continue manovre economiche che mettono a dura prova la nostra economia, secondo il rapporto Acri- Ipsos, l’Europa perde sempre più appeal tra gli italiani: coloro che hanno fiducia nell'Unione europea rimangono maggioritari, ma sono appena il 51% a fronte di un 49% che dichiara tutto il suo scetticismo verso Bruxelles.
L’Euro? Anche no. Anche la fiducia riposta verso la moneta unica diventa sempre più negativa. Quasi 3 italiani su 4 ne sono insoddisfatti (71% contro il 74% del 2014), sebbene la maggior parte degli italiani resti convinta della sua utilità nel lungo periodo. Appena il 4% degli intervistati attribuisce però le colpe della crisi all'Europa, mentre il 48% ritiene che la situazione attuale sia causata dal malgoverno del paese negli ultimi anni e dalle mancate riforme.
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