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di Silvio Rossi
La posizione del sindaco di Roma, dopo il braccio di ferro con Beppe Grillo, appare come un film già visto, con protagonisti diversi, solamente poco più di un anno fa.
La posizione di Virginia Raggi, oggi, non è dissimile da quella, scomoda, assunta dal suo predecessore Ignazio Marino. Anche l’attuale prima cittadina, dopo l’arresto di Marra, le dimissioni dell’assessore Muraro, il sacrificio imposto dei fedelissimi Frongia e Romeo, si trova nelle condizioni di non poter contare sull’appoggio del proprio partito, che su quella poltrona l’ha candidata e sostenuta.
Così come per il medico che ha diviso il Partito Democratico tra chi riteneva controproducente proseguire un’esperienza che definire fallimentare non è certo un’esagerazione, e chi optava per la difesa dell’isola deserta come fosse l’ultimo giapponese, oggi sono i Cinque Stelle che si dividono tra chi avrebbe voluto togliere il simbolo nazionale al Campidoglio, e chi ancora punta tutta la credibilità per una candidatura del Movimento a Palazzo Chigi sulla base dell’esperienza dei comuni maggiori. Scontro che ha raggiunto i massimi vertici, con Grillo da una parte che avrebbe voluto toglierle il simbolo del movimento, e Davide Casaleggio dall’altra, che con il padre Gianroberto furono i registi dell’operazione Campidoglio, che hanno blindato la Raggi.
Se fino a inizio millennio, la poltrona a Palazzo Senatorio era il trampolino per presentarsi da protagonista nella politica nazionale, oggi è diventata quasi una condanna. Gianni Alemanno, prima di diventare sindaco dal 2008 al 2013, era uno dei papabili eredi del centrodestra berlusconiano, finita la sua esperienza, ha visto il suo ruolo politico perdere credibilità irreparabilmente. Al suo successore non è andato meglio, se nel 2009 Marino era uno dei candidati per la segreteria nazionale del partito, oggi è conosciuto come “il marziano”, la sua presenza in Campidoglio è stata il frutto di un gioco di potere che gli si è alla fine ritorto contro.
Riuscirà la Raggi a invertire il trend che in questi anni ha caratterizzato Roma? Gli interessi della politica nazionale avranno ancora il sopravvento rispetto a quelli dei cittadini romani? Avrà Virginia la possibilità di continuare, o come dicono i detrattori di iniziare, a governare la città, oppure si troverà isolata dai suoi stessi consiglieri, così come è avvenuto a Marino e come alcuni rumors stanno facendo intendere anche nella giunta odierna?
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