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Editoriali

Radio Maria: quando i microfoni che tremarono d'ipocrisia

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di Angelo Barraco
 
“Dal punto di vista teologico questi disastri sono una conseguenza del peccato originale quindi si possono considerare veramente come castigo del peccato originale” sono queste le considerazioni in merito al terremoto che ha espresso Padre Giovanni Cavalcoli ai microfoni di Radio Maria, l’emittente di matrice esclusivamente cattolica di Erba che ha permesso al frate domenicano di far stendere un ulteriore velo pietoso in merito all’inutile, becera e inopportuna volontà di scaricare frustrazioni che non hanno nessun nesso logico con la tragedia che ha colpito il Centro Italia ma che si restringono in un’ottica di bigottismo all’interno del quale la religione ha nuovamente varcato la soglia etica e morale del rispetto dell’amor proprio che tanto ama professare e che porta in auge nei grandi palchi in marmo sorretti da fedeli accecati da fasti di santità e posti in ginocchio a frati che nella concretezza dei fatti violano diversi principi.  Padre Giovanni Cavalcoli, domenicano come Giornano Bruno, ma non con la lingua in giova come per quest’ultimo, non si è sottratto di certo a pungenti considerazioni di carattere associativo/teologico che gettano ulteriormente nello sconforto e nel dolore le vittime di una tragedia quale il terremoto che ha piegato in due l’Italia, seppellendo sotto cumuli di macerie e calcinacci intere famiglie che in un battibaleno hanno perso il costrutto di una vita e oggi rivedono le loro città trasformate in lande desolate e disastrate dove la ricostruzione appare lontana a causa di una burocrazia che rende il tutto incerto, ma il frate domenicano nel corso di una trasmissione ha dichiarato: “Tutte le sventure, tutte le forme di ostilità sono castighi divini e quindi questo è un punto da tener presente perché alcuni son rimasti scandalizzati, han detto ‘ma come tante povere vittime del terremoto’ però dobbiamo tener presente che secondo la bibbia siamo tutti peccatori allora cadiamo sotto i castighi divini” la speaker chiede se quindi è il peccato a generare il terremoto e la risposta del parroco è “Si, la bibbia dice che la morte, tra tutto quello che è ostile all’uomo, è conseguenza del peccato” la speaker chiede allora chiese se gli omosessuali, come ha detto il parroco, sono i più colpevoli di tutti quanti? Il parroco risponde “Si, questo dovrebbe essere evidente, è un peccato contro natura quindi merita castigo”. Una forma di pensiero tanto arcaica quanto antica che ci fa compiere un precipitoso tuffo indietro nel 1348/1353, quando l’Europa era invasa dalla terribile peste nera, la terribile epidemia che uccise tra un terzo e metà della popolazione europea durante il XIV secolo., quando si pensava che la peste fosse stata portata dalle streghe che erano perseguitate poiché accusate di patteggiare con il demonio. Il prete inoltre punta il dito contro gli omosessuali, considerandoli peccatori ma esclude il principio sacrosanto dell’amore verso il prossimo quale principio unico e universale inscindibile dal sesso che tanto viene predicata bene ma razzolata male. La concezione bigotta di un credo che non si è mai discolpato dal peccato originale non pone la questione del peccato coscienzioso compiuto da preti pedofili che hanno indelebilmente leso, tramite azioni coercitive, innocenti vite con il pretesto di una sana dottrina che si è rivelata fuorviante attraverso la manipolazione che alcuni uomini di chiesa hanno attuato contro fragili creature che cercavano soltanto la protezione amichevole di un adulto e hanno trovato un mostro. Il terremoto ha spazzato via intere comunità ma secondo la concezione del prete la colpa sarebbe dei gay e delle lesbiche. Radio Maria manda a gran voce tali enunciati attraverso i suoi 850 ripetitori che consentono una copertura su tutto il territorio italiano, paragonabili a quelle della Rai. Non è la prima volta però che la radio ospita fenomeni da circo travestiti da cattolici poiché in passato le famiglie arcobaleno erano state definite “sporcizia” e in occasione del processo “Vatileaks” i giornalisti sotto processo sarebbero stati “da impiccare”. Una fede cattolica evidentissima e coerente come un pugno allo stomaco dato da Gesù Cristo a un pugile. Tanto coerente al cattolicesimo che nel febbraio scorso hanno persino augurato la morte alla senatrice Cirinnà, relatrice del testo sulle unioni civili “brinda a Prosecco, eh eh, alla vittoria. Signora, arriverà anche il funerale”. Ma non hanno risparmiato l’acqua santiera nemmeno per il terremoto in Abruzzo, dove hanno sperperato supercazzole dichiarando che era stata una tragedia voluta dal Signore. L’emittente però adesso mantiene le distanze dalle affermazioni del prete domenicano “Radio Maria ritiene inaccettabile la posizione di Padre Giovanni Cavalcoli riguardante il terremoto e lo sospende con effetto immediato dalla sua trasmissione mensile”, il prete però insiste “Sono dottore in teologia da 30 anni, ho lavorato in Vaticano con san Giovanni Paolo II e ribadisco che peccati come l'omosessualità meritano il castigo divino”. Il Vaticano intanto condanna tali affermazioni andate in onda e il Mons. Angelo Becciu ha dichiarato: “Sono affermazioni offensive per i credenti e scandalose per chi non crede” aggiungendo che si tratta di affermazioni “datate al periodo precristiano e non rispondono alla teologia della Chiesa perché contrarie alla visione di Dio offertaci da Cristo. "I terremotati ci perdonino, a loro solidarietà del Papa. Cristo ci ha rivelato il volto di Dio amore non di un Dio capriccioso e vendicativo. Questa – spiega – è una visione pagana, non cristiana. "Chi evoca il castigo divino ai microfoni di Radio Maria offende lo stesso nome della Madonna che dai credenti è vista come la Madre misericordiosa che si china sui figli piangenti e terge le loro lacrime soprattutto in momenti terribili come quelli del terremoto” aggiunge inoltre che “Radio Maria deve correggere i toni del suo linguaggio e conformarsi di più al Vangelo e al messaggio della misericordia e della solidarietà propugnato con passione da papa Francesco specie nell'anno giubilare. Non possiamo non chiedere perdono ai nostri fratelli colpiti dalla tragedia del terremoto per essere stati additati come vittime dell'ira di Dio. Sappiano invece che hanno la simpatia, la solidarietà e il sostegno del Papa, della Chiesa, di chi ha un briciolo di cuore”. Mentre qualcuno preferisce associare il terremoto ai peccati degli esseri umani senza riflettere con logicità consequenziale al fatto stesso che le parole medesime corrispondono esse stesse ad un peccato, l’Italia si mobilita per la ricostruzione in maniera concreta e senza sprecare fiato inutile. Matteo Renzi fa sapere infatti che a Palazzo Chigi sarà istituito un dipartimento su “Casa Italia”, un progetto per mettere in sicurezza in Paese. Tale proposta è sottoscritta da diversi esponenti del Dem con misure che “hanno l'obiettivo di rafforzare la prevenzione e la resistenza del patrimonio residenziale, produttivo e infrastrutturale agli eventi anti-sismici”. Il testo è stato assegnato alla commissione Ambiente della Camera in data 25 novembre del 2013 ma l’esame non è mai partito. E’ previsto un aggiornamento della classificazione sismica del territorio nazionale, il censimento delle opere che necessitano dell’adeguamento. Si prevede inoltre l’introduzione di misure atte alla compensazione per la sospensione delle attività industriali per il periodo dell’adeguamento. Un testo che porta alla valorizzazione del territorio e del patrimonio artistico e culturale attraverso un adeguamento nazionale antisismico. “È assai sorprendente che le ricchezze degli uomini di Chiesa si siano originate dai princìpi di povertà.” Montesquieu.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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