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Editoriali

Questione di libertà

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Di Andrea Barbi


Avendo assistito a tanti dibattiti in merito alla riforma costituzionale che il prossimo  4 dicembre saremo chiamati a votare ho capito che, a prescindere dalla conoscenza  giuridica e dai buoni propositi di chi vi partecipa, tutte queste discussioni  hanno in comune un dato incontrovertibile, ovvero, sono incomprensibili alla maggioranza di chi li ascolta. Persino chi ha compiuto percorsi di studi universitari o si interessa di politica, fatica a seguire per intero un dibattito sulla costituzione; molti ne escono più confusi di prima. Non è mia intenzione, quindi, entrare nel merito della riforma per discuterne ogni passo, ma tentare di essere il più chiaro possibile per far capire a chiunque legga questo articolo i rischi concreti che la nostra democrazia sta correndo. Perché il vero problema non è tanto che uso farà delle nuove istituzioni l’attuale modesta classe politica italiana. Il problema è quel che potrà accadere in un futuro forse anche prossimo. E’ un azzardo varare una riforma che spazza via le garanzie del costituzionalismo liberale, proprio nel momento in cui, ovunque in Europa , spuntano come funghi nuovi movimenti populisti e totalitari, perfino in paesi dell’Europa occidentale che si ritenevano fra i più muniti di anticorpi e dotati di tradizioni democratiche molto più solide e radicate che in Italia.


E’ perfino imbarazzante dover illustrare concetti che dovrebbero far parte dello scontato bagaglio culturale condiviso da ogni cittadino che abbia assolto l’obbligo scolastico. Eppure sono le cronache politiche di questi mesi a evidenziarne la necessità.Quasi tutte le democrazie liberali sono dotate di una costituzione rigida, che cioè non può essere modificata se non ricorrendo a un procedimento aggravato, che richiede di regola maggioranze alquanto più ampie di quelle necessarie ad approvare la legislazione ordinaria. A modificare una costituzione non basta il voto dei rappresentanti della maggioranza semplice dei cittadini elettori. E’ necessaria una maggioranza qualificata. L’ovvia ragione di questa procedura aggravata e della più ampia maggioranza richiesta è che si ritiene che le regole fondamentali del gioco democratico, le garanzie delle libertà costituzionali e i diritti delle minoranze debbano essere sottratti all’arbitrio della maggioranza, legittimata sì a governare e a legiferare dopo aver vinto un’elezione generale, ma non a manomettere regole e principi di fondo.


Ma queste sono, ormai, tutte considerazioni travolte dalla brutalità della realtà politica dell’Italia di questi mesi. Oggi si è arrivati al punto che la decisione politica effettiva di cambiare la costituzione non è stata assunta in una sede parlamentare. E non è nata neppure nell’ambito dei gruppi parlamentari, o di partiti, che rappresentino la prescritta maggioranza dei due terzi, o almeno quella assoluta. Tanto meno il progetto di riforma è stato presentato, discusso e dibattuto pubblicamente in una campagna elettorale, prima di essere perfezionato. Partiti, gruppi parlamentari ed elettori dovrebbero trangugiare tale e quale una decisione di tale portata, solo in quanto essa ha costituito l’esito di un incontro avvenuto fra due capi politici, uno dei quali ha ricevuto dal parlamento un voto di fiducia come presidente del Consiglio dopo essere stato legittimato nient’altro che da una votazione di partito, e l’altro è addirittura decaduto dallo stato di parlamentare per indegnità, in quanto condannato con sentenza definitiva per avere commesso un grave delitto e non essere riuscito, per una volta, ad acchiappare un ennesimo proscioglimento per prescrizione. Questa procedura ridicola è stata giustificata dal governo e dalla sua maggioranza con l’argomento che le riforme si decidono tutti assieme. Cioè in due, e quando uno dei due, strumentalmente si è tirato indietro, l’altro ha preteso di andare avanti lo stesso, dopo avere addirittura apportato modifiche al patto stretto con il suo degno sodale. Inoltre il parlamento che ha approvato queste riforme davvero epocali è stato eletto sulla base di una legge elettorale dichiarata in larga parte illegittima dalla Corte Costituzionale.


Il governo fa della bassa demagogia, quando accusa chi critica le sue proposte di essere contrario al cambiamento, di voler conservare semplicemente l’esistente. Si può anche condividere l’idea che sia opportuno superare il bicameralismo perfetto, ma queste non sono buone ragioni per avvallare riforme che, così come sono concepite, costituiscono un radicale e pericolosissimo peggioramento dell’esistente. L’intera riforma costituzionale di Renzi e Berlusconi viene addirittura presentata come se il suo fondamentale obiettivo fosse semplicemente quello di alleggerire l’iter burocratico parlamentare togliendo il senato. Il fatto è che la riforma mantiene il senato che sarà nominato dalla politica e continuerà ad avere le stesse attuali competenze proprio in materia di garanzie costituzionali. E’ qui che si rivela il vero principio ispiratore di tutto questo folle progetto. Si vuole che il nuovo senato venga eletto in secondo grado, da una classe politica regionale a sua volta eletta con sistemi fortemente maggioritari. E’ assolutamente ovvio che ciò avverrà attraverso accordi di spartizione decisi da pochi oligarchi. La stessa modalità con le quali sono svolte le prime e scandalose elezioni provinciali indirette; perché sottolineo, per chi non se ne fosse accorto, che le province, la cui eliminazione è stata tanto acclamata, esistono ancora, ma non ce le fanno più eleggere.

Se questi appena descritti non sono i chiari segni di una deriva autoritaria del nostro paese, non saprei come interpretarli diversamente. Purtroppo in politica e nella storia, soprattutto in quella dell’ultimo secolo, non c’è mai un limite al peggio anche oltre il pensabile, ma la coscienza e il senso della storia sembrano tramontati e sepolti nell’ Italia di questi anni e perdere la dimensione storica è la via migliore per perdere la libertà.

 

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Ambiente

Agenda 2030, sostenibilità ambientale: ecco come impegnarci

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La sostenibilità ambientale è uno dei goals previsti nell’Agenda 2030. Tale documento evidenzia obiettivi molto importanti tra cui, porre fine alla fame nel mondo, dire stop alla violenza sulle donne etc …

Nelle scuole italiane e non solo sono stati avviati progetti per arrivare ai traguardi preposti.
Negli ultimi anni, l’obiettivo della sostenibilità ambientale ha visto una maggiore consapevolezza individuale e collettiva.

All’interno di molte scuole, sono state programmate diverse attività tra cui, insegnare la raccolta differenziata, organizzare gite guidate presso inceneritori e impartire lezioni o laboratori di educazione civica e ambientale da parte dei docenti.

Ogni proposta ha rappresentato la possibilità di rendere i ragazzi e gli adulti maggiormente consapevoli di alcune problematiche legate al nostro pianeta: dalla deforestazione, alle banche di plastica che osteggiano la pulizia dei nostri mari, al riscaldamento globale fino ad arrivare alla totale trasformazione del territorio mondiale.

Molte di queste problematicità, causate principalmente dall’agire umano, vengono studiate non solo dalla scienza, ma anche dalla geografia. Siamo in un mondo globale in cui la questione ambientale e le sue possibili modifiche future preoccupano gli studiosi.
Per tale motivo il concetto di sostenibilità dell’ambiente è un argomento che sta molto a cuore agli esperti e non solo.

Tuttavia, sono nate diverse occasioni per evitare una totale inaccuratezza da parte dell’uomo. Pertanto, per sviluppare una maggiore sensibilità di fronte alla cura costante e attiva del nostro ambiente sono state previste diverse iniziative, partendo proprio dal comportamento dei cittadini stessi:

  • periodicamente si svolgono numerose campagne ambientali per sviluppare una corretta raccolta differenziata da parte dei singoli Comuni, Regioni e Stati;
  • ogni città al suo interno ha organizzato incontri in cui vengono spiegate le diverse fasi di raccolta dei rifiuti;
  • si sono definite regole precise per mantenere pulite le città;
  • di tanto in tanto ogni regione predispone seminari o incontri a tema su come incentivare l’uomo a rendere sempre più vivibile l’ambiente in cui abita;
  • molte scuole hanno sviluppato ricerche e sondaggi, tramite esperti del settore, per sensibilizzare i giovani e gli adulti a far fronte a questa urgenza di “pulizia” all’interno degli ambienti in cui si vive;
  • si organizzano, inoltre, convegni internazionali sulla sostenibilità ambientale e su eventuali nuove tecniche di intervento.

In generale, dalle scuole, alle diverse associazioni e al governo si è trattato l’argomento sulla sostenibilità, ponendo questi obiettivi come primari e improrogabili per “risistemare” il nostro pianeta.

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Editoriali

Aggressione omofoba a Roma: chi ha più prudenza l’adoperi!

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Mercoledì due ragazzi, per un bacio, sono stati aggrediti da un gruppo di egiziani al grido: “Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare” rischiando davvero grosso.


Per fortuna, invece di reagire, hanno chiesto l’intervento delle forze dell’Ordine che, prontamente, sono intervenute mettendo in salvo i due ragazzi. In queste situazioni “Ci vuole prudenza!”

È un pensiero che la mia generazione ha recepito troppe volte in malo modo e, di contro, le generazioni attuali non sanno neanche da dove provenga.

E se alla mia età arrivo a scrivere di questo è perché il clima che si respira in ogni parte del mondo predica proprio la prudenza. Assistiamo, troppe volte, a situazioni in cui le aggressioni, le violenze, i soprusi colpiscono e fanno piangere proprio perché quella virtù molto predicata e poco praticata, la prudenza appunto, viene accantonata per imporre magari le nostre ragioni di fronte a soggetti che non hanno nulla da perdere pronti a tutto e senza scrupoli.

E non mi si venga a dire “ci rivuole il manganello” perché violenza chiama violenza, aggressione chiama aggressione, sopruso chiama sopruso.

Non so “offrire” una ricetta perché i tanti “Soloni”, esperti in materia, sono decenni che “toppano”, sbagliano, predicando il “dente per dente”.

Occorre “certezza di pena” e “controllo del territorio”. E se a tutto ciò aggiungiamo un “cultura woke” che, a mio avviso, vuole imporre a colpi di “politicamente corretto” scelte sulla vita di ognuno ci ritroveremo davvero a riconsiderare vero ed attuale il pensiero di Thomas Hobbes “Homo hominis lupus”, l’uomo è lupo agli uomini.

Perché l’integrazione non si impone per legge come anche l’inclusione.
Sono processi che passano attraverso l’accettazione di entrambe le parti in modo paritetico e rispettoso ognuno dell’altro.

Quindi, “prudenza” perché, come diceva Henry de Montherlant: Bisogna fare cose folli, ma farle con il massimo di prudenza”.

l’immagine rappresenta l’allegoria della Prudenza

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Editoriali

L’illusione della superiorità e l’incoscienza di chi crede di avere una coscienza superiore: Beata ignoranza!

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Nell’era dell’informazione e dell’autorealizzazione, sempre più individui si convincono di possedere una coscienza superiore, una sorta di illuminazione intellettuale e morale che li pone al di sopra della massa. Questa percezione, spesso priva di una reale base di merito, non solo è pericolosa, ma anche profondamente ingannevole. L’illusione della superiorità può infatti condurre a un’autocelebrazione sterile e alla svalutazione di tutto ciò che non rientra nella propria visione del mondo.

L’autocompiacimento dell’ignoranza

Uno dei fenomeni più diffusi è l’autocompiacimento dell’ignoranza. Alcuni individui, forti di una conoscenza superficiale acquisita attraverso fonti discutibili o parziali, si autoconvincono di avere una comprensione profonda e completa delle cose. Questo atteggiamento li porta a rifiutare qualsiasi opinione contraria, chiudendosi in una bolla di autoconferma. Il paradosso è che più limitata è la loro comprensione, più ferma è la loro convinzione di essere superiori.

La mediocrità travestita da eccellenza

Chi si illude di avere una coscienza superiore spesso ignora la necessità di un’autoanalisi critica e di un continuo miglioramento. Questa mancanza di umiltà e di riconoscimento dei propri limiti porta a una stagnazione intellettuale e morale. La mediocrità, in questo contesto, si traveste da eccellenza, mascherata da un velo di arroganza e presunzione. La vera eccellenza richiede infatti la capacità di riconoscere i propri errori e di apprendere continuamente dall’esperienza e dagli altri.

Il confronto con la realtà

Per smascherare l’illusione di una coscienza superiore, è essenziale confrontarsi con la realtà in modo aperto e onesto. Questo implica ascoltare opinioni diverse, accettare critiche costruttive e riconoscere l’importanza della competenza e dell’esperienza. Solo attraverso questo confronto si può sviluppare una vera comprensione e una consapevolezza autentica.

L’importanza dell’umiltà

L’umiltà è la chiave per evitare la trappola dell’illusione di superiorità. Riconoscere che la propria conoscenza è limitata e che c’è sempre spazio per migliorare è il primo passo verso una crescita autentica. L’umiltà permette di apprendere dagli altri e di riconoscere il valore della diversità di pensiero e di esperienza. Solo con questa attitudine si può sviluppare una coscienza realmente superiore, basata non sulla presunzione, ma sulla consapevolezza e sulla continua ricerca del miglioramento.

L’illusione di una coscienza superiore è un inganno pericoloso che porta all’arroganza e alla stagnazione. La vera superiorità non risiede nella convinzione di essere migliori degli altri, ma nella capacità di riconoscere i propri limiti, di apprendere continuamente e di confrontarsi con la realtà in modo aperto e umile. Solo attraverso questo percorso si può raggiungere una consapevolezza autentica e contribuire in modo significativo al proprio sviluppo e a quello della società.

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