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QUANDO LA COPPIA SCOPPIA

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Tempo di lettura 6 minuti I figli non decidono di nascere, come non decidono di separarsi

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Sara Desirèe Galea

La separazione coniugale  è, o dovrebbe essere, soltanto una variazione dello stato civile, quindi, dovrebbe essere considerata come  una mutazione dell’amore, che viene ad assumere una diversa forma portandosi al di sopra dell’attrazione romantica e fisica,  diventando un’importante comunione d’intenti, e realizzazione, di una nuova situazione di vita, soprattutto laddove da una unione siano nati dei figli che richiedono  la presenza di entrambe le figure genitoriali.

Ho scritto un libro inchiesta sulla separazione coniugale e l’affido condiviso,  qualche anno fa, due anni fa, e non lo dico per invitarvi ad acquistarlo perché tanto non lo trovereste perchè fuori edizione ma soltanto per garantire che le opinioni che usciranno da questo articolo sono frutto di uno studio ed una ricerca molto doviziosa, perchè è stato portato alla luce  un quadro aberrante di ciò che avviene nella cruda realtà della separazione coniugale  e, proprio in base ai dati che sono emersi da un campione di separazioni prese in analisi, campione molto nutrito, e da associazioni per la tutela dei figli di separati,  avvocati e varie istituzioni intervenute a supporto della veridicità di quanto emerso, questa realtà, scandagliata ed analizzata da diversi punti di vista, nel momento in cui si sono tirate le somme,  ha fatto venire a galla una realtà cruda, una sofferenza spietata, ed una verità sconcertante: l’essere umano in determinate situazioni, come durante una separazione coniugale, entra in un’insana follia che lo porta a commettere i più orridi crimini, anche di natura psicologica, oltre che fisica, morale etc, nei confronti dei figli stessi, semplicemente per vivere il gusto dell’appagamento personale attraverso la sofferenza dell’altro.
 
E’ inutile fare finta di nulla, a un certo punto può succedere che tra compagni, o coniugi, venga  a mancare la complicità,  la voglia di stare insieme, l’amore.  Può verificarsi che ci s’innamori di altri, o che si comprenda di non essere anime gemelle o, ancora, ci si accorga che il sentimento che un giorno riusciva a sospingere verso i cieli dell’oblio  diventi la perdita totale di ogni interesse e voglia di esistere, andare avanti, credere di poter essere nuovamente felici. Si innesca una trasformazione mentale, ed interiore, a prescindere da ciò che coscientemente si vuole, che porta a patire sconforto, depressione, assenza di gioia e, quindi, a perdersi in un cammino di comportamenti incivili per riuscire ad esorcizzare quello che è effettivamente vissuto come un  momento di morte interiore, sia per chi lascia e per chi viene lasciato, che si aggrappa, erroneamente, ad un diritto inesistente di possesso nei confronti dell’altro,  cercando in tutti i modi, anche attraverso una dichiarazione di guerra totale, di impedire che la separazione avvenga.

E’ veramente incredibile osservare come le situazioni cambiando portano uno scombussolamento generale di sensazioni, emozioni, e comportamenti; l’Amore e la favola si trasformano in percezioni, è bene chiarirlo che si tratta  di percezioni, di  dolore, sofferenza, smarrimento, livore etc. della nostra razionalità   irrazionale  che non vuole perdere ciò che pensa gli appartenga, “la sicurezza di una stabilità, ed un equilibrio ora mai creati negli anni a scanso della gioia, dell’Amore, del desiderio di vivere con gioia.’’ La separazione, ora mai, è una situazione che fa parte della realtà di questi tempi che stiamo vivendo,  e invece di essere vista come un semplice modificazione dello  stato civile diventa una lotta all’ultimo sangue. Ci trasforma in esseri spregevoli, votati a una vita infernale stabilita dalla nostra pazzia, e da tutti coloro i quali intervengono in un contesto delicato e doloroso in cui soltanto le parti colpite possono offrirsi l’aiuto, e la reale partecipazione, per giungere ad una nuova e meravigliosa dimensione di vita. Sì, è così, quando si è condivisa una parte della nostra esistenza con qualcuno, e si è vissuto affetto, non possono subentrare interesse e gioco delle parti, ma dovrebbe continuare la realizzazione di una stabilità emotiva, di un nuovo equilibrio che crei un ambiente puro e colmo di amore. 

I figli non decidono di nascere, come non decidono di separarsi  e, soprattutto, sottolineiamo una cosa basilare, non devono assolutamente decidere chi scegliere di amare visto che per loro l’uno o l’altro genitore hanno pari importanza, e sono entrambi parte fondamentale della loro vita e crescita. Ma questo i genitori lo dimenticano ed iniziano  ad assecondare l'istinto primordiale della vendetta, della bramosia della spartizione dei beni, ed il riscatto dell’orgoglio ferito.’’ Quante volte succede che padri e madri, in fase di separazione, dimentichino che in questa stessa situazione i figli continuano a essere figli ? Una separazione non è, e non deve essere considerata una  morte, la fine, ma   un nuovo inizio, e soltanto per questo, i figli, dovendo adattarsi già al distacco fisico di uno dei due genitori, ovvero di colui che lascia la casa, non devono subire anche la sensazione di perdita ma soltanto una modificazione pratica della realtà, che è solo logistica, e non “affettiva ed emozionale’’.Il loro amore, e la necessità verso la  figura di entrambi i genitori, non deve essere surclassato dall’insensatezza, ed irresponsabilità, che  sopraggiungono in un momento così forte, importante, delicato, e che si può superare soltanto se tutti si continua ad essere intelligenti, camminando verso una nuova dimensione di esistenza, e verso la creazione di un ambiente ideale e favorevole per i figli.  Io non mi sento di condannare o sostenere nessuna parte in causa, sono tutte vittime, ora sto mettendo in luce il mio punto di vista sui genitori, vittime si, ma della propria volontà, della propria pazzia, di un delirio insensato che ha condotto l’essere umano a trascendere anche ciò che non può essere trasceso, l’amore per la vita.

Aimè tutto questo si è creato anche perché le leggi non sono applicate, dando quindi il potere alla sconsideratezza di creare questa follia  Se qualche genitore che si sta separando, o l’ha già fatto, sta leggendo questo articolo, potrà rendersi conto, da parte in causa,  di quali siano le dinamiche che portano a creare l’effetto domino che si realizza all’interno della coppia che scoppia e, soprattutto, dell’effetto che l’onda che si crea produce investendo chiunque, anche le vittime irresponsabili di questi terremoti. Se amiamo veramente i nostri figli, dobbiamo contattare tutta la nostra saggezza per mantenere la lucidità che ci occorre a sostenerci in questa situazione di crisi, e per ricordarci che, qualunque siano i motivi per cui ci si separa, sono soltanto motivi propri, che non devono privare i figli del loro diritto naturale di avere entrambi i genitori…Un altro argomento di cui non è fatta mai menzione, di grande importanza, sono i nonni. In una famiglia di solito ci sono i due genitori, i figli e per i più fortunati i nonni, tutti o quasi, ma anche gli zii, cugini ecc. La famiglia quando si separa si smembra, vedendo scomparire le figure familiari del genitore non collocatario.

Per il bambino, anche questo, è un notevole trauma da non sottovalutare, soprattutto perché fanno parte della loro storia, e quindi delle loro sicurezze. Pensando alle dinamiche che si strutturano all’interno di una separazione, se avete presente il funzionamento di un PC, la separazione diventa come un violento virus che, in seguito ad un tot periodo di tempo che impiega a corrodere  il sistema, inizia a fare sparire icone, programmi, file, foto fino a che il sistema non risponde più a nessun comando spegnendosi definitivamente. Come  virus cibernetici il virus che s’instaura dentro la realtà di una separazione coniugale è altrettanto letale, ma a sparire per sempre, oltre alle foto raffiguranti il passato, c’è la vita serena dei figli, e di entrambi i genitori, che pagheranno per tutta la vita la guerra che innescano per avere supremazia e senso di appagamento a scanso dell’altro. Hanno inventato tantissimi antivirus, in questo caso l’antivirus per eccellenza è l’amore per noi stessi, per i figli e per la vita che ancora dobbiamo vivere…

A questo antivirus io affiancherei un programma superiore che, vigilando sul corretto funzionamento dell’antivirus, sia pronto ad intervenire sulle parti ristabilendo gli equilibri che poi andrebbero a distruggere   il funzionamento dell’intero sistema, la società. Non dimentichiamoci che la famiglia, comunque si presenti (allargata, ristretta, naturale, legittima etc…) è la parte più piccola della società, non tutelarla significherebbe partecipare alla corrosione dei principi fondamentali sulla quale si basa il vivere civile e, quindi, ai miei occhi significherebbe partecipare alla creazione della distruzione dell’umanità. Io ad una coppia che venisse da me in preda al delirio da separazione gli farei delle semplici domande: cosa vi darà fattivamente sapere che l’altro non potrà vedere i figli? Cosa vi darà, concretamente, la consapevolezza che l’altro si danni la vita soffrendo per questa grave mancanza? Cosa vi porterà praticamente spendere tanti soldi tra avvocati tali ed eventuali? Cosa vi farà arrivare, realmente, sapere che quella persona  si trovi in uno stato di povertà economica, malessere psicologico e morale? Cosa vi darà, effettivamente, vedere i vostri figli incapaci di gestire la loro sofferenza quando vi sentiranno infamare l’altro genitore? Pensate che togliere ai vostri figli la figura dell’altro genitore li farà crescere completi e sereni come i figli che godono della guida di entrambi i genitori? Cosa sentite dentro di voi quando vi blindate dentro casa vostra e rapite vostro figlio? Se vi guardate allo specchio cosa vedete? Cosa vi renderebbe felici ora che state per iniziare una nuova vita? Cosa pensate possa rendere felici i vostri figli? Pensate veramente di essere nel giusto anche se siete stati traditi? Pensate veramente che siete nel giusto ergendovi a giudice e facendo in modo di addossare all’altra parte reati inesistenti con l’aiuto delle istituzioni? Provate ora a pensare alla vita dei vostri figli che possono godere della voce, dell’aiuto, e della presenza di entrambi i genitori. Cosa vi dice la vostra saggezza? Quale è la felicità dei figli? La vostra? Voi da genitori cosa volete per i vostri figli?

Un abbraccio ed alla prossima settimana …

 
 

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Roma, aggressioni e borseggi: intervista all’onorevole Riccardo De Corato

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In seguito all’aggressione avvenuta ieri sera a Simone Cicalone, noto youtuber impegnato a compiere riprese per mostrare i troppi fenomeni di borseggio che avvengono nella metropolitana di Roma abbiamo contattato al telefono l’onorevole Riccardo De Corato, già vicesindaco della città di Milano, assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia ed oggi parlamentare italiano e vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera.

INTERVISTA ESCLUSIVA ALL’ONOREVOLE RICCARDO DE CORATO, VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DELLA CAMERA

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Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: Riccardo Cucchi presenta i suoi libri

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Ieri sera in una piazza dell’Olmo piena all’inverosimile la “padrona di casa” l’elegantissima, come sempre, Emanuela Bruni ha dato il via alla serata, accompagnato dalla superba professionalità e simpatia di Giampiero Cacciato, facendoci ascoltare la sigla di “Tutto il calcio minuto per minuto” la trasmissione radiofonica per eccellenza che ha accompagnato le storie e le domeniche di tutti noi, donne e uomini, amanti di quello che è definito “il gioco più bello del mondo”: il calcio.
L’ospite è un sorridentissimo Riccardo Cucchi, voce storica di Radio Rai.
Anche stavolta, quasi una combinazione, “sono le 18 e 4 minuti” riprendendo la frase incipit del prologo di Radiogol, uno dei due libri presentato assieme a Un altro calcio – è possibile.
Emanuela, giornalista di razza, lo stimola immediatamente con un quesito: Oggi lo sport ed il calcio, nello specifico, sono importanti dal punto di vista sociale?
La risposta di Riccardo Cucchi diventa il filo che collega tutta la serata.

Giancarlo Ceccarelli, capitano della Lazio campione d’Italia Primavera stagione 1975/76

Ci spiega, con estrema dovizia, che già con le Prime Olimpiadi del 1896 lo sport abbia cercato di “sterilizzare”, usa proprio questo concetto, ogni forma di conflitto simulando un combattimento ma restando legato a valori alti ed etici che, purtroppo, le guerre ovviamente non prendono in considerazione.
“Il calcio è immerso nella vita, ne è parte stessa, è una delle tante attività umane. Immaginarlo isolato dal contesto sociale, politico ed economico è pura illusione” questo è il filo conduttore che lega i due libri.
Il calcio e lo sport nei due libri che ci presenta, spiega con serenità “sono il pretesto per parlare di altro”; calcio e sport, aggiunge, “sono storia dell’umanità, sono storia di rapporti umani, è cultura, è molto altro” racchiudendo poi questo concetto che lascia spazio ne “Un altro calcio – è ancora possibile” dove scrive: “il calcio è una sorta di carta assorbente che si impregna di tutto ciò di cui è impregnata a sua volta la società. Ma ha un obbligo etico, imprescindibile: deve promuovere valori”
Lo smarrimento della sua identità ma soprattutto l’avere perso il principio primo che lo sport eleva, la passione, lo sta riducendo in un qualcosa che ormai è più paragonabile ad un “bancomat” usato per fare business e fino a quando i tifosi non si renderanno conto che queste holding gestiscono “sentimenti”, tramutandole in denaro, resterà un qualcosa di assai lontano da quelle emozioni di un tempo.

Non c’è nostalgia, però nelle sue parole: il suo è un messaggio che vuole portare un cambiamento etico nei valori che il calcio può e deve mostrare perché il rischio è che “non può rinunciarvi senza pagare il prezzo di smarrire la sua stessa identità”.
Focalizza la sua attenzione sugli ultimi mondiali in Qatar dove il calcio è stato usato “per nascondere” le palesi ed evidenti violazioni dei più elementari diritti per un essere umano: “il calcio, dice, non può farsi strumentalizzare”.
8 stadi costruiti di cui oggi solo 2 restano in piedi: cita il quotidiano britannico The Guardian che raccontava in quei giorni di milioni di uomini usati come “schiavi moderni” gli venivano sequestrati i passaporti, dice con sdegno tra lo sguardo allibito dei partecipanti alla serata.
Oltre 6500 morti, la maggior parte di loro caduti da impalcature “i mondiali sono stati giocati in novembre/dicembre con un temperatura mite negli stadi ma loro – si riferisce agli schiavi moderni – hanno lavorato sotto temperature ben superiori ai 30/40 gradi”.
Quello che stasera compare in piazzetta dell’Olmo è un grido di dolore di chi, come lui, nato nella curva della Lazio dove, passati gli anni da radiocronista, è tornato per vivere la passione del calcio, vuole difenderlo dalle commistioni politiche e dai petrodollari ed invita qualunque dirigente sportivo ad assistere ad una partita di calcio direttamente in curva dove potrà riscoprire “il senso vero della passione sportiva” che non può e non deve essere confusa, dice, “né con lo spettacolo, né con l’intrattenimento”.

l’abbraccio fraterno di Riccardo Cucchi all’amico Giampiero Cacciato sotto lo sguardo attento di Emanuela Bruni

Poi Giampiero Cacciato “da Cogoleto” – ci tiene a specificare alla platea – che per anni ha collaborato con Riccardo Cucchi, “ero io a preparargli il microfono”, dice, dopo l’aneddoto dei tamburi camerunensi seguiti durante i mondiali di Francia 98 invece di recarsi allo stadio, affronta un tema assai delicato nello sport: il razzismo.
“Una cosa stupida”, dice tra gli applausi Riccardo Cucchi ed aggiunge che “se c’è qualcosa che mi ha insegnato la mia carriera giornalistica è che non c’è niente di più contraddittorio dello sport con il razzismo” e ricorda il primo caso passato alla cronaca di razzismo in Italia: cita l’acquisto, nel 1989, del giocatore di origine ebraica, Ronny Rosenthal, da parte dell’Udinese. Gli ultrà di questa squadra si sollevarono dimostrando un rigurgito antisemita generando una ingloriosa marcia indietro della socieà che non perfezionò l’acquisto adducendo come scusa banale un problema vertebrale.
Cucchi sottolinea l’atteggiamento costante di molte società che minimizzano tale problema giustificando che lo stadio rispecchia l’atteggiamento razzistico del mondo. Ma questo, dice, non può diventare una scusa e consiglia un’utopia: rovesciare il tema facendo divenire lo stadio il luogo virtuoso senza alcun atteggiamento razzistico isolando tutti coloro che lo manifestassero, sia sugli spalti che, ahimè, anche sui campi stessi.
Una idea rivoluzionaria perché il tifoso razzista è colui che contraddice ed infrange il concetto stesso di sport.
Una lezione morale, la sua, che viene accolta dagli applausi dei tantissimi presenti stasera in piazza dell’Olmo a Frascati.

E poi inizia il momento degli aneddoti: da Mario Giobbe che gli sintetizzò così il lavoro di radiocronista “Più breve sei, più bravo sei”.
All’esame in Rai con un Sergio Zavoli, presidente di commissione, che gli chiese: “Se noi decidessimo di avvalerci della sua collaborazione cosa vorrebbe fare” e la sua risposta “sfacciata”, aggiunge, fu: “il radiocronista!” Sapete come andò a finire? Fu costretto da Zavoli ad inventarsi una partita ed a commentarla: ma Zavoli non sapeva che quello era per Riccardo Cucchi il sogno che coltivava da bambino e fu davvero un’apoteosi, uno Juventus – Milan che fu il lasciapassare per l’ingresso in Rai, Mamma Rai.
All’essere stato, durante la finale dei 100 metri di Seul, il radiocronista che disse il maggior numero di parole: praticamente un record nel record.
Poi la “gavetta” in periferia, Campobasso, laddove ci si preparava alla presenza al microfono ed a presentarsi al microfono (dizione, parlare bene, lessico forbito) con un maestro d’eccezione: il grande attore Arnoldo Foà.
Ma il momento più entusiasmante le trasferte al fianco di Enrico Ameri che gli aveva stilato un regolamento e, una volta allo stadio, aveva come compito quello di segnare i calci d’angolo “ho avuto sempre il terrore di sbagliare i conti”.
E poi il racconto dello scudetto alla Lazio l’emozione incontenibile ed il dovere di essere, fino alla fine della carriera, dentro quella neutralità che contraddistingue il bravo giornalista.

Di certo, per un laziale purosangue come lui il momento più bello, ma che fa il paio con Inter – Empoli del 12 febbraio 2017 dove uno striscione della curva nord interista gli tributa un grazie immenso:
A TE IL NOSTRO APPLAUSO PER AVERCI EMOZIONATO PER DAVVERO IN UN MONDO FINTO – RICCARDO CUCCHI SIMBOLO DEL NOSTRO CALCIO

Lo striscione dedicato a Riccardo Cucchi dai tifosi neroazzurri il 12 febbraio 2017

Riccardo Cucchi ieri sera ci ha fatto scoprire quanto ancora la bellezza di questo gioco amato da milioni di italiani, ai tempi d’oro Tutto il calcio minuto per minuto raggiunge picchi di 25 milioni di ascoltatori, sia collegata alla quella passione che si vuole scippare via a noi che lo amiamo.

Una serata splendida chiusa dalla sua voce che ripete: qui da Frascati e da Riccardo Cucchi è tutto a te la linea studio centrale.

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Esteri

6 giugno 1944, operazione Neptune: il ricordo dopo 80 anni dallo sbarco in Normandia

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Don quella mattina del 6 giugno 1944 era li con tutti i suoi commilitoni.
Non sapeva, di certo, che quel giorno potesse fare la Storia,
Si, la Storia che si legge sui libri e di cui lui è stato uno dei protagonisti.
In questi giorni, dopo ottant’anni, è tornato li.
“Settemila dei miei compagni di marina sono stati uccisi. Ventimila fucilati, feriti, caricati sulle navi, sepolti in mare” ci dice Don Graves, un veterano del corpo dei Marines, con serenità e con un luccichio di lacrime negli occhi.

Nella foto Don Graves insieme al dottor Emilio Scalise

“Voglio, aggiunge, che i più giovani, le nuove generazioni sappiamo quello che noi abbiamo fatto”.
Per molti dei veterani presenti oggi qui il 6 giugno 1944 resta una pagina dolce e nel contempo amara: molti dei loro amici hanno perduto proprio su queste spiagge la loro vita.
E stamattina a Saint Mere Eglise quelli che un giorno erano “l’un contro l’altro armati” si abbracciano nel ricordo di una delle pagine più sanguinose della II Guerra Mondiale: lo sbarco in Normandia.

Cinque teste di ponte, l’operazione Neptune, per consentire agli eserciti alleati di creare quel terzo fronte determinante per la sconfitta del nazismo.
Oggi si ricorda il sacrificio di giovani, un tempo nemici, ed oggi uniti nel loro ricordo.
Una cerimonia solenne ma che diventa importante per l’abbraccio nel nome di una pace che stenta su tutto il pianeta e che vuole ricordare il coraggio e l’abnegazione di molti ragazzi che sapevano di andare a morire.

il mitico campanile di Saint Mere Eglise

Una nota leggera: come ogni anno sul “mitico” campanile di Saint Mere Eglise svetta un paracadute, assieme ad un manichino, che ricorda il fatto realmente accaduto di un soldato americano paracadutista che nel lancio sul paesino rimase impigliato con la vela del suo paracadute, rimanendo illeso ma bloccato in quella posizione.

il paracadute con il manichino svetta sul campanile di Saint Mere Eglise

In questi giorni, come già scritto in un nostro articolo (https://www.osservatoreitalia.eu/d-day-80-anni-dallo-sbarco-in-normandia/), alcune Jeep e di un Dodge Ambulanza di proprietà dei soci dell’Associazione HighWay Six Club ha raggiunto le spiagge francesi ed il dottor Emilio Scalise, uno dei soci, ci ha raccontato in presa diretta l’emozione: “Un giorno che resterà indelebile nella mia memoria”.

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