Frosinone
PROVINCIA FROSINONE, IANNARILLI RISPONDE A MANDARELLI SU FONDI DIFFERENZIATA
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ggiardino
Redazione
“In merito ai fondi per la raccolta differenziata dei quali fa menzione in alcune dichiarazioni alla stampa il Consigliere regionale , On. Alessandra Mandarelli, chiedendomene conto, rispondo alla cittadinanza alla quale tengo a rendere chiaro e leggibile ogni atto compiuto nella nostra Amministrazione, quanto segue: si tratta di complessivi 3.251.204,06 euro di cui due “reversali” di 1.282.960,83 euro cadauna giunte presso l’Ufficio Entrate del Settore Patrimonio e Risorse Finanziarie del nostro Ente in data 9 novembre 2011, oltre a 685.282,35 euro erogati dalla Regione Lazio in Conto Capitale". Lo dichiara in una nota Antonello Iannarilli Presidente della Provincia di Frosinone.
"Faccio presente ai cittadini e, in questo caso, anche al Consigliere Mandarelli, che la nostra Amministrazione ha emesso una determina destinata a finanziare la raccolta differenziata di diversi Comuni che ne avevano fatto richiesta con la presentazione di progetti, in seguito a Bandi emessi precedentemente, il 23 settembre del 2010. I cittadini e la Mandarelli sappiano che non era ancora stato dato seguito a quella determina a causa dei mancati incassi dei relativi finanziamenti regionali, giunti, in parte, solo lo scorso novembre. La nostra Amministrazione ha, dunque, inviato a tutela e nell’ interesse del territorio osservazioni e delibere alla Regione. La Mandarelli, evidentemente, parla di cose che non consoce affatto. Lo stato dell’arte, ad oggi, è che l’Ufficio del Settore Ambiente sta rivalutando i progetti presentati all’epoca, giacché, come è noto, i processi amministrativi devono essere adeguati alle esigenze nel frattempo intercorse e, eventualmente, alle normative. Valutino i cittadini e la Mandarelli di chi sono i ritardi. Per quanto riguarda, invece, le dichiarazioni del Consigliere Mandarelli, mi lasciano perplesso per altre questioni. Dovrebbe utilizzare lo stesso tono con se stessa dato che il suo grande impegno nella gravosa matassa della sanità regionale non ci sembra abbia portato benefici alla sua (nostra) terra. Né riesco a ricordare, per quanti sforzi chieda alla mia memoria, momenti di dialogo e confronto programmati dal consigliere regionale per discutere della situazione del nostro territorio, né per quanto riguarda il settore sanitario, né per altre importanti questioni inerenti il bilancio , il turismo , la formazione, le opere pubbliche o altro. La invito, quindi, a lasciar perdere critiche ed attacchi e ad occuparsi dei problemi reali di questa provincia, cercando al contempo di dare risposte concrete, soprattutto per quanto riguarda la sanità, che qui versa in condizioni davvero drammatiche, come potrebbe lei stessa constatare se solo si decidesse ad ascoltare i cittadini. Non basta, infatti, venire a Frosinone con i camper della Regione per fare, una volta ogni tanto, esami ed analisi alla gente: si tratta, infatti, di un’attività meramente propagandistica, o, nel migliore dei casi un minimo palliativo, dal momento che quotidianamente i tempi per poter ricevere prestazioni sanitarie sono lunghissimi. Un esempio? Chi ha prenotato, lo scorso 30 dicembre una mammografia nel servizio pubblico, potrà effettuarla, nel migliore dei casi, il prossimo 24 ottobre presso la struttura di Cassino, il 5 ottobre a Pontecorvo, il 19 novembre a Sora e il 31 dicembre (cioè oltre un anno dopo la richiesta), ad Alatri. La stessa sorte è toccata a chi ha dovuto prenotare un’ecografia alla tiroide: nel migliore dei casi, infatti, potrà ricevere la prestazione il 26 luglio prossimo a Pontecorvo, e nel peggiore, il 17 dicembre a Sora. Questi sono i problemi che il consigliere dovrebbe risolvere, senza dimenticare la drammatica situazione dei pronto soccorso, perennemente al collasso, della carenza dei posti letto, dei mancati pagamenti ad imprese creditrici del settore da anni, che rischiano di fallire proprio per i ritardi della Regione. Deve risolverli, questi problemi, e deve anche impegnarsi molto, dal momento che deve dimostrare di aver meritato l’incarico di consigliere regionale che attualmente ricopre e che a suo tempo non si è guadagnata con i voti, ma soltanto grazie all’inserimento nel listino; un premio decisamente inconsueto per chi, fino a poco prima, militava nel centrosinistra, e che invece sarebbe spettato ad esponenti di centrodestra che, per anni, hanno lavorato e si sono sacrificati per la coalizione. In sintesi, la Mandarelli di fatto mi accusa per un semplice ritardo sulla rendicontazione, ampiamente spiegato come sopra e che, comunque, non causerà problemi vitali, mentre le scelte e la gestione della sanità, di cui è direttamente responsabile in qualità di Presidente della Commissione regionale, hanno ricadute molto serie, ogni giorno, sulla salute dei nostri concittadini, per essere chiari”.
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“Sono qui oggi per chiedervi di scrivere una pagina di giustizia giusta”. E’ quanto ha affermato l’avvocato Dario De Santis, legale dei familiari di Serena Mollicone, uccisa Arce nel 2001, nell’udienza del processo d’appello che vede imputata l’intera famiglia Mottola e i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale. Nei giorni scorsi la procura generale ha depositato le conclusioni della requisitoria sollecitando una condanna a 24 anni per il maresciallo Franco Mottola, a 22 per la moglie Annamaria e il figlio Marco. Per Quatrale chiesta l’assoluzione mentre per Suprano il proscioglimento “per intervenuta prescrizione”. “Io rappresento anche Guglielmo, padre di Serena e ho l’onore e l’onere di dargli voce perché la sua vita è stata spenta prematuramente – ha aggiunto il legale -. Vi sono prove che escludono che l’omicidio di Serena sia stato commesso in caserma? Serena è entrata in caserma quella mattina? A queste domande dovete rispondere. Perché se è entrata in caserma è stata uccisa lì per due semplici ragioni: la prima è che non è uscita viva e la seconda è che i Mottola sostengono che non sia mai entrata. La somma di questi due elementi fa sì che sia morta lì”.
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Nel pomeriggio di giovedì, i Carabinieri del Radiomobile di Frosinone, impegnati nei controlli di routine al Casermone, hanno visto due persone affacciate al balcone di un appartamento che avrebbe dovuto essere vuoto e hanno deciso di capire cosa stesse succedendo. Prima che potessero raggiungere l’appartamento, tuttavia, i due si sono dati alla fuga, aiutati dalle telecamere piazzate in punti strategici, che hanno consentito loro di visionare e anticipare i movimenti dei militari.
Ai Carabinieri non è rimasto che dividersi: una squadra è andata a caccia dei due fuggitivi mentre un’altra è rimasta a presidiare l’appartamento, alla ricerca di eventuali complici o di elementi utili all’identificazione dei due soggetti. Lo sforzo congiunto ha dato in breve i suoi frutti: i due soggetti intravisti poco prima al balcone sono stati bloccati dai militari mentre tentavano di allontanarsi dal Casermone, intanto che all’interno dell’abitazione veniva trovato il passaporto di uno di loro.
I Carabinieri hanno quindi proceduto ad effettuare un’approfondita perquisizione dell’appartamento da cui erano scappati i due uomini, rivelatisi essere due albanesi, rinvenendo due coltelli a serramanico e una pistola semiautomatica con matricola abrasa pronta all’uso, considerato che aveva già caricato il colpo in canna ed erano presenti altri 7 colpi nel caricatore. In una scatola della libreria sono stati recuperati altre 10 cartucce di calibro diverso, destinate ad un’altra arma.
L’appartamento fungeva da vera e propria base di spaccio, considerato che al suo interno sono state rinvenute 3 dosi di cocaina, circa 10 grammi di hashish suddivisi in 3 pezzi e materiale vario per il confezionamento delle singole dosi.
La perquisizione è stata poi estesa ad un altro alloggio che i due soggetti hanno rivelato di avere in uso, scovando ulteriore materiale utilizzato per la preparazione degli stupefacenti.
I militari hanno proceduto pertanto all’arresto dei due stranieri che, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati condotti al carcere di Frosinone, ove sono rimasti anche dopo la convalida dell’arresto.