Editoriali
Profughi, migranti e renitenti… a proposito del decreto Salvini
Published
6 anni faon
A proposito del decreto Salvini ci si chiede: chi sono questi migranti che sostano davanti ai supermercati, fuori i cancelli delle chiese, che bivaccano nei giardini pubblici e sui marciapiedi?
Ci si chiede anche, questa loro, che vita è, dormendo nei parchi e in strutture fatiscenti, coprendosi con buste di plastica, cartoni e varie e di giorno vedendoli sempre con l’immancabile smartphone attaccato all’orecchio?
Conoscere più da vicino i migranti che bivaccano nel territorio italiano
Chi sono veramente e che sorta di accoglienza ed integrazione sarebbe tutto ciò? Le risposte sono tante. Ci sono i veri profughi che vengono da paesi come la Somalia e la Siria, poi ci sono quelli che oggi si usa chiamare migranti economici come i tanti che vengono, illudendosi, a cercare fortuna in Italia, fra di loro ci potrebbero essere renitenti come alcuni che vengono dall’Eritrea, ed infine ci potrebbe capitare qualche disertore ed ahinoi, non da escludere qualche criminale in fuga e magari qualche terrorista dormiente.
La gamma è variegata e esprimere giudizi a priori è azzardato
Se ci si domanda come mai hanno deciso di emigrare, quasi sempre la risposta è la stessa che vengono da un paese dove c’è la guerra, la fame, la siccità.
Tutto può essere però prima di prendere per oro colato quanto viene raccontato ed ahinoi sostenuto a spada tratta dal quartetto di sinistra onnipresente nei talk show televisivi Ascani-Morani-Bonafé/ Gualmini , e non volendo sposare a priori la tesi urlata dai capannelli ideologizzati tanto cari a certe trasmissioni tv, sarebbe giusto verificare l’informazione e per farlo non mancherebbero le fonti.
Provenienza dei migranti in Italia
Il primo dato disponibile dice che la maggior parte dei migranti in Italia proviene da paesi africani e nel 2016, ultimi dati ufficiali disponibili, sono arrivati circa 181 mila di cui il 21% dalla Nigeria, il 12% dall’Eritrea, il 7% dalla Guinea,Gambia e Costa d’Avorio, il 6% dal Senegal ed il 5% dal Sudan e Mali.
Dalla Nigeria, paese con una grave discriminazione religiosa e con numerose vittime degli estremisti islamici di Boko Haram, arrivano la maggior parte degli emigranti . Questione delicata perché la causa della loro provenienza giustifica il diritto all’asilo come profughi. C’è però il rovescio della medaglia che li squalifica perché si constata che in certi quartieri dell’Italia, paese ospitante, il traffico di sostanze stupefacenti, tratta degli esseri umani e sfruttamento della prostituzione sono le attività principali dei gruppi criminali nigeriani. Due stati che si mettono in netto contrasto, cioè quello di profugo e quello criminale.
L’Eritrea, da dove arriva il 12% del flusso migratorio dall’Africa, rappresenta un caso molto anomalo se non addirittura controvertibile.
Ci si chiede quanto sia lecito abbandonare il proprio paese in caso di guerra
Si inizia con il rimarcare che in Eritrea esiste un servizio militare obbligatorio ed è bene ricordare altresì che la renitenza da sempre ed ovunque ha costituito reato.
Si cita un caso a noi vicino: “Nell’Italia repubblicana la fattispecie del reato è stata per lungo tempo disciplinata dal Decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 1964 n. 237. In base all’art. 142 del D.P.R. 237/1964 il reato di renitenza si estingueva per prescrizione con il decorso di cinque anni dalla data di compimento del 45º anno di età (data di collocamento in congedo assoluto per limiti di età)”.
Si legge che i rapporti tra l’ Eritrea e l’Etiopia si siano normalizzati dopo una guerra di vent’anni e questo significa occasioni di investimenti
Questo storico evento non è certo dovuto a quelli che sono scappati coi barconi, lasciando donne, bambini e anziani dietro di loro, ma certamente agli eritrei coraggiosi che resistendo hanno combattuto, difendendo terra e gente a loro cara.
Mistero inspiegabile di tanti poveri che sborsano migliaia di euro per espatriare
Mahdi, uno degli eritrei ospitati al Centro Mondo Migliore a Rocca di Papa, è stato intervistato dal giornalista di Radio Radicale Andrea Billao.“Hai sentito i tuoi parenti?” chiede Billao.“Non so come spiegare, i miei familiari erano contenti, sapendo cosa avevo passato in Libia. I miei non sapevano come esprimere la loro felicità e ora , a ripensarci, mi emoziono”
La telefonata di Mahdi a casa sua dimostra che nei paesi di partenza sono al corrente di tutta la “via crucis” che percorre l’emigrato fino a che non arrivi sulle coste dell’Europa. Sapranno pure la situazione critica del paese dove l’emigrato pretende di trovare ospitalità, di sicuro sono consapevoli della crisi sia economica che occupazionale che attraversa l’Italia e l’estrema difficoltà se non addirittura l’impossibilità di attraversare le frontiere per passare in altri paesi del nord. E’ pur vero che il viaggio viene a costare al migrante svariati migliaia di euro e per chi scappa dalla povertà e avere a disposizione migliaia di euro da mettere “in forse” avrà pure qualcosa da spiegare.
Quello che si è detto per l’Eritrea vale per il Sudan e per il Mali
Dove c’’è la guerra, darsela a gambe, abbandonando donne, bambini ed anziani e pensando solamente a salvare la pelle non si può certo considerare “moralmente accettabile”. Questo comportamento è stato sempre ed ovunque chiamato renitenza e chi portava la divisa e si dava alla fuga oltre essere chiamato disertore lo si marcava di disonore.
I tanti emigranti provenienti dall’Egitto, dal Pakistan e dalla Tunisia non si comprende a quale titolo si possano considerare profughi a meno che non si voglia considerare profugo anche un italiano che emigra in Inghilterra o in Danimarca. L’eccessiva tolleranza e buonismo peloso verso casi che non meritano essere considerati tali, rischia di pregiudicare i diritti di quelli che meritano veramente il titolo di profugo, meritano veramente l’accoglienza e l’integrazione.
La sinistra onnipresente nei talk show televisivi ricordi che si può ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non si può ingannare tutti per sempre.
Emanuel Galea
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