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Cronaca

PROCESSO STATO-MAFIA: SCOTTANTI RIVELAZIONI DEL PENTITO D'AMICO

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Tempo di lettura 2 minuti“Matteo Messina Denaro non e' il capo di cosa nostra. Lui e' il capo mandamento di Trapani. Il capo di cosa nostra deve essere un palermitano”

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di Angelo Barraco

Palermo –  Il pentito Carmelo D’Amico, che ha iniziato a collaborare nel 2014, attualmente sottoposto ad un programma di protezione –si trova in una località protetta- ha detto di essersi pentito in seguito alle parole di Papa Francesco , si è autoaccusato di una trentina di omicidi e ha parlato di cose scottanti. Ha chiesto si essere sentito con urgenza inviando una lettera ad aprile, al pm Di Matteo. Le deposizioni di D’Amico avvengono in videoconferenza poiché si trova in una località protetta. Ecco quanto detto: “I nomi che farò oggi sono di persone capaci di tutto, possono entrare nelle carceri e uccidere simulando suicidi e morti naturali. Sono loro che dirigono la politica e cercheranno di togliermi di mezzo come volevano fare con lei, dottor Di Matteo” ecco quanto dice, ricordiamo che D’Amico è teste nel processo stato-mafia. Continua dicendo: “Andreotti, con altri politici, e i servizi segreti sono i mandanti delle stragi del 1992, di Capaci e di via D'Amelio. Me lo ha raccontato Antonino Rotolo in carcere. Hanno deciso di uccidere Falcone perché il giudice stava per svelare i contatti tra Cosa nostra e i servizi segreti con i politici. Volevano comandare l'Italia”, aggiunge “Il boss Rotolo mi rivelò che importanti politici si rivolsero a Ciancimino, tramite Cinà, per arrivare a Riina e Provenzano, Riina non voleva accettare i contatti, poi fu convinto da Provenzano e insieme scrissero alcuni punti come quelli sull'alleggerimento delle normative sui sequestri dei beni”, il pentito D’Amico continua dicendo: “Nino Rotolo mi rivelò che Provenzano non si è mai mosso da Palermo durante la latitanza perché era protetto dai carabinieri del Ros e dai Servizi segreti”. Ha continuato dicendo: “Avevo paura di parlare dei Servizi, per questo non l'ho detto prima e ho chiesto un nuovo interrogatorio, Non so se il Ros ha avuto un ruolo nella trattativa, ma ha coperto la latitanza di Provenzano”, continua “La condanna a morte di Di Matteo era stata decretata da Cosa nostra e dai Servizi perché stava arrivando a svelare rapporti costanti ed era peggio di Falcone”. In merito a Matteo Messina Denaro ha detto: “Matteo Messina Denaro non e' il capo di cosa nostra. Lui e' il capo mandamento di Trapani. Il capo di cosa nostra deve essere un palermitano”.

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