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Redazione
Palermo – Calogero Mannino, ex ministro, è stato assolo nel processo Stato-Mafia che si è svolto a Palermo con rito abbreviato. Il gup di Palermo Marina Petruzzella ha deciso l’assoluzione “per non aver commesso il fatto”. Sull’ex ministro pendevano le accuse di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato, secondo l’articolo 338 del codice penale. L’accusa aveva chiesto ben 9 anni di carcere. La sentenza emessa a Mannino è la prima della presunta trattativa Stato-Mafia. A Marzo il collegio difensivo optò per il rito abbreviato, prosegue il rito ordinario invece per gli altri imputati. Uno dei legali riferisce: “E' la fine di un incubo per il nostro assistito. Ci ha ringraziato. Ora e' a casa, molto emozionato dopo questa notizia. Ha solo detto: 'Grazie avvocati e' finito un incubo, Grazie”. L’ex ministro non era presente alla lettura del dispositivo. L’assoluzione è giunta in base all’articolo 530, secondo comma del codice di procedura penale in cui la prova “manca, è insufficiente o è contraddittoria”. Nella ricostruzione della procura, Mannino, temendo per la sua incolumità e grazie ai suoi rapporti con l’ex capo del ros Antonio Subranni, nel 1992 avrebbe esercitato pressioni sui carabinieri per avviare dialogo con i clan. In cambio di ciò si sarebbe adoperato per garantire l’attuazione del carcere duro. Mannino ha sempre negato ogni suo coinvolgimento nelle vicende che gli sono state contestate. Ricordiamo che il processo vede imputati i boss Totò Riina e Leoluca Bagarella, gli ufficiali dei carabinieri Mario Mori, Antonio Subranni e i politici Nicola Mancino e Marcello Dell’Utri. I Pm palermitani hanno commentato quanto emesso in sentenza dicendo “Andiamo avanti, impugneremo la sentenza”, il procuratore capo Francesco Lo Voi invece ha riferito “Valuteremo se impugnare la sentenza dopo averne letto le motivazioni. L’impugnazione è probabile, ma se non si leggono le motivazioni della sentenza non ha senso anticipare giudizi”. Intanto Calogero Mannino ha parlato a Radio Radicale in merito all’assoluzione dicendo: "Lo Spirito Santo ha illuminato un giudice che ha trovato non solo la forza per comprendere, discernere i documenti, le requisitorie, le arringhe e le mie personali dichiarazioni, ha trovato il coraggio di resistere alle pressioni ambientali, perché questo processo nasce da una voglia di alcuni pubblici ministeri, non della Procura della Repubblica di Palermo, che ostinatamente hanno elaborato la dottrina della trattativa senza elaborare gli avvenimenti”
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