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PROBLEMI COMPORTAMENTO BAMBINO: UN AIUTO

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Tempo di lettura 3 minuti Cercare di gestire tali comportamenti è difficile e spesso fonte di stanchezza, rabbia, frustrazione.

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A cura della Dott.ssa Francesca Bertucci, Psicologa – Mediatore familiare

Troppo spesso ci troviamo di fronte a bambini che presentano difficoltà comportamentali a causa di un atteggiamento oppositivo e/o sfidante che mette a dura prova i genitori quotidianamente. Bambini che sfidano l’autorità, che sembrano provare piacere nel far del male agli altri o nel provocare reazioni esasperate. Bambini che infrangono deliberatamente le regole e che spesso sono esclusi dai compagni e dai giochi, ma questo non sembra scalfirli per niente.

Al contrario di quanto si possa pensare ad uno sguardo superficiale, tali bambini non sono affatto felici di essere isolati dagli altri e di essere considerati dei “bulli”. In realtà, sono i primi ad essere infelici e poco sereni per i loro comportamenti. Hanno una bassa autostima e si relazionano agli altri a partire da un pregiudizio profondamente radicato su se stessi e sul mondo “Tanto nessuno mi può soffrire, tanto vale attaccare per primo”.

Cercare di gestire tali comportamenti è difficile e spesso fonte di stanchezza, rabbia, frustrazione. Per cercare di aiutarlo e ottenere un controllo efficace sul comportamento inappropriato, le conseguenze per tale comportamento, siano esse positive o negative, devono essere mostrate al bambino immediatamente (entro 5-10 secondi).

Il messaggio da trasmettere al bambino è che “se ti comporti male c’è una conseguenza a quel comportamento, ma soprattutto, se ti comporti bene ce n’è un’altra”

Purtroppo a volte lo stile di vita di molte famiglie porta a ritardare la conseguenza specialmente se il comportamento è positivo o appropriato. I genitori sono spesso più veloci nell’intervenire sui comportamenti intrusivi e non desiderabili.

Per questo è importante, porre attenzione sul vissuto emotivo da genitore o educatore. Emozioni come rabbia, frustrazione, senso di impotenza, possono essere frequenti e possono porre il genitore, o l’insegnante, in un atteggiamento di ostilità, spesso inconsapevole. Questo può portare a cogliere sempre come sfida personale i comportamenti del bambino, in realtà ciò che il bambino in qualche modo vuole, non è tanto sfidare, quanto “testare” l’affetto dell’altro, come se dicesse “Vediamo se mi ami davvero, vediamo se mi vuoi ancora bene anche se sono così odioso e insopportabile, “vediamo se mi resti accanto anche se ti faccio i dispetti!”.

Cosa fare?

Per prima cosa è importante che il genitore ripeta a se stesso che il comportamento del bambino non è una sfida personale, ma che sta disperatamente cercando di capire se può fidarsi realmente del fatto che non verrà abbandonato. È lui per primo a non sopportarsi e a pagare le conseguenze del suo comportamento.

Inoltre, è importante non cadere nelle provocazioni, semplicemente si applicano le conseguenze, concordate con l’altro genitore, per un dato comportamento negativo o positivo. Evitare assolutamente di promettere un premio o una punizione che poi non si è in grado di far rispettare.

La comunicazione verbale e non verbale deve essere chiara. La lode e la critica dovrebbero riferirsi a quel comportamento in questione, senza essere vaghe, generiche, o indistinte o riferite ai bambini e al loro comportamento in generale e alla loro integrità personale.  La punizione dovrebbe essere adatta alla trasgressione e non basata sul livello di impazienza e frustrazione del genitore.

È opportuno che i genitori rispondano al comportamento sempre allo stesso modo in diversi contesti in cui si verifica.  Molti tendono ad affrontare un problema a casa in un modo e in un posto pubblico in un altro, perché osservati. Il bambino in questo modo crederà che in alcune situazioni il suo comportamento sia lecito.

La punizione va applicata comunicandola con dispiacere e MAI CON RABBIA, il bambino deve sentire che il genitore è realmente dispiaciuto di doverlo punire e non soddisfatto. Inoltre, la punizione perde la sua efficacia nelle famiglie dove non sono previsti incentivi positivi per le condotte appropriate.

Può capitare anche che i genitori abbiano una visione unilaterale delle cause del comportamento del bambino. Le interazioni all’interno della famiglia in realtà sono molto più complesse.

Il comportamento dei genitori nei riguardi del figlio è sicuramente in funzione del comportamento del figlio, del suo temperamento, delle caratteristiche fisiche e delle sue abilità. Allo stesso modo il comportamento del figlio è in funzione di come i genitori si comportano con lui.

Se i genitori, reagiscono in modo diverso al comportamento del figlio, o tendono a squalificarsi a vicenda di fronte ai suoi occhi, il bambino da una parte, non sentirà di avere una base sicura a cui appoggiarsi, dall’altra, andrà in confusione rispetto a ciò che si può fare o non fare.

Infatti, è estremamente importante che i genitori abbiano degli spazi propri di confronto sul comportamento da tenere con i figli, in modo da formare una SQUADRA, con un modello educativo comune, in grado di gestire le situazioni problematiche.

 Naturalmente questo non vuol dire che è colpa dei genitori, ma che spesso, a volte anche per stanchezza o difficoltà ad essere obiettivi nella situazione, si fa fatica a guardare le cose da più punti di vista, per cui fermarsi un attimo a riflettere sul proprio comportamento, oltre che su quello del bambino, può aiutare a prevenire certe situazioni spiacevoli.

Dott.ssa Francesca Bertucci

Psicologa – Mediatore familiare

Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it

www.centropsicologiacastelliromani.it

piazza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 ALBANO LAZIALE

 

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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