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Editoriali

PRESTA E PEREGO: BUFERA O BUFALA?

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PRESTA E PEREGO: BUFERA O BUFALA?


DI ROBERTO RAGONE


 


Impensabili e imprevedibili, per alcuni, le conseguenze di quel funesto sabato, durante il quale una delle solite grafiche partorite da agenzie di sondaggio, o da dati statistici , ha precipitato nel baratro Paola Perego, conduttrice del programma ‘Parliamone sabato’, del quale è responsabile insieme al marito Lucio Presta, agente televisivo. Capo cosparso di cenere, il direttore di Rai 1, Andrea Fabiano, ha fatto ammenda dell’errore: “Gli errori vanno riconosciuti sempre, senza se e senza ma. Chiedo scusa a tutti per quando visto e sentito.” Terrorizzati dalla collera della Boldrini, e dalle reazioni della politica, che non si sono fatte attendere, anche i top manager della Rai, a cui non spetta di verificare le scalette dei programmi, hanno preso immediatamente le distanze da quanto accaduto. Da parte sua, Monica Maggioni, presidente della Rai,  ha dichiarato di non aver visto il programma. “Quello che vedo è una rappresentazione surreale dell’Italia del 2017” ha detto “se poi questo tipo di rappresentazione viene fatta sul servizio pubblico, è un errore folle, inaccettabile. Personalmente mi sento coinvolta in quanto donna, mi scuso.” “Gli errori si fanno, e le scuse sono doverose, ma non bastano” rincara il direttore generale della Rai Campo Dall’Orto. Secondo lui, “occorre agire ed evolversi.” E questa non è la mission del servizio pubblico come vorrebbe che fosse, seconda la linea editoriale del programma. E' davvero rimarchevole notare come i politici, e loro propaggini, si preoccupino di certi temi che potremmo definire altamente sociali e spirituali, e non di quelli pratici, con la nazione che fa acqua da tutte le parti. Insomma, come direbbe William Shakspeare, ‘Much ado about nothing’, ‘Molto rumore per nulla’.    La notizia bomba è che Paola perego starebbe per tornare a Mediaset, come pubblica anche il settimanale Oggi, per condurre una nuova edizione de 'La Talpa' suo vero grande successo, che ha riscosso percentuali d'ascolto sopra i 4 milioni a puntata, con un picco di 5.7 in chiusura. Bisognerà in ogni caso, se già non è stato fatto, prima risolvere la controversia fra la Triangle, detentrice dei diritti de 'La Talpa', e Mediaset, per cui non sono chiare le ragioni di queste indiscrezioni. Vista la nuova politica low cost di Italia 1, bisogna vedere se Canale 5 è pronta a ricevere il reality. L'estromissione di Paola Perego dalla trasmissione del sabato pomeriggio suscita tuttavia alcuni interrogativi. La prima ad essere provocata dalla famosa grafica, infatti, sarebbe stata la deputata PD Lorenza Bonaccorsi, componente della Commissione di Vigilanza Rai, secondo la quale "Su certi argomenti non si scherza". A lei aveva fatto eco il collega di Sinistra Italiana Fratoianni, mentre Roberto Fico, Cinquestelle, presidente della Commissione, dichiarava che "Quanto avvenuto…..è esattamente la negazione di servizio pubblico". Come è evidente, tutte le altre reazioni autorevoli – Maggioni, Campo Dall'Orto, Boldrini – sono state successive. Guardiamo la cosa da un altro punto di vista. Sembra che alla Perego, per 'La Talpa', sia stato offerto un compenso all'incirca quadruplo rispetto alla cifra della trasmissione Rai, e l'occasione per salire su quel treno sarebbe passata una volta sola. Ma per interrompere il rapporto con la Rai prima del tempo, Perego e Presta avrebbero dovuto sborsare una penale molto pesante. La Bonaccorsi, Fratoianni e Fico sarebbero stati complici, più o meno consapevoli, o vittime, di una manovra per la quale ora Paola Perego ha potuto cessare il rapporto con la Rai senza sborsare un euro, potendo così ora accettare la conduzione del reality, anche alla luce dei risparmi che la Rai, con l'aiuto dei sindacati, sta cercando di realizzare, cessando le collaborazioni esterne, e incentivando i contratti interni. Una grande bufala? Se fosse così, ci sarebbero cascati un po' tutti, e ora chi riderebbe sarebbero proprio Presta e Perego, finte vittime di una presunta prepotenza.


 


 


 


 


 


 


 

 

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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