POVERO OBAMA

di Maurizio Costa

Le elezioni midterm negli Stati Uniti, che rinnovano ogni due anni un terzo del Senato e la Camera del Parlamento, hanno dato un duro colpo al presidente Barack Obama. Dopo aver perso già due anni fa la maggioranza alla Camera, i democratici hanno lasciato anche il Senato nelle mani dei repubblicani. Un grande cambiamento, visto che da gennaio 2014 il presidente non avrà la maggioranza in nessuna delle due parti del Congresso degli Stati Uniti. Obama adesso dovrà combattere fino alla fine del suo mandato contro un ostruzionismo prolungato dei repubblicani che, molto probabilmente, cercheranno di ostacolare le manovre legislative del presidente e le nomine di giudici federali e dei funzionari che Obama vorrà far salire in carica. Dall'altra parte, però, se i repubblicani dovessero fare una politica di ostruzionismo per due anni, gli elettori potrebbero ripensarci e tornare a votare i democratici, che, in questo caso, avrebbero la scusa di non aver fatto riforme solamente per colpa dei "no" a priori dei repubblicani. Una situazione che mette in seria difficoltà Obama, che dovrà riconquistare l’elettorato e fare da mediatore tra le richieste repubblicane e i suoi ideali riguardo alla legalizzazione delle droghe leggere e al trattato di libero scambio. Questa svolta statunitense fa ragionare anche sulla condizione della politica italiana. Il democratico (come definirlo sennò?) Renzi che ha creato un governo dalle larghe intese, che porta pochi e leggeri pericoli alle riforme che vuole e che ha portato avanti, è molto differente dalla condizione americana. Chi sta messo peggio? Una domanda complicata che ha una risposta semplice: gli Usa hanno votato, noi no. La differenza è abissale anche se i problemi che dovrà affrontare Obama sono enormi.