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Cronaca

PORDENONE: ESEGUITA L'AUTOPSIA ALLA COPPIA UCCISA IN MACCHINA

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Tempo di lettura 3 minutiL’autopsia è stata effettuata dall’anatomopatologo Giovanni Del Ben, che è intervenuto sul luogo del delitto, e il suo collega Paolo Fiorentino. E’ stato nominato dalla procura un perito balistic

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di Angelo Barraco

Pordenone –  Nel reparto di Anatomia Patologica dell’ospedale “Santa Maria degli Angeli” di Pordenone, in data 20 marzo 2015 ha avuto luogo l’autopsia sui cadaveri di Trifone Ragone e Teresa Costanza, l’autopsia è stata effettuata dall’anatomopatologo Giovanni Del Ben, che è intervenuto sul luogo del delitto, e il suo collega Paolo Fiorentino. E’ stato nominato dalla procura un perito balistico che è Pietro Benedetti, che ha partecipato alle indagini per il misterioso delitto di Marta Russo. Questo è un sunto della storia: i due fidanzati sono stati rinvenuti cadaveri all’interno di un automobile parcheggiata nello spiazzale antistante il palazzotto dello sport di Pordenone. Ricordiamo che Trifone Ragone era un Sottoufficiale dell’Esercito e prestava servizio al 132/o Reggimento Carri di Cordenons. L’allarme è stato lanciato da un istruttore di judo che ha notato la macabra scena dopo essere uscito dal palazzetto dello sport dopo aver fatto allenamento. Entrambi i soggetti presentavano colpi di arma da fuoco alla testa. Poco prima che vi fosse il ritrovamento da parte dell’istruttore di Judo, un uomo aveva sentito delle urla. Inizialmente si ipotizzava l’omicidio-suicido, poi lo scenario è cambiato, e il Procuratore della Repubblica di Pordenone Marco Martani afferma che  non si tratta di omicidio-suicidio bensì, ma ciò che è avvenuto nello spiazzale antistante il palazzetto dello sport di Pordenone è un duplice omicidio. I dubbi sull’accaduto sono stati chiariti dopo aver analizzato bene la scena. All’interno dell’automobile della coppia non è stata trovata l’arma, ciò dimostra che non si sia trattato di suicidio ma di duplice omicidio. La donna è stata raggiunta da tre proiettili alla testa, l’uomo invece da un proiettile. Tutti i colpi sono stati sparati dalla stessa arma, una calibro 7,65. L’autopsia ha confermato quanto emerso dalla tac cranica eseguita all’indomani dell’omicidio; sei colpi sparati di cui tre hanno colpito lui; uno alla tempia e due alla mandibola. Si ipotizza che Trifone sia stato colpito mentre si accingeva al passaggio dal lato guida al lato passeggero e non si sia accorto di essere stato colpito, la ragazza invece, si ipotizza, che abbia visto il killer e abbia cercato di mettere in moto la macchina ma invano; ciò sarebbe dimostrato dal fatto che un colpo che è stato schivato, ma gli altri due ahimè, non gli hanno dato scampo alla vittima. L’autopsia ha escluso che la donna fosse incinta. Attualmente vi sono indagini in corso sulle email, telefonate ed sms e si stanno analizzando gli interrogatori effettuati dopo il delitto. Gli accertamenti in corso riguardano gli ambienti delle vittime, ovvero i locali notturni, l’ambiente della palestra e c’è un settore specifico che si occupa di verificare il movente mafioso. Ecco quanto dichiarato da Martani: “Stiamo analizzando ogni fotogramma  della vita di questa coppia: avevano un’esistenza variegata e intensa e per questo motivo appare arduo risalire a ogni contatto”. Sotto torchio anche i locali notturni frequentati dai ragazzi. Un elemento emerso è che la ragazza, dopo aver accompagnato il fidanzato all’allenamento, era uscita e aveva parcheggiato la macchina esattamente nel luogo in cui era stata uccisa, quindi se l’assassino avesse voluto l’avrebbe potuta uccidere quando era da sola. Martani lancia un appello: “Alle 20, in una zona così centrale è possibile che qualche passante abbia notato un movimento o una persona non abituali. C’è la necessità di un aiuto, perché ci permetterebbe di mettere a confronto tali indicazioni con le centinaia di ore di immagini che abbiamo archiviato della video sorveglianza comunale e privata dell’intero quartiere. Al momento, i fotogrammi ci indicano figure anonime: se avessimo qualche indicazione più precisa – ha concluso – passeremmo a cercare volti e mezzi specifici”.

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