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Chiara Rai
Pomezia (RM) – Il suo nome e' Giuseppe Giuliani classe 1924 mastro pastaiolo di professione. Ieri sera in via Roma a Pomezia, in occasione della notte sotto le stelle, sono state degustate padellate di pasta fatta da lui e dai suoi due figli Marco e Giorgio che portano avanti la tradizione al pastificio di famiglia a Pomezia. Sarà con loro anche il sindaco Fabio Fucci.
Giuseppe, di recente, è stato insignito nel suo paese nelle Marche a Sasso Ferrato del titolo "Il pastaiolo più antico d'Italia".
Qual'e' il suo segreto?
Aver ricominciato da zero nel '45 dalle macerie del mio pastificio distrutto dai tedeschi. Ho sentito che a Pomezia c'era richiesta e ho iniziato a fare pasta nello storico pastificio Pontino nel '57.
E poi?
Poi ho deciso di camminare da solo e ho fondato il mio laboratorio che serve il territorio e ora che sono in pensione lo portano avanti i miei figli.
Sposato?
Da una vita, ora lei non c'è più. Era responsabile dell'essiccazione della pasta nello stabilimento dove lavoravo.
Lavora ancora?
Ora che ho novant’anni mi riposo, ma mi piace tanto dire ancora la mia. Faccio il controllore e elargisco consigli. All’alba controllo il mio orto e le galline. Poi vado in laboratorio e butto un occhio agli impasti di Marco e Giorgio e sò subito dove manca un nuovo o serve un pizzico di sale in più.
Un piatto che consiglierebbe?
I Torvicelli pasta tipica di Torvaianica. Una tradizione portata avanti da Patrizia Ricci, Zi Checco e a tutti i ristoratori del consorzio di promozione turistica di Torvaianica. Sarebbe bello tornare a organizzare la Sagra dei Torvicelli e, come sempre, devolvere tutto in beneficienza.
Come si fanno?
È un piatto di terra e mare. Ci vuole una miscela di farina di farro e integrale, acqua, alici fresche e pecorino romano. Una pasta casereccia di media lunghezza, un po' porosa e che raccoglie il pomodoretto fresco.
E a Pomezia che succede?
Inauguro il museo della pasta. Si macina il grano nei torchi. È' una rievocazione antica di come si faceva la pasta che addirittura la si lasciava asciugare nelle canne di bamboo.
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