PIPPO INZAGHI: "OGNI MALEDETTA DOMENICA"

di Silvio Rossi

Una squadra, in molti sport, è espressione del suo allenatore. Quando un “mister” ha personalità, la trasmette ai suoi giocatori, quasi a farli diventare un prolungamento di se stesso.

Sembra essere questo il caso di Filippo Inzaghi, nuovo allenatore del Milan, ultimo rappresentante del modus operandi di Milanello, che da molti anni predilige affidare la panchina a uomini che nella carriera di calciatore hanno legato una consistente stagione alla squadra rossonera.

Negli ultimi anni si sono avvicendati al comando della squadra personaggi come Ancelotti, Leonardo, Tassotti, Maldini, Seedorf. Da quest’estate il “Pippo” nazionale ha accettato la sfida di rilanciare la squadra che lo scorso anno è sembrata la brutta copia che solo qualche anno fa, quando invece di stare seduto in panchina, vestiva la maglia numero 9, è stata ammirata in campo internazionale.

Lui, quando giocava, non si distingueva per il colpo di testa come Pruzzo, per la potenza di Balotelli, per il fisico di Vieri, per l’eleganza di Cristiano Ronaldo, per l’estro di Messi. Pippo Inzaghi era fisicamente normale, il suo tocco di palla era normale, ma la sua dedizione, l’impegno, la cattiveria agonistica che lo faceva lottare su ogni pallone.

La vittoria nel posticipo contro il Parma non ha fatto vedere una squadra ben organizzata, una prima forza del campionato, ed è stato lo stesso Inzaghi nella conferenza stampa di fine partita a ricordare come Juventus e Roma, che condividono il primo posto in classifica col Milan, sono più attrezzate per arrivare a una vittoria finale.

Si è però vista nella squadra milanese la stessa intensità che il suo allenatore esprimeva ogni volta che indossava i calzoncini corti. Su ogni pallone che vagava in mezzo al campo, c’era un giocatore rossonero che cercava di arrivare prima dell’avversario.

 

Ci viene da immaginare, dentro lo spogliatoio, Pippo ripetere ai suoi giocatori il discorso, pronunciato da Al Pacino nei panni dell’allenatore Tony D’Amato, nel finale del film «Ogni maledetta domenica»: “In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro”