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Economia e Finanza

Pil, l'Istat rivede la crescita del 2015: è più bassa del previsto

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Tempo di lettura 2 minutiI dati pubblicati sono incoraggianti ma sembra che il Pil arranchi e subisca in modo pesante la morsa delle banche

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Pao. Canz.

L'Istat ha reso noto a marzo che il PIL italiano ha subito nel 2015 un lieve rialzo dello 0,7%. Nel 2014 era cresciuto dello 0,1% con una revisione al rialzo di 0,4 punti percentuali rispetto alla lieve diminuizione di 0,3 stimata a marzo. Un risultato poco meno inferiore della stima prevista dell'0,8%. Ci si attendevano risultati al rialzo più incoraggianti e il tanto agoniato raggiungimento dell'1% richiese una accellerazione e una volontà non da poco conto. I dati pubblicati sono incoraggianti ma sembra che il Pil arranchi e subisca in modo pesante la morsa  delle banche. Scendendo nei dettagli, nel comparto industriale l'Istat calcola che gli investimenti fissi lordi sono cresicuti nel 2015 dell'1,3% grazie ad incrementi del 18,2% delle attrezzature e delle macchine e all'0,8% dei prodotti di proprietà intellettuale e una lieve scesa degli investimenti in costruzioni dello 0,4%. Il settore terziario registra invece una revisione al rialzo pari a 0,5 punti percentuali riguardanti sopratutto attività scentifiche, professionali, amministrative e tecniche che hanno raggiunto + 1,3% punti percentuale contro + 1,2 punti percentuale relativi ai servizi di comunicazione e informazione. Le attività assicurative e finanziarie + 1,2 punti mentre solo le attività immobiliari tendono al basso con un -0,7 punti percentuale. Riguardo le società non finanziarie, la quota di profitto è pari al 41% mentre il tasso di investimento al 19,3%. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato un aumento di crescita dello 0,9% sia in termini di potere d'acquisto che in valore nominale. I consumi nazionali aumentano dell'1,0% e le esportazioni di beni e servizi del 4,3%. In agricoltura, silvicoltura e pesca umenta il valore aggiunto del 3,7%. Palazzo Chigi tira un sospiro di sollievo nel constatare che da i conti economici nazionali pubblicati dall'Istat la pressione fiscale del 2015 sia rimasta invariata assestandosi al 43,4% cioè non ha subito variazioni dal 2014 rettificando e correggendo le stime di aprile scorso pari a 43,5% per il 2015 e a 43,6% per il 2014.