Piazza Affari, Moncler e Intesa le peggiori di oggi: crescono i timori per l’evoluzione del conflitto ucraino

Dopo un avvio in terreno positivo gira in calo Piazza Affari. Si conferma in rosso Piazza Affari al traguardo di metà seduta (Ftse Mib -2,7% a 24.730 punti) con lo spread in rialzo a 153,2 punti ed il rendimento annuo in calo di 2,28 punti all’1,53% nel 6/o giorno di guerra tra Russia e Ucraina.

Pesano Moncler (-5,94%) e Intesa (-5,54%), l’Istituto oggi più colpito.

Sotto pressione anche Bper (-4,07%), Unicredit (-3,77%) e Banco Bpm (-2,77%). Pesano Fineco (-5,16%), Nexi (-4,07%), Campari (-3,92%) e Nexi (-4,07%), mentre Pirelli (-3,6%) si conferma in rosso anche oggi per l’esposizione in Russia. Pochi i rialzi, limitati a Leonardo (+2,4%), favorita dal riarmo dell’Ucraina deciso dall’Ue, Terna (+0,93%), titolo difensivo per antonomasia, ed Eni (+0,61%), con il greggio sui massimi (Wti +4,08% a 99,66 dollari al barile e Brent +5% a 102,97 dollari al barile). Poco mosse Ferrari (-0,36%), Italgas (-0,31%) e Snam (-0,48%), negative Tenaris (-0,87%) e Saipem (-1,7%), pesante Stellantis (-3,09%), che sta per presentare il Piano Strategico a lungo termine ad Amsterdam.

Dopo un avvio incerto per le principali Borse europee si appesantisce la situazione sui listini europei mentre crescono i timori per l’evoluzione del conflitto ucraino, con la Russia che sta intensificando la pressione militare nonostante le sanzioni stiano mettendo a dura prova Mosca. Le Borse europee arrivano a metà seduta sui minimi di giornata. Parigi scivola del 2,6%, Milano del 2,4%, Francoforte del 2,3% mentre Londra contiene le perdite allo 0,9%. In rosso tutti i settori con le vendite che colpiscono principalmente auto (-3,6% l’indice Stoxx), le banche (-2,9%), le utilities (-2,7%) e i titoli legati al turismo (-4,6%). 

Sale sui massimi il greggio al 6/o giorno di guerra tra Russia e Ucraina. Il Brent viene scambiato a 103,23 dollari al barile, con un rialzo del 5,33%, sui livelli dell’agosto del 2014. Il petrolio Wti vola a New York ai massimi dal 2014. Le quotazioni salgono del 5,64% a 101,05 dollari al barile.

Gli investitori si orientano verso l’oro, che scambia a 1.922 dollari l’oncia, e verso i titoli di Stato, i cui rendimenti sono tutti in calo, anche sull’attesa che la guerra in Ucraina costringerà le banche centrali a ricalibrare la stretta monetaria in corso per contrastare l’inflazione. Lo spread tra Btp e Bund si mantiene a 153 punti, con il rendimento del nostro decennale sceso all’1,56%. Il rublo, che in mattinata era riuscito a ritornare sotto quota 100 sul dollaro, ha nuovamente perso terreno e tratta a 102,4 sul biglietto verde. Chiusa la Borsa di Mosca, a Londra crollano i depositary receipts legati alle azioni dei colossi russi, come Gazprom (-30%) e Sberbank (-18%). In tensione anche le materie prime alimentari con il mais che sale del 2,8% e il frumento del 4,7%.