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Editoriali

PERUGIA: PRESA LA BANDA DEGLI SKIMMER

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Tempo di lettura 2 minuti I criminali agivano a Torino, Milano, Ravenna e il gruppo di Roma, che in realtà agiva a Latina e Frosinone.

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Redazione

Perugia – Era andato al bancomat per fare un prelievo e si è accorto che c'era uno skimmer, l'apparecchio utilizzato dai criminali per sottrarre i codici di sicurezza delle carte elettroniche. L'uomo era un agente della polizia postale di Perugia e dopo aver denunciato la cosa ai suoi superiori è subito scattato l'appostamento, che ha portato all'arresto in flagranza di tre romeni.

I criminali sono stati bloccati proprio mentre cercavano di rimuovere l'apparecchio elettronico da uno sportello bancomat di Poste Italiane, a Santa Maria degli Angeli, una frazione del comune di Assisi, in provincia di Perugia.

L'episodio risale al settembre 2012 ed è stato l'inizio dell'operazione "Medusa", che ha portato gli agenti del Compartimento polizia postale e delle comunicazioni del capoluogo umbro a fare luce su un'organizzazione criminale di matrice romena, arrivando a indagare 22 persone, per le quali il Tribunale ha emesso altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Nove appartenenti al gruppo sono stati arrestati, mentre un'ordinanza è stata notificata nel carcere di Frosinone. Altre quattro sono state comunicate a persone detenute all'estero, e per la precisione due in Romania e altrettanti in Danimarca. Sono tuttora ricercati sul territorio romeno gli altri otto membri della banda.

Per tutti l'accusa è di associazione per delinquere, finalizzata all'installazione di apparecchiature atte a catturare i codici delle carte di credito/debito e alla successiva falsificazione delle carte stesse.
L'indagine si è svolta tramite l'analisi di tabulati telefonici, intercettazioni telefoniche, messaggistica istantanea e caselle di posta elettronica.

Alla fine gli specialisti della postale hanno individuato l'attività della banda che installava gli skimmer in numerosi sportelli bancomat di vari istituti di credito in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Puglia e Calabria.

I criminali, capeggiati da uno dei romeni detenuto in Danimarca, erano organizzati in quattro sottogruppi, in base alle aree di azione: Torino, Milano, Ravenna e il gruppo di Roma, che in realtà agiva a Latina e Frosinone.
Gli investigatori hanno attribuito all'organizzazione più di 50 attacchi ai bancomat, ma potrebbero essere molti di più.

È stato accertato che l'organizzazione ha fatto prelievi illeciti per almeno 150mila euro, ma il danno complessivo derivante dall'interruzione del servizio e dal danneggiamento degli sportelli bancomat è stato quantificato in circa 500mila euro.

Gli arresti sono stati eseguiti in Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna e nelle Marche in collaborazione con i Compartimenti della polizia postale presenti in queste regioni. Per alcuni degli indagati si è dovuto ricorrere all'Interpol per localizzarli ed arrestarli in Romania e Danimarca.

L'importante risultato investigativo si è raggiunto anche grazie alla collaborazione con la struttura di tutela aziendale di Poste Italiane.

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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