PERCHÉ L’ISIS MINACCIA L’OCCIDENTE

di Maurizio Costa

I video che ormai da agosto ritraggono persone decapitate barbaramente salgono a tre, con l’ipotesi di un quarto. L’ultima vittima della ferocia dell’Isis è un cooperante britannico, David Haines, colpevole di essere cittadino di uno Stato alleato con gli Usa. Barack Obama ha deciso di sterminare il califfato islamico bombardando anche la Siria, mentre almeno 40 Paesi sarebbero pronti ad entrare in coalizione con gli Stati Uniti per debellare questo “cancro”, come lo ha definito lo stesso Obama. Ma perché l’Isis continua a voler svegliare la bestia che dorme? Perché cerca di attirare tutte le nazioni occidentali? I video che spopolano in Rete sono creati per destare scalpore e paura nei popoli tranquilli e ben educati dell’Occidente. Il califfato vuole spostare i riflettori del mondo su sé stesso, attirando anche bombe e morti. L’ascesa di questo movimento ha raggiunto un’estensione territoriale enorme. Chissà se l’Isis vuole solamente far cominciare una battaglia via terra, tanto evitata da Barck Obama. Fino ad ora, gli Usa continuano a bombardare via cielo, senza scendere sul terreno. La nuova mossa del Presidente americano è stata di inviare 475 persone per addestrare l’esercito siriano; una brutta avvisaglia che potrebbe far cambiare lo scenario di guerra. Se è la guerra che vuole il califfato, Obama ancora non la concede: ci sarebbero troppi morti, anche americani, e dopo l’eccidio dell’Iraq, gli Usa non vogliono un’altra perdita importante di cittadini sperduti nel Medio Oriente. Cosa fare allora? Continuare ad armare ed aiutare l’esercito siriano oppure scendere in prima linea? Senza contare che la Siria è, a tutti gli effetti, una dittatura comandata e gestita da Assad, ora alleato con gli Usa per sconfiggere Isis, ma che in un futuro potrebbe passare dall’altra parte della frontiera. La “non strategia” di Obama si è evoluta: adesso è diventata una strategia con pochi margini di successo. Una guerra è da evitare, ma contemporaneamente bisogna scansare la brutalità dell’Isis, che terrorizza il mondo dai lontani, ma non troppo, deserti mediorientali.