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di Angelo Barraco
L’argomento pensione è molto caro agli italiani perché rappresenta il raggiungimento di un traguardo dopo anni di lavoro e sacrifici. In questi giorni c’è stato molto trambusto sull' argomento e i tecnici del Governo si starebbero muovendo per mirare ad una flessibilità in uscita per le pensioni. L’obiettivo su cui mirano è il pensionamento anticipato a 63 anni, 35 o 30 anni di contributi con una relativa penalizzazione del 3-4% fino a raggiungere un massimo del 10-12% per tre categorie di lavoratori: gli esodati, disoccupati over 62 privi di ammortizzatori sociali e le donne, con priorità maggiore a coloro che hanno figli. I tecnici del Governo mirano nell’inserimento dell’opzione che riguarda la donna nella legge di stabilità.
Ma non tutti sono d’accordo sulla modifica della legge Fornero e sull’introduzione di una maggiore flessibilità nel sistema pensionistico, Enrico Zanetti (Scelta Civica) difende la legge Fornero e ritiene che smontare tale legge introducendo maggiore flessibilità generalizzata in uscita sarebbe un atto suicida. On. Damiano ritiene che queste misure debbano essere attuate prima della legge di stabilità. L’esponente della minoranza Dem spiega: “Risolvere il problema di questi lavoratori, molti dei quali rimarranno per anni senza reddito, significa impedire l'aumento dei nuovi poveri e aprire con il turn over le porte delle aziende ai giovani”.
Anche l’ex presidente del Consiglio Mario Monti concorda sulla stessa linea di Zanetti dichiarando: “Poi è arrivata la vituperata riforma Fornero, persona che voglio ancora ringraziare e a cui gli italiani saranno grati nel giro di qualche anno”. Intanto il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano afferma: “Ci auguriamo che il Governo si presenti con una posizione risolutiva del problema e che ci aggiorni conclusivamente sullo stato di attuazione delle misure di salvaguardia e sulle risorse che, dopo essere state risparmiate nel fondo esodati, dovranno essere riutilizzate”.
Ma le polemiche sulle pensioni erano insorte già il mese scorso in merito al rimborso delle stesse. La mancata indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps decisa dal Governo Monti per il biennio 2012-2013 e' 'costata' ai pensionati italiani 17,6 miliardi di euro, ma il governo ne restituira' solo 2,1, e pertanto, ai circa 4,5 milioni di pensionati interessati, l'Inps eroghera' solo il 12,4 per cento di quanto dovuto. Nessuna pensione per i soggetti che la ricevono con un importo elevato (oltre 6 volte il trattamento minimo). Sebbene il blocco della rivalutazione delle pensioni abbia interessato solo gli anni 2012 e 2013, esso ha danneggiato i pensionati con trattamento superiore a 3 volte il minimo anche per gli anni successivi. Infatti, il calcolo dell'adeguamento all'inflazione dal 2014 in poi e' avvenuto su un importo piu' basso, poiche' non indicizzato per due anni. Con il dl 65/2015 il Governo ha deciso di risarcire parzialmente anche questo 'danno': per gli anni 2014 e 2015 ha deciso di riconoscere il 20% del parziale risarcimento di competenza del biennio 2012 e 2013; dal 2016 calcolera' le pensioni aumentandole del 50% del parziale risarcimento di competenza del biennio 2012 e 2013.
APPROVAZIONE DECRETO PENSIONI: E’ stato approvato in via definitiva il decreto Pensioni presso l’Aula del Senato. L’approvazione è avvenuta con 145 si e 97 no e un astenuto. Ma cosa aveva detto Renzi in quei mesi? Renzi aveva parlato di pensioni e aveva puntualizzato che circa "quattro milioni di pensionati, il primo agosto, avranno circa 500 euro a testa in media". Questo vuol dire che venivano rimborsate le pensioni fino a quelle di 3mila euro. Il rimborso doveva essere comunque a scaglioni: i pensionati con un assegno più basso prendevano di più.
Renzi aveva anticipato da Giletti la soluzione che il governo portava al Cdm come risposta alla sentenza della consulta in merito al blocco delle indicizzazioni delle pensioni. Il premier ha puntualizzato anche che nessun pensionato perderà un centesimo da tutta questa vicenda. il primo ministro ha poi aggiunto che "gli assegni superiori ai 3.000 euro saranno tenuti fuori dal rimborso".
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