Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
Redazione
I giovani che sono interamente nel sistema contributivo e hanno avuto carriere discontinue, in futuro, potrebbero andare in pensione prima dei 70 anni e con 20 anni di contributi avendo maturato un trattamento pari a 1,2 volte l'assegno sociale (448 euro), invece dell'attuale 1,5. E' l'indicazione arrivata dal governo al tavolo con i sindacati. In sostanza, la soglia verrebbe ridotta da 1,5 a 1,2 e quei giovani uscirebbero con un assegno minimo di circa 650-680 euro, perché verrebbe aumentata anche la cumulabilità tra assegno sociale e pensione contributiva.
Abbiamo registrato una disponibilità del governo ad affrontare i temi legati alla prospettiva previdenziale per i giovani e alla previdenza complementare", sottolinea al termine dell'incontro il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. In particolare è stato evidenziato come "la base di una pensione adeguata non possa essere 1,5 volte l'assegno sociale ma che appunto la soglia vada rivista al ribasso", soprattutto per chi ha una carriera discontinua o carente a livello delle retribuzioni.
Il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, sottoliena però la necessità di "rimuovere anche il vincolo che lega la possibilità di pensionamento nel contributivo a 63 anni e 7 mesi al raggiungimento di una soglia di importo minimo della pensione pari a 2,8 volte il valore del l'assegno sociale ed eliminare l'aggancio dei requisiti pensionistici all'aspettativa di vita, perché nel sistema contributivo i lavoratori vengono doppiamente penalizzati dato che l'aspettativa di vita incide sia sull'aumento dei requisiti pensionistici, sia sul calcolo della pensione attraverso la riduzione periodica dei coefficienti di trasformazione".
Correlati