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Redazione
Ancora i religiosi al centro di casi di pedopornografia. Un vero e proprio scandalo che esce fuori durante le relazioni lette in apertura dell'anno Giudiziario. La Gendarmeria Vaticana ha compiuto "attivita' di analisi forense ed info-investigativa soprattutto di carattere informatico, per due delicati casi, di differente gravita', di detenzione di materiale pedopornografico". Lo ha reso noto il promotore di giustizia dello Stato Citta' del Vaticano, professor Gian Piero Milano. Si puo' desumere dunque che ad essere accusati di detenzione di materiale pedo-pornografico siano due cittadini vaticani, uno dei quali potrebbe essere l'arcivescovo polacco Jozef Wesolowski. Dell'ex nunzio apostolico a Santo Domingo, il professor Milano parla parla esplicitamente in un altro passaggio della sua relazione, riferendo "l'iniziativa assunta dall'Ufficio del Promotore di Giustizia nel mese di settembre dello scorso anno, in materia di delitti in danno di minori, che sarebbero stati perpetrati all'estero, da un pubblico ufficiale 11 della Santa Sede, investito di funzioni diplomatiche e rivestito della dignita' arcivescovile". Una "delicata, inedita fattispecie", che coinvolge – afferma il pg vaticano – una molteplicita' di profili soggettivi ed istituzionali, "sulla quale sono in corso atti istruttori, in particolare complessi accertamenti informatici che richiedono di procedere con la massima cautela, e nella conveniente riservatezza". "L'opera degli inquirenti – sottolinea il professor Milano – si svolge in piena autonomia e al riparo da qualsiasi interferenza, ed e' tesa al piu' rigoroso accertamento dei fatti nella loro effettiva consistenza, e delle risultanze probatorie". In questo senso, "e' anche operante una interlocuzione con omologhi organi inquirenti del Paese in cui sarebbero stati compiuti i fatti reato, nell'ipotesi di attivare sollecitamente strumenti di cooperazione giudiziaria internazionale, volti ad acquisire, al di la' di ogni ragionevole dubbio, elementi di colpevolezza". "Un ulteriore profilo di complessita' – osserva ancora il pg – deriva dal rapporto tra la delega attribuita in materia penale ai Tribunali vaticani con il Motu proprio di Papa Francesco di cui si e' detto, e la giurisdizione spettante ad altri organi canonici (segnatamente la Congregazione per la Dottrina della Fede) quale individuata dalla normativa canonica in materia di 'delicta graviora' commessi da soggetti rivestiti dello status sacerdotale: delitti di cui e' incolpato, anche in sede penale canonica, il prelato". Ma "il dubbio se l'esistenza di una concorrente giurisdizione di organi statuali vaticani e di organi canonici su una medesima fattispecie 12 penale, potesse costituire violazione del principio generale che non si puo' essere processati due volt eper lo stesso reato, e' stato risolto" perche' "altro sono le sanzioni previste dalle leggi penali vaticane; altro le sanzioni canoniche attribuite iure nativo alla competenza della Congregazione per la dottrina della fede nei confronti dei chierici. Nelle prime si realizza la giurisdizione dello Stato; per le seconde opera la giurisdizione sullo status". Dunque in casi come questi, conclude milano, "purtroppo statisticamente in crescita", non puo' certo parlarsi di assoggettamento ad un duplice giudizio per la medesima fattispecie di reato".L'imputato Wesolowski ha presentato ricorso avverso la condanna alla riduzione allo stato laicale, ora "sono in corso attivita' istruttorie presso l'Ufficio del Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato". Si auspica la perseveranza nella ricerca della certezza di giustizia. I bambini non si toccano.
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