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Editoriali

PD IN DISFACIMENTO

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PD, PROSOPOPEA DI UN PARTITO DISFATTO

DI ROBERTO RAGONE

‘Chi si loda s’imbroda’ recita un proverbio della mia infanzia. Me lo ricordava sempre mia nonna, robusta stirpe contadina romagnola, che ci ha salutati all’età di circa novant’anni, dopo aver subito due guerre mondiali. E sappiamo che dalle sue parti il conflitto tra partigiani e fascisti non era uno scherzo: ce lo ricordano le stragi perpetrate anche a cavallo dell’armistizio, oltre che le vendette anche a guerra terminata, quando non sapevi più di chi fidarti. Ma il detto è sempre valido. Chi si definisce ‘democratico’, ai tempi d’oggi, rischia di sbrodolarsi, come chiunque si attribuisca una particolare qualità, come in un selfie. Come sta succedendo al PD, Partito Disfatto, erede improprio di un PC-PDS-DS di infelice memoria. La politica può appassionare di per sè: e allora, incentivata da un emolumento sostanzioso e non giustificato, si perdono di vista i cittadini, il loro benessere, la giusta e onesta amministrazione, la giusta e onesta gestione dei fondi pubblici – cioè i nostri soldi – magari cedendo alle pressioni troppo allettanti di alcuni personaggi che nella politica non vedono la buona amministrazione della cosa pubblica, né un’attività appassionante, ma lo strumento per arricchirsi in fretta, anche se bisogna ungere qualche ruota. È recente l’indagine su Tiziano Renzi, il quale, di concerto con il suo avvocato, – che dichiara in televisione che non sa di cosa il suo assistito dovrebbe andare a rispondere, –  ha disertato la prima convocazione, come se fosse un’assemblea di condominio. Ma il ‘prestigio’ del nome, e la lunga esperienza del soggetto suggeriscono che, – dando per scontata la sua serenità e la sua fiducia nella giustizia, – la storia sarà lunga, o molto breve, ma che si concluderà comunque con un nulla di fatto.  Mia nonna mi recitava spesso un altro proverbio, e questo lo voglio dedicare a don Matteo, che ha fatto più danni lui al debito pubblico in diciotto mesi, – circa 40 miliardi di euro – , di una guerra mondiale: “Chi troppo in alto sal/ cade sovente/ precipitevolissimevolmente.” Insomma, il PCD, Partito Cosiddetto Democratico – con buona pace di Emiliano e Bersani, che sono i soli a dimostrargli un vero attaccamento, – si sta disfacendo, come era prevedibile che fosse, dopo che le forze endogene, da troppo tempo conculcate da una gestione dittatoriale, fatta di fiducie in parlamento e di sottili ricatti, si sono finalmente scatenate. In realtà, soltanto chi parla il pidiese può comprendere le vere ragioni del dissidio. Una delle quali certamente è il fatto che una minoranza rumorosa non vuole più Renzi a capo, né del partito, né tanto meno del governo. Le alchimie del congresso, delle primarie, della data delle elezioni, poi, possono essere lette in vari modi. Il risultato della manfrina – di cui seguiamo sui media ogni più piccolo palpito – è che sembra che in Italia ci sia soltanto un partito, e che soltanto quel partito abbia le credenziali e la legittimazione popolare necessarie per governare lecitamente la nazione. Nel frattempo l’ISTAT ci fa sapere che la crescita della nazione, erroneamente stimata allo 0,8 %, sarà invece dello 0,9%, e che la produzione industriale è aumentata del 6,6%, alleluia! A questo punto la stima che abbiamo sempre avuto nei confronti dell’Istituto di Statistica incomincia a vacillare, visto che ai nostri occhi non è cambiato nulla. I migranti sono sempre lì, a creare problemi di tutti i generi, oltre a rifiutarsi di continuare a mangiare pasta: ma non morivano di fame, in Africa, ragione per la quale hanno deciso di rischiare la vita nei barconi? E cosa vorrebbero a pranzo, cena e colazione? Ogni ironia è scontata, a questo punto, visto che i nostri genitori con la pasta ci hanno cresciuti, e anche bene. Se avessero preferito il riso, avrebbero dovuto andare in Cina, dove ne avrebbero avuto in abbondanza; ma magari non avrebbero avuto i cellulari, di cui sono abbondantemente provvisti, oltre alle schede prepagate per chiamare casa. La disoccupazione giovanile è sempre al 40%, in aumento. Quella della nazione sfora la media europea, con il suo 11%. Le famiglie italiane sono sempre al margine, sia con le assegnazioni di case popolari, sia perché costrette a dormire in auto, o in un garage trasformato in abitazione; quando va bene. Dei suicidi per mancanza di lavoro non bisogna più parlare, ma ogni tanto qualcuno scappa al controllo: e allora vediamo che un giovane si è ucciso perché ormai completamente scoraggiato, nonostante la laurea. Non si parla neanche più di rapine in casa, le cui notizie sono state ristrette ai quotidiani locali, e che non sono cessate. I tassisti protestano sacrosantamente contro il rinvio di un provvedimento che li metterebbe in grado di lavorare come sarebbe giusto: evidentemente le lobby sono potenti anche nel settore trasporti urbani. I vigili del fuoco protestano perché le loro paghe sono più basse di quelle dei loro colleghi di altre forze dell’ordine di circa 700 euro mensili, eroi malpagati. Il 40% dei pensionati è ancora sotto i mille euro al mese, mentre si profilano conti in rosso per l’INPS.  I terremotati sono all'addiaccio da agosto, e solo una ventina di casette sono state consegnate e sorteggiate, come in un vergognoso gratta e vinci. Le promesse erano ben diverse. Il disagio sociale è totale, quotidiano, e completamente ignorato. Insomma, non è cambiato nulla, tranne le presunte stime ISTAT. Bisogna vedere come si fanno i conti, e volendo essere maligni, potremmo presumere che siano diffuse ad arte, per mascherare una gestione della nazione totalmente deficitaria, ridando credito al partito ‘di governo’, come si amano definire i Piddini, l’unico, il solo, l’inimitabile, l’immarcescibile. Fa da grancassa, in questi ultimi tempi, anche l’Unione Europea, nella persona dei suoi rappresentanti che, allontanati i tempi in cui riprendevano aspramente Matteo Renzi, ora hanno capito che l’unica salvezza per loro e per il futuro dell’Unione è che il PD resti a galla. Nella bocca dei vari oratori che si alternano in televisione il ‘populismo’, secondo loro vero cancro di questi tempi moderni, appartenente solo alla destra più becera e retriva,  è diventato ‘demagogia’, e i ‘populismi’ sono la vera minaccia per uno stato democratico. Mentre in realtà essere populisti è guardare ai bisogni e ai desideri di una nazione, e andare loro incontro. Allora potremmo risolvere l’equazione, concludendo che la ‘buona politica’ è quella che, non essendo populista, non fa gli interessi del popolo che paga le tasse e che s’arrabatta ogni giorno per tirare la carretta, ma quella che segue le direttive del partito di governo, o di una Unione Europea sempre più preda delle lobby. Demagogico, in realtà, è invece il comportamento di chi, pur di mantenere il potere e i voti, promette a destra e a manca, salvo poi a mantenere: cioè Matteo Renzi, appunto. Insomma, il Partito Democratico, lungi dall’essere democratico, non sarà fra poco, se non lo è già, neanche un partito. Il disfacimento è in atto, il congresso alle porte, le alchimie politiche pure, le primarie chissà, Renzi si ripresenta, forse vince il congresso, forse rimane presidente del partito che nel frattempo si è frantumato o si è disfatto, vedi Pisapia con il suo nuovo gruppo. Eccetera eccetera. Chi vivrà vedrà. Nessuno che parli di come rimettere in sesto questa nazione, di come andare incontro ai cittadini, di come fare realmente – senza demagogia e trovate estemporanee – a rimettere in carreggiata le nostre imprese, specialmente quelle piccole e medie. Nessuno che proponga una vera ed efficace politica di incremento demografico, come all’estero, dove i figli vengono mantenuti dallo stato fino ad una certa età, dove gli asili nido sono numerosi ed efficienti, e dove le aziende non devono essere costrette a licenziare un’impiegata perché incinta. Ma questa gente insiste ancora a presentarsi come partito ‘di governo’, l’unico legittimato a governare, il ‘buono’ della situazione: ma non è un film western, dove il buono e il cattivo si affrontano, e il buono è anche più bravo e più veloce. Direi che gli Italiani si sono stufati di essere presi in giro da una classe politica per la maggior parte unanimemente riconosciuta come ladra e corrotta – Davigo dixit – e vorrebbero qualcos’altro. Mentre Gentiloni va grigiamente in giro a stringere mani, con un filo di voce e Mattarella, invece, a distribuire allocuzioni banali e scontate e corone di alloro.

 

 

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