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PAURE: SUPERARE LA FOBIA DI GUIDARE

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Tempo di lettura 3 minuti Se l’ansia quando sei al volante ti controlla e ti impedisce di guidare, è importante affrontare la tua fobia per riuscire a metterti al volante con una rinnovata sicurezza

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a cura della Dott.ssa Vanessa Tartaglia, Psicologa-Psicoterapeuta

La paura di guidare (amaxofobia) sono molto più diffusi di quanto si possa pensare: una compagnia assicuratrice ha rilevato che oltre la metà dei giovani sotto i 25 anni si sente ansioso quando si mettono al volante. Sintomi di malessere sono, tuttavia, diffusi in tutte le età con sintomi quali: mal di testa, mani sudate, tachicardia, nausea e sensazione di confusione (sintomi spesso presenti negli attacchi di panico).
Il momento di guidare può essere molto critico in particolar modo per le persone ansiose o che soffrono di attacchi di panico: la necessità di essere vigili e concentrati, di evitare i pericoli, di non andare a sbattere contro qualcuno o qualcosa provocando un incidente può far aumentare l’ansia di chi già sale in auto non sentendosi del tutto sicuro e convinto di potercela fare.
Se l’ansia quando sei al volante ti controlla e ti impedisce di guidare, è importante affrontare la tua fobia per riuscire a metterti al volante con una rinnovata sicurezza. Esistono tecniche attraverso cui puoi vincere la tua paura in modo graduale facendo un passo dopo l’altro, fino all’estinzione totale della tua paura.
Tecnica dell’esposizione graduale:
1. Prima di tutto valuta da 1 a 10 la tua paura quando sali in macchina o quando stai per salirci sopra, ad esempio se valuti la tua paura con un 8, vuol dire che è forte.
2. Il secondo passo consiste nel fare la cosa più piccola che riesci a mettere in pratica, per avvicinarti alla guida, senza andare in ansia. Ad es. puoi iniziare ad salire in auto e provare ad accendere il motore, a questo punto valuta nuovamente il grado di paura che stai vivendo: se è alta, spegni il motore ed aspetta un pò di tempo, poi ricomincia mettendo in moto, ripeti questo passaggio fino a quando non ti senti più tranquillo.
3. Ora, se la tua paura è diminuita, anche di poco, con la consapevolezza che puoi spegnere il motore in qualsiasi momento, prova a fare pochi metri, fermati e valuta di nuovo la tua paura, se è alta, fermati e dopo esserti calmato, ripeti questo passaggio, finché non ti senti più tranquillo, quando la paura diminuisce e sei pronto per fare un altro passo in avanti, accendi il motore e percorri una breve distanza, se l’ansia diminuisce percorri via via una distanza sempre maggiore, senza aver fretta, gradualmente. La consapevolezza di essere libero di fermarti quando vuoi può darti la forza di allontanarti sempre di più rispetto al tuo punto di partenza e, un passo alla volta, sarai in grado di gestire la situazione aumentando sempre di più i metri e poi i km che percorrerai.
4. Per superare la tua paura puoi aiutarti mettendoti in uno stato mentale di tranquillità e di sicurezza, per far questo pensa ad una tua esperienza passata in cui ti sei sentito sicuro di te, motivato ad agire e tranquillo e ricordati nei minimi particolari cosa hai fatto; visualizza mentalmente i tuoi movimenti, il tuo respiro, i tuoi pensieri, le tue parole, cosa hai sentito dentro di te, come ti sei rapportato agli altri e dopo essere entrato in questo stato mentale positivo, di coraggio e di tranquillità, prova nuovamente ad avvicinarti verso all'automobile, ad entrarci, ad accendere il motore ed ora valuta nuovamente la tua paura: è diminuita? Se la tua risposta è si prova a guidare facendo pochi metri in questo nuovo stato mentale positivo e cerca di focalizzarti su cosa è cambiato dentro di te. Sicuramente ti sentirai meglio e più sicuro di te.
5. Un’altra cosa che puoi fare per ridurre la tensione è quella di prendere le distanze dalla tua paura immaginando te stesso seduto a casa mentre ti osservi salire in macchina, mentre avvii il motore e poi mentre guidi. Se ti senti più tranquillo, adesso puoi riprovare ad avvicinarti alla tua auto e mentre l’accendi immagina di essere lontano, mentre guardi te stesso che metti in moto la macchina per partire, in questo modo è come se prendessi le distanze dall’azione che stai compiendo ed al contempo prendi le distanze dalle emozioni negative che associ alla guida. All’inizio potrà sembrarti difficile ma provando e riprovando imparerai a prendere la distanza mentali e quindi emozionale dall’azione di guidare riducendo così la tua paura.

Contatti:
Dott.ssa Vanessa Tartaglia
Psicologa-Psicoterapeuta
Cell.3388558488 email: dott.vanessatartaglia@cpcr.it
www.centropsicologiacastelliromani.it
p.zza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale
 

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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