Paura a Pisa: 43enne vuole uccidersi con il figlio di 9 anni, bimbo salvo

 
di Angelo Barraco
 
Pisa – Nella tarda mattinata del 2 aprile, gli abitanti del Volterrano (Pisa) si sono svegliati di soprassalto a seguito di una macabra scoperta a  Montecatini Val di Cecina. Un 43enne è stato rinvenuto senza vita all’interno della sua autovettura. Dalla prima ricostruzione dei fatti emerge inoltre che l’uomo non era da solo, ma avrebbe tentato di porre fine anche alla vita del figlio di 9 anni che però è riuscito a salvarsi aprendo la portiera e allontanandosi  e suonando i campanelli delle abitazioni vicine per chiedere aiuto. Il 43enne, secondo quanto si apprende, avrebbe azionato una bombola a gas che si trovava all’intero dell’autovettura. Il piccolo vive con la madre, in provincia di Napoli, e il padre era andato a prenderlo con la promessa di riportarlo a casa quella stessa sera, ma i due tardavano ad arrivare e così la donna, spinta dalle preoccupazioni , si era recata presso le autorità competenti per denunciare la sottrazione di minore. Gli inquirenti avrebbero rinvenuto all’interno dell’autovettura alcuni biglietti dove l’uomo spiegò le ragioni del gesto.  Il bambino si è salvato miracolosamente ma in molti altri casi purtroppo non c’è stata salvezza per giovani vite innocenti spezzate da mani che avrebbero dovuto proteggerli.
 
Cosa c’è dietro a tutto ciò? Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Mary Petrillo, Psicologa e criminologa, Docente materie  di criminologia, Coordinatrice del team di esperti forensi Crime Analysts Team (CAT): “La morte violenta di un bambino genera sempre profondo sgomento e dolore nella collettività, specie quando il gesto è compiuto da uno dei genitori  che invece, per natura, dovrebbero difendere e proteggere i propri figli. Questo genere di omicidio, anzi di figlicidio,  fa molto  riflettere e genera sgomento. I crimini che avvengono in famiglia sono fenomeni sempre al centro di molte riflessioni e di studio, in quanto un crimine efferato messo in atto all'interno della famiglia è, per la società, ancor più aberrante se a commetterlo è un genitore, in quanto questa è una figura che  non viene e non dovrebbe essere associata a comportamenti cruenti, anche se la storia della criminologia, ci ha abituati, in verità, ad altro. Il figlicidio è considerato un crimine atroce ed assurdo, è proprio per questo motivo spesso viene imputato alla follia o legato a particolari  stati emotivi in cui viene a trovarsi un genitore in alcuni momenti della sua vita dovuti ad esempio a stati depressivi, a difficoltà economiche o altre forme di disagio. Quindi è molto importante comprendere le dinamiche relazionali che si manifestano all’interno della famiglia, le motivazioni che hanno condotto a questi gesti di violenza da parte di un genitore. La famiglia dovrebbe, quindi, godere di sostegno al disagio di ogni genere, altrimenti non è più vista, alla luce di questi fatti, come un luogo di serenità e sana normalità, ma come luogo dove le peggiori intenzioni possono covare  odio, rabbia o un eccesso di "protezione" che può sfociare in vera e propria tragedia”.