PAS, SINDROME DA ALIENAZIONE PARENTALE: SEPARAZIONE E AFFIDAMENTO FIGLI

A cura della Dott.ssa Catia Annarilli, Psicologa – psicoterapeuta

La Sindrome da Alienazione Parentale PAS è una complessa dinamica psicologica disfunzionale che si attiverebbe sui figli minori coinvolti in contesti di separazione e divorzio altamente conflittuali e non adeguatamente mediati. Il primo che ha parlato di questa situazione è stato Richard Gardner, psichiatra statunitense, che ha definito tale quadro psicologico per la prima volta nel 1984, ma ancora oggi la PAS è oggetto di esame e di controverso dibattito e non è ufficialmente riconosciuta né dall’ambito scientifico né da quello giuridico. Sembra che le cose stiano lentamente cambiando: infatti, recentemente l’APA – American Psychiatric Association – ha deciso di non definirla come un disturbo mentale, quanto piuttosto un problema di relazione tra genitore e figlio, o tra i due genitori; in Italia la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dall’Adolescenza identifica la PAS come un abuso nelle “linee guida di abuso sui minori” del 2007. 

La Sindrome da Alienazione Parentale coinvolge almeno tre soggetti: bambino, genitore alienante e genitore alienato, e consiste in una continua e corposa campagna di denigrazione nei confronti del genitore non affidatario da parte del genitore affidatario; la si riesce a identificare dopo un’attenta valutazione e osservazione del comportamento del minore; viene instillata e mantenuta viva nel bambino dall’azione continua del genitore alienante sul di esso.
Gardner la definisce come: “… il risultato della combinazione di una programmazione (lavaggio del cervello) effettuata dal genitore indottrinante e del contributo dato dal bambino in proprio, alla denigrazione del genitore bersaglio. In presenza di reali abusi o trascuratezza dei genitori l’ostilità del bambino può essere giustificata e, di conseguenza, la Sindrome di Alienazione Parentale, come spiegazione dell’ostilità del bambino, non è applicabile”.
Nel dibattito riguardante il riconoscimento scientifico della PAS nel 2001 R.A. Warshak ha identificando alcuni elementi essenziali comuni a tutte le definizioni del disturbo: il rifiuto di un genitore; l'ingiustificatezza del rifiuto; il contributo causale (parziale) al rifiuto da parte dell'altro genitore. La manipolazione dei figli contro un genitore può essere considerata una forma di manipolazione affettiva, azione questa studiata fin dal 1960 dalla scuola di Terapia Familiare e dall’approccio sistemico relazionale come modalità di relazione disfunzionale all’interno della famiglia. La manipolazione dei figli contro i genitori è un fenomeno noto anche nei casi di sottrazione internazionale, pratica questa punita anche dalla Convenzione dell'Aia.
Il momento della separazione per una coppia è un momento importantissimo del ciclo vitale di una famiglia, e comporta una riorganizzazione profonda delle relazioni e degli equilibri familiari e individuali in cui però è necessario che le funzioni restino intatte; un figlio di genitori separati ha bisogno come gli altri bambini, e anche di più, di stabilità, di continuità nelle relazioni affettive, di sentirsi protetto dalle figure genitoriali, di un’educazione condivisa all’interno di un progetto più ampio di genitorialità.
Quando in una coppia si instaura un conflitto, il progetto coniugale è fallito e quello genitoriale potrebbe entrare in crisi determinando la contrapposizione dei due genitori che ritengono, ognuno per sé che il proprio progetto genitoriale sia il migliore per il figlio e, in questo clima teso e conflittuale, il figlio può allora divenire oggetto di strumentalizzazioni a discapito di quello che sarebbe il suo miglior interesse educativo. Il bambino può sentirsi conteso tra le due posizioni, oscillando continuamente tra il senso di accoglienza di uno e il rifiuto dell’altro in una ciclicità sempre uguale e ripetitiva; in questo clima emotivo ansia e aggressività, ma anche tristezza e impotenza possono diventare modalità diverse con le quali il bambino tenta di fronteggiare lo stress derivante dalla conflittuale dinamica di coppia.
La mancata elaborazione della separazione da parte dei coniugi potrebbe determinare uno stallo nel ciclo vitale della famiglia, situazione in cui i comportamenti e le tensioni tendono a cronicizzarsi, a irrigidirsi, e il conflitto a cristallizzarsi non lasciando alcuno spazio per la mediazione. Nel tempo ciò comporta lo strutturasi di dinamiche relazionali sempre più patologiche che vedono la messa in atto di comportamenti ostili verso l’ex-partner, il coinvolgimento e la triangolazione del bambino all’interno del conflitto coniugale. Proprio perchè è una distorsione relazionale la sindrome da alienazione parentale è di difficile diagnosi.
La PAS si manifesta principalmente nel rifiuto immotivato del figlio a mantenere i rapporti con il genitore non affidatario, rifiuto accompagnato da una forte e ingiustificata campagna di denigrazione dello stesso, che è il risultato dell’azione di manipolazione che il genitore affidatario, o comunque con cui vive il figlio, consapevolmente o inconsapevolmente, mette in atto per allontanare il figlio dall’altro genitore “… in questa campagna di denigrazione il minore ha un ruolo attivo in quanto la manipolazione delle informazioni raggiungono il livello cognitivo del figlio influenzando le sue credenze trasformandolo in “giudice” dei propri genitori…” (Malagoli Togliatti, Franci, 2005)

Si identificano alcuni momenti distinti nell’induzione della PAS:
– guadagnare accondiscendenza – è per questo che il bambino deve essere giunto ad un livello di sviluppo cognitivo e morale sufficiente per la programmazione;
– testare come funziona la programmazione;
– misurazione della lealtà;
– generalizzazione ed espansione del programma sulle persone che si sono alleate all’altro genitore e sugli oggetti e animali che gli appartengono;
– mantenere il programma (quando il modellamento è stato ottenuto perché non si estingua bisogna tenerlo attivo mediante dei rinforzi); questo permetterà al genitore alienante di mantenere il condizionamento sul minore, che si estinguerebbe se per un prolungato periodo di tempo questi non ricevesse più alcun rinforzo … (Buzzi).

Negare sempre l’esistenza dell’altro genitore, manipolare i fatti a vantaggio proprio, sottolineare l’inaffidabilità dell’altro genitore, minacciare una diminuzione del proprio affetto se il bambino mostra desiderio di avvicinamento all’altro genitore, soddisfare le richieste disapprovate dall’altro genitore, creare confusione e sensi di colpa nel bambino sono tutte tecniche che, se ripetute nel tempo, hanno l’effetto di vincolare il bambino al genitore alienante in un legame morboso e patologico. I motivi che possono spingere un genitore ad attuare tali strategie sono diversi e complessi, e possono includere ad esempio la rabbia per la fine del matrimonio, il desiderio di vendetta, il desiderio di mantenere comunque un rapporto con il partner anche attraverso il conflitto, il voler ottenere vantaggi economici.

Le caratteristiche principali con cui la sindrome si manifesta includono: la campagna di denigrazione; futili e/o assurde razionalizzazioni a sostegno della denigrazione; mancanza di ambivalenza; sostegno automatico del genitore alienante nel conflitto parentale; assenza di senso di colpa in relazione alla crudeltà e/o insensibilità nei confronti del genitore alienato; estensione dell’ostilità alla famiglia allargata e agli amici del genitore alienato.
Un bambino coinvolto in una PAS riferisce continuamente messaggi immotivati e superficiali di disprezzo nei confronti dell’altro genitore, una visione totalmente buona del genitore alienante, e una visione totalmente negativa del genitore alienato. E’ pienamente coinvolto nel confitto di coppia conoscendo aspetti ed argomenti che solo il genitore alienante può avergli confidato, e usa queste informazioni contro l’altro genitore; l’ostilità è diffusa ed estesa anche alla famiglia dell’altro genitore.

Gli effetti di questa dinamica relazionale disfunzionale possono essere gravi e invalidanti, manifestandosi su ognuno dei singoli protagonisti, ma in particolare è possibile che il bambino con la crescita possa manifestare alcuni sintomi tipici come un cattivo esame di realtà, sviluppare patologie inerenti l’area narcisistica, avere difficoltà nelle relazioni affettive, in particolare nei rapporti di fiducia, soffrire di ansia, di paure e di fobie.
Indicazioni per l’intervento psicoterapeutico
L’intervento psicoterapeutico dovrebbe tenere in considerazione tutti i soggetti coinvolti, anche se la persistenza del conflitto di coppia potrebbe rendere impossibile seguire le indicazioni per una terapia familiare per il rifiuto di uno dei due genitori, in questo caso si potrebbe suggerire o un intervento sulla coppia, in cui il conflitto ancora aperto potrebbe comunque trovare uno spazio di contenimento ed elaborazione senza danneggiare ulteriormente il bambino, o un intervento distinto di terapia individuale.
Le indicazioni di terapia individuale dovrebbero tenere in considerazione queste caratteristiche:
– nel lavoro con il bambino, dedicare tempo per la ricostruzione di un rapporto con il genitore alienato lavorando sul senso di colpa e sullo svincolo dal legame simbiotico con il genitore alienante;
– la psicoterapia con il genitore alienante si dovrebbe centrare sull’elaborazione della separazione e della fine del matrimonio, sul superamento del conflitto di coppia e su azioni a tutela del minore, attivando infine movimenti di ricostruzione dei legami del bambino con l’altro genitore;
– la psicoterapia con il genitore alienato dovrebbe prevedere un lavoro psicoterapeutico sul vissuto di sofferenza ed impotenza, sul destino di vittima e sull’acquisizione di nuove e più efficaci strategie di gestione del conflitto.

Dott.ssa Catia Annarilli
Psicologa – psicoterapeuta
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Bibliografia di riferimento
Gulotta G., Cavedon A., Liberatore Milano, 2008.
Cigoli V., Gulotta G., Santi G., Separazione divorzio e affidamento dei figli. Tecniche e criteri della perizia e del trattamento, Giuffrè editore, Milano, 1997
Gardner R. A., The relationship between the Parental Alienation Syndrome (PAS) and the False
Memory Syndrome (FSM). The American Journal of Family Therapy, 32,79-99. Traduzione di Luca Milani.
Gulotta G., Manni Y., Ricerca sulla possibilità di riduzione della suggestionabilità infantile, in Maltrattamento e abuso all’infanzia, 3, 2006.
Gulotta G., Cavedon A., Liberatore M., La Sindrome di Alienazione Parentale (PAS). Lavaggio del cervello e programmazione dei figli in danno dell’altro genitore. Giuffrè Editore, 2008.