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Roma

PARCO DEI CASTELLI ROMANI: TRA INCURIA, DEGRADO E RESPONSABILITÀ INTERVIENE IL COMMISSARIO SANDRO CARACCI

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Tempo di lettura 5 minutiCaracci: “A Cianfanelli va riconosciuto il merito di aver sollevato più volte la questione del ruolo che il nostro territorio dovrà ricoprire nell’ambito dell’ area metropolitana romana"

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di Chiara Rai
Parco dei Castelli Romani (RM)
– Il Parco dei Castelli Romani è stato forse l’unico attore chiamato in causa per descrivere l’incuria e il degrado che regna all’interno dell’area protetta nei diversi comuni dei Castelli Romani per un territorio di circa 15mila ettari. Il commissario dell'Ente regionale Parco dei Castelli Romani Sandro Caracci è, per questo motivo, voluto intervenire sull’annosa questione finita anche sulla radio capitolina Cusano Campus alla quale il direttore de L'Osservatore d'Italia Chiara Rai ha rilasciato una intervista.

Il termine “baraccone” affibbiato al Parco dal nostro quotidiano ma anche dal sindaco di Ariccia Emilio Cianfanelli non è stato digerito da Sandro Caracci: “Le parole pesano come macigni e sono taglienti – dice – a forza di denigrare l’Ente Parco Regionale dei Castelli Romani  si distoglie l’attenzione da coloro che sono i veri responsabili del degrado da voi documentato. Baraccone – continua Caracci – da l’idea di una fiera o di un ente disorganizzato che non ha i conti a posto. E non mi sembra proprio il caso del Parco regionale dei Castelli Romani". Al commissario non vanno giù neppure le preposizioni articolate che spesso, sottolinea, cambiano il senso delle frasi: “scrivere degrado del parco – spiega – è differente da scrivere degrado nel parco”.

E allora noi gli domandiamo: chi dovrebbero essere, secondo lei, i destinatari delle critiche mosse e senza esitazione Caracci risponde: “Mi rivolgo essenzialmente agli incivili e a quei delinquenti che scaricano nei nostri boschi di tutto, dai materiali inerti allo scarto di lavorazioni senza curarsi del danno ambientale che provocano. A questo proposito va chiarita la competenza dei Comuni circa l’onere e la responsabilità di raccogliere l’immondizia lasciata nei territori di loro competenza. La tassa dei rifiuti, d’altra parte, i cittadini la pagano al Comune e non al Parco dei Castelli Romani.

Questo non significa che il Parco si limiti a segnalare, come avviene puntualmente all’Ente di competenza,  la singola discarica abusiva. Anzi, i pochi operai disponibili dell’Ente e gli stessi Guardiaparco bonificano periodicamente  ampie parti del territorio asportando di tutto: dai rifiuti urbani ai sacchetti di calcinacci per arrivare alle carcasse di auto abbandonate o a parti di esse, per  le quali devono seguire precise procedure finalizzate al rinvenimento di elementi  per risalire alla eventuale proprietà dei mezzi. Ma non basta. Bisogna passare da un atteggiamento passivo, di pura denuncia, ad uno capace di accrescere nell’opinione pubblica il senso del rispetto nei confronti dei beni comuni. Solo in questo modo i cittadini si sentiranno sempre più partecipi della loro difesa e valorizzazione. Questo già accade in alcune aree del Parco e dalla collaborazione tra il nostro Ente ed associazioni, spesso spontanee, nel tempo sono state avviate numerose campagne di pulizia e di ripristino di aree e sentieri. Ecco, credo che la stampa su questo fronte possa svolgere un ruolo determinante per diffondere una nuova cultura capace di percepire l’ambiente che ci circonda come nostro, un bene comune da salvaguardare da incivili e male intenzionati”.

Caracci, poi, non nasconde che ci siano delle criticità nel Parco dei Castelli Romani, soprattutto legate alla mancanza di continuità che caratterizza l’alternanza delle gestioni e al lungo commissariamento cui sono sottoposti tutti gli Enti Parco nella Regione Lazio. In una fase come questa non è facile il dialogo con la Comunità del Parco che rivendica un ruolo nelle scelte operate dalla Regione Lazio. Tutto questo, però, sottolinea Caracci, “non può far perdere di vista il ruolo e le competenze assegnate all’Ente; semmai occorre accelerare le procedure finalizzate alla sua piena funzionalità che potrà avvenire solo con l’approvazione del Piano di Assetto”.
Non nega che proprio a causa delle competenze che ha, l’operato del Parco può non andare a genio a seconda dell’evolversi degli eventi, soprattutto quando si parla di salvaguardia ambientale e di dinieghi. Ma quando gli chiediamo di esprimersi su quello sonante dato al Comune di Ariccia rispetto l’allargamento di via parco Chigi, Sandro Caracci dice di non voler alimentare polemiche, anzi  per il sindaco di Ariccia  spende parole di elogio, soprattutto per la visione che ha dei Castelli Romani rispetto quello che si va delineando nell’ambito dell’area metropolitana romana. 

“A Cianfanelli va riconosciuto il merito di aver sollevato più volte la questione del ruolo che il nostro territorio dovrà ricoprire nell’ambito dell’ area metropolitana romana – prosegue Caracci – e il conseguente rischio di perdita di identità che corre per effetto della costituzione di una identità omogenea, non rispettosa del patrimonio di valori che si sono sedimentati nel corso dei secoli nei singoli territori”. Ma aggiunge, “proprio per questo la Comunità del Parco, così come avviene in tante aree protette d’Italia, dovrebbe utilizzare al meglio questa sua funzione di piccolo parlamentino, anche per mettere in atto quelle politiche di area vasta capaci di affrancare il nostro territorio dalle logiche centripete che una grande città come Roma Capitale esercita in maniera sempre più stringente”.

Ricorda, a tale proposito, che nello statuto della Città Metropolitana sono contemplati ambiti omogenei di almeno 150 mila abitanti e il fatto di identificare i Castelli Romani e presentarsi come un soggetto unico, non può che contribuire alla salvaguardia della loro identità ed evitare che si trasformino in una periferia indistinta. “In tutto questo il Parco ha un ruolo determinante ed aggregante e rappresenta, a mio avviso, forse l’unico strumento per il raggiungimento di un obiettivo che è vitale per il futuro del nostro territorio”.

E proprio a proposito di politiche di area vasta, Caracci tiene a precisare l’intenso lavoro svolto in questi ultimi mesi per raggiungere un accordo storico sul versante della promozione turistica dei Castelli Romani. “L’Ente Parco si è fatto promotore, insieme al Consorzio bibliotecario dei Castelli Romani (già delegato dai Comuni aderenti) e alla XI^ Comunità Montana del Lazio, di un protocollo d’intesa  finalizzato alla promozione turistica dei Castelli Romani. Nel prossimo futuro i tre soggetti pubblici sono impegnati affinché le forze e le competenze di ciascuno convergano in maniera unitaria per promuovere la destinazione Castelli Romani nei più importanti appuntamenti turistici nazionali ed internazionali”.

Insomma la chiacchierata con Sandro Caracci è servita per capire meglio non solo cosa fanno i 20 guardiaparco quando si trovano di fronte a mini discariche o a casi di abusivismo, ma anche a meglio comprendere le numerose altre competente nel campo urbanistico, della forestazione, della tutela ambientale e della didattica. Didattica alla quale l’Ente dedica molta attenzione proprio per far crescere nei bambini in età scolare la conoscenza e quindi l’amore per l’ambiente che li circonda. Un Parco che nonostante le poche forze e risorse di cui dispone (parliamo appunto di 20 guardiaparco che devono controllare un territorio di circa 15 mila ettari,  divisi su 2 turni con due pattuglie al giorno, per tutti i giorni, compresi quelli festivi) e poco più di 200 mila euro di Bilancio,  esclusi gli stipendi del personale che sono in carico alla Regione Lazio, svolge lontano dai clamori della cronaca un lavoro ai più ancora sconosciuto.

Proprio per questo L’Osservatore d’Italia non mancherà di denunciare ulteriori casi di abusivismo e degrado che si dovessero perpetrare all’interno dell’area protetta, ma allo stesso tempo intende seguire più da vicino le vicende dell’Ente per capire e conoscerne meglio le attività. “Fatte non foste a viver come bruti…”. Intanto cerchiamo di comportarci in maniera più civile.