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Redazione
Parco dei Castelli Romani (RM) – L’azione prevede il coinvolgimento dei Guardiaparco, dei Tecnici Naturalisti e dei Coadiuvanti, cioè dei volontari che hanno superato positivamente l’attività formativa realizzata dal Parco dei Castelli Romani.Il Servizio Tutela Ambientale dell'Ente ha individuato dei percorsi sulla base della diversità ambientale (bosco, area prativa e ambienti intermedi), al fine di avere a disposizione dati provenienti da contesti differenti, e su tali percorsi si sta procedendo alla rilevazione dei segni di presenza (insogli, orme, segni di denti, boli alimentari ecc.) del cinghiale.
Questa attività proseguirà nei prossimi mesi per concludersi presumibilmente in Primavera 2016; i dati che saranno prodotti in seguito alla rielaborazione delle schede di rilevamento verranno inseriti nel “Piano di riduzione degli impatti del Cinghiale (Sus scrofa), di cui alla D.G.R. 320/2006 nel Parco Regionale dei Castelli Romani” già redatto dal Parco, affinché possa essere presentato alla Regione Lazio per l’approvazione.
“Affrontare le criticità – commenta il commissario straordinario, Sandro Caracci – per cercare soluzioni durevoli nel tempo, senza farsi condizionare da pressioni di alcun tipo, è la strada che il Parco dei Castelli Romani ha scelto per dare risposte sulla questione dei cinghiali. Stiamo verificando sul territorio i segni di presenza, dopo un lungo lavoro di pianificazione e anche, bisogna dirlo, ingiustificabili lentezze, fissando delle scadenze certe. In base ai dati raccolti potremo prendere le decisioni con cognizione di causa, e dare risposte ai cittadini circa la diffusione del cinghiale e la consistenza numerica nei Castelli Romani”.
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