Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
di Paolino Canzoneri
PALERMO – Nella statale 624 Palermo-Sciacca nell'immediata vicinanza di Altofonte, tre individui stavano per scassinare una colonnina self service di un distributore di benzina per rubarne i soldi. Con martelli, un flex e cacciavite i tre si erano messi di buona lena per appropriarsi dell'incasso della colonnina ma probabilmente il frastuono eccessivo e le fiammelle sprigionate dal flex a contatto con il materiale ferroso della colonnina li hanno convinti del rischio eccessivo di poter causare una deflagrazione imponente visto la presenza vicina delle pompe con centinaia di litri di benzina ad appena un passo da loro.
Presi forse dal timore dell'eccessiva pericolosità del loro intento e dalla consapevolezza che il piano maldestro li avrebbe "trasformati" in vittime, hanno deciso cosi di mollare tutto e fuggire ma sono stati fermati ed arrestati dai Carabinieri, attirati dall'eccessivo frastuono, poco dopo in una piazzuola a poche centiania di metri dalla pompa di benzina. Nell'auto dei tre i Carabinieri hanno rinvenuto gli attrezzi usati per il colpo fallito. Il fatto risale al 19 dicembre scorso e i tre erano finiti sotto processo con l'accusa di tentato furto. Davide Schiera incensurato di 26 anni e i fratelli Ivan e Giovanni Caravello noti alle Forze dell'ordine, rispettivamente di 21 e 34 anni , autori del tentato furto e che hanno ammesso la loro colpa, sono stati difesi dagli avvocati Carmelo Ferrara, Salvatore Vallone e Maurilio Panci che sono riusciti a fare derubricare il tentativo di furto in danneggiamento ed essendo ancora in vigore il depenalizzamento del reato dal governo Renzi, i tre che risiedono a Monreale, Fondo Pasqualino, sono stati successivamente assolti dal giudice in udienza. Le motivazioni della sentenza vanno ricercate ed inquadrate anche dalla volontà dei tre imputati a fare una colletta di 250 euro da spedire al gestore del distributore di benzina per contribuire alla riparazione della colonnina parzialmente danneggiata.
I tre imputati hanno spiegato il loro gesto al giudice: "E' stata la necessità a spingerci ma ci siamo pentiti subito di quello che stavamo facendo, anche perché abbiamo avuto paura che potesse succedere qualcosa di grave". Un comportamento e una reazione che ha convinto il giudice della capacità di raziocinio e dell'immediata predisposizione al pentimento che ha portato i tre a riflettere bene e lucidamente sulla follia e sul reato che stavano per compiere. Il gesto ulteriore di buona volontà della colletta, insieme ad un lavoro egregio degli avvocati, sicuramente avrà giocato un ruolo decisivo nell'udienza che alla fine li ha assolti.
Correlati