Palermo, messa Ognissanti: Micari nella polemica

PALERMO – Polemiche sull’intervento del candidato Micari durante la celebrazione della messa a Palermo. I fatti sono questi: ieri nella chiesa di Maria Santissima delle Grazie al C.so dei Mille nel centro storico del capoluogo siciliano, durante la messa celebrata per la ricorrenza di Ognissanti erano presenti in mezzo ai fedeli anche l’ex presidente di circoscrizione Antonio Tomaselli, il candidato del centrosinistra per le elezioni Regionali del 5 novembre Fabrizio Micari e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

Una presenza motivata da un intervento concesso dal parroco don Ugo Di Marzo noto a Palermo per il suo incessante sforzo nel recupero dei giovani in un quartiere difficile come quello di Roccella alle prese con problemi non indifferenti di vivibilità.

Coadiuvato dalle parole di conferma del sindaco, Fabrizio Micari ha da subito evidenziato i passi avanti compiuti dal Comune e dall’Università di Palermo per gli accordi tecnici che consentiranno l’affidamento alla parrocchia di Maria Santissima delle Grazie di un terreno attiguo di proprietà dell’Eni per attività legate alla parrocchia stessa e ai giovani. Detto questo sembra che in chiesa si siano levati dei mormorii di dissenso e Micari prontamente si è scusato non avendo voluto, nelle intenzioni, nè urtare la sensibilità de presenti e tantomeno strumentalizzare il suo intervento per fini politici visto che a meno di tre giorni sono previste le votazioni.

Il dissenso comunque si è ugualmente esteso se non ingigantito anche sui social con interventi di moltissimi iscritti che indignati non l’hanno mandata a dire e non si sono risparmiati i toni severissimi. Anche il parroco non immune dalle polemiche levate a gran voce sui social, dispiaciuto, ha evidenziato che l’intervento, forse inopportuno, non conteneva nessuno riferimento e nessun invito “celato” al voto mirato per le prossime elezioni Regionali previste fra 72 ore. Anche se non propriamente in questo caso, quel che resta è un timido ricordo dal sapore un po amaro e un po “democristiano” di certi stratagemmi usati e abusati ai tempi della prima Repubblica dove espedienti simili erano messi in atto in luoghi di culto con la precisa consapevolezza di una efficacia garantita dalla somma di elementi rassicuranti e convincenti come la sommità della chiesa e la presenza di figure autoritarie il cui “verbo” pesava ed echeggiava maggiormente risultando più incisivo.

Paolino Canzoneri